«Un monumento unico, un monumento da illuminare, un monumento di cui prendersi cura. Tutti insieme». È questo lo scopo del progetto “Puntiamo i riflettori” promosso dal Fai – Fondo Ambiente Italiano in tutto il territorio nazionale, e fatto proprio dalla Delegazione di Catania con la scelta di restituire alla città la seicentesca tela “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi” del siciliano Paolo Geraci. Un dipinto che è testimone di una bellissima storia che va a ritroso nel tempo, fino al genio di Caravaggio.
Durante la cerimonia ufficiale di consegna – che si è svolta al Castello Ursino – il capodelegazione Antonella Mandalà ha ribadito l’obiettivo alla base del progetto: «“Adottare” un bene locale importante per la storia della nostra comunità, finito in stato di abbandono o vittima di degrado, al fine di concentrare gli sforzi per restituirlo ai cittadini. Sotto la tutela della Soprintendenza dei Beni Culturali di Catania, ci siamo occupati dunque del restauro della tela del Geraci, eseguito da Giovanna Comes, diffondendo la conoscenza della sua storia e restituendogli tutta la dignità che merita».
L’importanza del progetto e il valore del quadro hanno richiamato l’attenzione e il plauso di numerosi cittadini, catanesi e non solo, primo fra tutti il sindaco del capoluogo etneo Enzo Bianco: «Anche a Catania – ha detto – si realizza così una forma di collaborazione tra pubblico e privato fondamentale per il recupero dei beni culturali del Paese. Questa iniziativa è una spinta verso una nuova logica di sinergia con il Fai, per poter realizzare a Catania ciò che è già avvenuto in altre grandi città: il recupero e la cura di grandi monumenti». A confermare questa volontà di collaborazione è stato il vicepresidente nazionale del Fai Marco Magnifico, presente a Catania proprio per l’occasione: «Le amministrazioni pubbliche possiedono una quantità enorme di beni culturali ma non sempre hanno risorse e capacità per poterli mantenere e farli fruire in modo adeguato. Il Fai quindi si pone come strumento di tutela di una parte fondamentale delle nostre radici e della nostra identità».
Alla consegna della tela è intervenuta anche la Soprintendente di Catania Fulvia Caffo, sottolineando «la sensibilità e il senso civico con cui i volontari del Fai hanno contributo al progetto. Questa tensione della società civile, insieme al nostro lavoro quotidiano di catalogazione dei beni, può arginare fenomeni di degrado e abbandono del patrimonio comune». Alla cerimonia erano presenti anche l’assessore comunale alla Cultura Orazio Licandro, la presidente regionale del Fai Sicilia Giulia Miloro, Luisa Paladino quale responsabile per la Soprintendenza della Collezione Finocchiaro a cui appartiene l’opera del Geraci, e l’esperto di Caravaggio Alvise Spadaro.
LA STORIA DELLE DUE OPERE
Paolo Geraci, pittore siciliano contemporaneo di Michelangelo Merisi, realizzò il dipinto nel 1627 mantenendo le dimensioni dell’originale. Si tratta di una riproduzione così fedele, da essere stata esposta in autorevoli mostre sull’artista lombardo. Geraci lavorò su commissione di don Gaspare Orioles, in seguito il quadro passò al presidente della Suprema Corte di Palermo Giovan Battista Finocchiaro, il quale nel 1826 lo donò al Comune di Catania.
L’opera originale, di dimensioni notevoli (misurava 268×197 cm), fu dipinta da Caravaggio nel 1609: in essa sono ritratti la Sacra Famiglia assistita da un angelo planante, forse San Giacomo e, in primo piano, San Lorenzo e San Francesco d’Assisi. Fu uno dei capolavori tardi del maestro lombardo, tristemente noto anche per essere stato trafugato nella notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969, dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo, forse ad opera di balordi. Finito nelle mani dei capi mafia palermitani – che ne fecero oggetto di ostentazione nelle loro riunioni segrete – il dipinto non è mai più stato ritrovato. È probabile che il destino di questo capolavoro rimarrà uno dei tanti misteri italiani irrisolti, oggi inserito nella lista dell’FBI delle dieci opere d’arte rubate più importanti al mondo, e valutato più o meno trenta milioni di euro.
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