Un passo prima del romanzo, di un film, di un dipinto, di uno spettacolo in genere accade qualcosa. L’attimo cosmico in cui due o più traiettorie si intersecano e si contagiano. Deve esser successo qualcosa del genere nel natale del 2011. Un manoscritto arriva nelle mani di un’editor/libraia, il romanzo appare affascinante, variegato, succulento e ben orlato. L’editor/libraia non ci pensa due volte: bisogna pubblicarlo. La proposta da avanzare per conto dell’editore, però, è sempre la stessa: chi vuole pubblicare deve pagare. Se ne dispiace, l’editor/libraia, meriterebbe qualcosa in più quella carta rilegata che tiene in mano, ma non può fare altrimenti. La scossa arriva dal “no” dell’autore. “Non devo scrivere per vivere” parrebbe dire, “e non pago per pubblicare”. Punto, fine, stop. Passano tre anni. L’editor/libraia diventa editore, e ancora parrebbe non aver debellato l’atto ultimo di quel contagio. Così spolvera la carta di quel manoscritto tenuto sotto il letto per quel tempo e usa un social per ricontattare l’autore. “Hai poi pubblicato quel romanzo?” “No, credo non lo abbia letto più nessuno da allora.” “Bene, te lo pubblico io.” L’attimo cosmico della Splēn edizioni di Surya Amarù precede di tre anni l’uscita di Un cerchio nel buio di Antonio Ciravolo. Ci piacerebbe cominciasse così un romanzo oggi, epoca di fusioni tra colossi, pubblicazioni dell’ora del tè in tv e di cuochi cucinati. E così in effetti tutto ha avuto inizio, anche se nessuno lo ha scritto, finora. Ci si trova la bellezza in questo principio che richiama il titolo del romanzo. Ma questo cerchio non si chiude ancora, anzi, continua nelle pagine, impastate di sogni e segreti. E qui comincia l’altra bizzarra, romantica, viscerale, contorta, onirica, storia.
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