«Avrei potuto fare di più. Questo rimpianto non mi lascia mai». Questa frase di Irena Sendler, riferita al suo impegno nel salvare le vite dei bambini ebrei rinchiusi nel ghetto di Varsavia, ricorda molto quella di Oskar Schindler in una delle scene finali del film capolavoro di Steven Spielberg. Entrambi, lei polacca e lui tedesco, avevano interpretato alla perfezione il sommo magistero talmudico: «Chi salva una vita, salva il mondo intero». Entrambi sono “Giusti tra le Nazioni”. La storia dell’infermiera e assistente sociale polacca, ci viene adesso raccontata da Roberto Giordano, scrittore, attore e regista napoletano nel suo libro “Irena Sendler – La terza madre del ghetto di Varsavia”, edito da “La Mongolfiera Editrice e Spettacoli”. La vicenda avviene nel Ghetto di Varsavia, un’area di circa 4 chilometri quadrati, in cui fu stipato tra la fine del 1940 e la primavera del 1943 quasi mezzo milione di Ebrei, tra cui uno stragrande numero di bambini nell’attesa di morirci di fame e di tifo prima di esserne deportati nei campi di sterminio, prevalentemente ad Auschwitz o a Treblinka. Queste le cifre della cronaca tetra della Shoah subita dagli Ebrei polacchi, che ebbe inizio il 1° settembre 1939 quando le truppe tedesche invasero la Polonia.
In un’atmosfera di male assoluto, Giordano, con dei flashback di accurata ricerca storico-documentaristica, fa emergere un Volto di Alta Umanità, Generosità e Bontà, quale fu quello di Irena Sendler proclamata Giusta tra le Nazioni nel 1965, per aver salvato, con i suoi collaboratori della resistenza polacca, 2500 bambini dal Ghetto di Varsavia. Contrasto vivente in una Memoria del Volto Truce del Male perpetrato dalla follia nazista sugli innocenti, i bambini, gli intoccabili, il cui sterminio fu deliberato nel 1941 quale uno dei principali scopi bellici di Hitler. Uno sfondo che purtroppo non può essere mai più cancellato né cambiato
Il filo conduttore del libro di Giordano è dunque quello del magistero di Irena Sendler, con cui si vuole tracciare un “testamento etico” per le presenti e le future generazioni: la Condivisione del Bene e degli alti ideali tradotti in eroiche azioni, che restano iscritti con la Luce, come un dolce raggio dell’Eternità, nell’Oscurità macabra del Male commesso contro la parte più indifesa dell’Umanità. Uno dei sistemi migliori per celebrare il Giorno della Memoria, il prossimo 27 gennaio, 72° anniversario della liberazione da Parte dell’Aramata Rossa del campo di sterminio di Auschwitz.
Il libro è curato dalla professoressa Suzana Glavas, che ha anche scritto l’introduzione alla lettura con la testimonianza personale della figlia di una sopravvissuta, la prefazione è di Sergio Lambiase, mentre l’invito alla lettura è di Moni Ovadia.
Roberto Giordano è nato a Napoli il 28 luglio 1969. Regista e attore napoletano. Il suo debutto teatrale è nel 1999 con Nello Mascia, con la commedia “Putiferio” di Raffaele Viviani. Con lo stesso ha preso parte anche in “Fuori l’autore”, “Festa di Piedigrotta”, “Natale in Casa Cupiello”, nel ruolo che fu di Luca De Filippo, Tommasino. Altre esperienze teatrali con Peppe Barra, Luigi De Filippo, Mariano Rigillo, Giacomo Rizzo, Manlio Santanelli. Al Cinema e in TV ha lavorato, tra gli altri, con Claudio Bisio, Alessandro Genovesi, Alessandro Siani, Stefano Sollima, Alessandro Capone, Alexis Sweet. Come Regista in: ‘O Ricovero, Napoletani Di…Versi, In Viaggio con Papele, Irena Sendler – La Terza Madre del Ghetto di Varsavia. Studioso e appassionato della lingua napoletana scritta e orale.
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