Il Tar di Catania (presidente Francesco Bruno, consigliere Maria Stella Boscarino, estensore Eleonora Monica) ha respinto in ogni sua parte il ricorso presentato dall’Immbiliare Alcalà per annullare il provvedimento del commissario ad Acta con il quale erano stati resi nulli tutti gli atti che avevano portato all’aggiudicazione in project financing di aree commerciali e parcheggi sul Lungomare a un’associazione temporanea di imprese della quale la Alcalà fa parte.
«Si tratta – ha commentato il sindaco di Catania Enzo Bianco – di un capitolo buio che si chiude con una grande vittoria per la città e che parte dalla delibera di indirizzo politico adottata dalla nostra Amministrazione il 13 dicembre del 2013 e dall’azione della Società civile e hanno consentito di salvare dalla cementificazione la zona dal Rotolo alla piazza Europa, compreso il borgo di San Giovanni Li Cuti».
«Il completamento del viale Alcide De Gasperi – ha ricordato Bianco – era stato ipotizzato durante la mia precedente sindacatura per rendere area pedonale il lungomare di Catania, ma successivamente quest’idea venne stravolta da un project financing che avrebbero sfregiato la città. Così presentai, anche sulla spinta della Società civile catanese, un’interrogazione parlamentare. A questa seguì l’ingiunzione da parte della Protezione civile che chiedeva all’Amministrazione di revocare l’autorizzazione. La vicenda si complicò con un ricorso al Tar e la nomina di un Commissario. Quando, nel 2013, tornai sindaco, tornammo ad agire con la delibera cui facevo riferimento».
Così, il 29 gennaio del 2015, la Segreteria generale del Comune di Catania aveva notificato ai rappresentanti dell’Ati la decisione del commissario ad acta nominato proprio dal Tar, Luigi Albino Lucifora, con la quale si annullavano gli atti di aggiudicazione per violazioni non solo della disciplina urbanistica ma anche delle norme a tutela dei beni paesaggistici. Il Commissario, esaminati gli aspetti collegati all’esercizio dei Poteri straordinari, sottolineava come un intervento finanziato dalle leggi sull’emergenza e finalizzato alla prevenzione del rischio sismico, avesse di fatto illegittimamente mutato natura diventando un’opera che trasformava a fini commerciali il water front di Catania. L’Immobiliare Alcalà aveva presentato ricorso chiedendo di annullare il provvedimento e un risarcimento al Comune, ma il Tar gli ha dato torto su tutta la linea.
Il Tribunale Amministrativo regionale nella sentenza riconosce infatti come assolutamente legittimo il comportamento dell’Amministrazione che ha “sempre coerentemente manifestato il proprio intento di annullare in autotutela gli atti di aggiudicazione del project, attesa la difformità urbanistica del progetto emendato”. Vengono inoltre citate nella sentenza una nota della Direzione Lavori Pubblici del 18 marzo del 2014 e, una relazione della Direzione Urbanistica del 4 settembre dello stesso anno in cui viene sottolineato il “ritenuto prevalente pubblico interesse di salvaguardare il borgo storico di San Giovanni Li Cuti … di evitare di incorrere in un ulteriore congestionamento della rete stradale … di tutelare le emergenze naturali e ambientali che … provocherebbe … la disgregazione di una scogliera e di grotte laviche … di gran pregio e valore naturalistico irripetibile e patrimonio ambientale della città”. Anche sugli indennizzi e risarcimento dei danni chiesti dalla Immobiliare Alcalà il Tar si esprime in maniera netta, sottolineando che non si condivide quanto richiesto “circa una pretesa responsabilità contrattuale dell’Amministrazione comunale”.
Degli ipotetici risarcimenti all’Ati aveva parlato nel suo provvedimento anche Lucifora, sottolineando come, pur non essendo compito del Commissario individuare l’entità del danno subito dalla Immobiliare Alcalà, questi dovessero essere limitati alle cosiddette spese vive e non a non quantificabili opportunità di guadagno perdute. Ciò anche perché, sin dal momento successivo all’aggiudicazione, l’allora capo della Protezione Civile Guido Bertolaso aveva manifestato la propria contrarietà all’opera. Lo stesso era avvenuto con l’Amministrazione Stancanelli e soprattutto, con atti deliberativi ben chiari, con la Giunta Bianco.
La procedura d’appalto, peraltro, è oggetto di giudizio in corso davanti al Tribunale penale di Catania.
«Va sottolineato – ha aggiunto il sindaco Bianco – che il completamento del viale Alcide De Gasperi rappresenta uno degli obiettivi della nostra Amministrazione, tanto che l’abbiamo inserito nell’elenco delle opere prioritarie inviato a suo tempo al governo Renzi. Voglio infine ringraziare per l’ottimo lavoro svolto sia l’Avvocatura comunale, sia il Direttore generale Antonella Liotta».
L’assessore al Contenzioso Giuseppe Girlando, commentando la notizia della bocciatura del ricorso presentato dall’Immobiliare Alcalà contro il Comune di Catania, ha espresso il suo plauso per l’Avvocatura Comunale.
«Si è trattato – ha detto Girlando – di una vittoria chiara e netta che ha visto prevalere l’interesse comune. I rappresentanti della nostra Avvocatura hanno dimostrato grande competenza e si sono comportati con esemplare efficacia ed efficienza».
La storia
La vicenda era cominciata nel 2001 con un progetto della Protezione civile per la sistemazione di viale Alcide De Gasperi. Il sindaco del tempo, Umberto Scapagnini, fu nominato commissario straordinario per l’emergenza traffico acquisendo anche i poteri del Consiglio comunale. Nel 2005 Scapagnini approvò un progetto preliminare per viale Alcide De Gasperi che prevedeva una variante al Prg. Nello stesso anno il direttore dell’Ufficio speciale per l’emergenza traffico Tuccio D’Urso approvò un progetto in project financing per la viabilità di scorrimento nell’area via del Rotolo – piazza Europa, aggiungendo alla realizzazione della sede stradale, che sarebbe costata 10 milioni di euro, anche parcheggi e una grande area commerciale per un valore complessivo di 120 milioni. Il 26 luglio del 2007 l’Associazione temporanea d’impresa Immobiliare Alcalà si aggiudicò il project financing.
Il progetto presentato dall’Ati venne però giudicato difforme rispetto non soltanto al Prg ma anche al progetto preliminare di variante. Così, il 26 ottobre del 2007, la Procura della Repubblica chiese di acquisire copie degli atti amministrativi e il 21 settembre del 2009 anche la società civile – in particolare Città Insieme, Italia nostra, Wwf e Lipu – chiese all’Amministrazione notizie sulla vicenda.
Il 10 febbraio del 2011 l’Ati Immobiliare Alcalà presentò al Tar un ricorso per “silenzio in adempimento” nei confronti del Comune. Nel mese di luglio il Tribunale amministrativo diede al Comune 90 giorni per esprimersi, altrimenti avrebbe nominato un commissario straordinario. Il 21 novembre del 2011 si insediò come Commissario Santi Alligo, che chiese tutti gli atti per dare la concessione edilizia e comunicò all’Amministrazione, in carenza di potere, che non avrebbe più potuto intervenire. L’Avvocatura comunale si oppose, ma Tar e Cga le diedero torto.
Il 10 dicembre del 2012 l’Ufficio urbanistica del Comune diede un parere negativo all’adozione di una variante al Prg per consentire il project financing.
Il commissario Alligo si dimise nel luglio del 2013 senza prendere alcuna decisione e l’Amministrazione comunale – frattanto era stato eletto sindaco Enzo Bianco – rimessa in gioco proprio dalle dimissioni, il 13 dicembre del 2013 approvò una delibera di indirizzo politico di annullamento e revoca di tutti i provvedimenti emessi a partire dal 2007.
Pochi giorni dopo il Tar aveva nominato commissario ad acta l’ex segretario generale della Provincia regionale di Catania Albino Lucifora.
Nel dicembre del 2013 l’Amministrazione, grazie anche al lavoro svolto dal direttore e segretario generale Antonella Liotta, ha ripreso in mano la situazione e approvato una delibera di indirizzo politico in cui si sottolineava la volontà di realizzare a Catania opere importanti ma senza stravolgere il territorio e nel rispetto delle regole.
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