(CLICCA SULL’IMMAGINE PER VEDERE IL FILMATO) Non è quello di monsignor Ventimiglia il più piccolo dei cerei catanesi: ci sono tante candelore bambine per le strade di Catania, commoventi per la loro ingenuità. Nascono nei quartieri popolari del centro storico, dove la devozione per la Santuzza si assimila con il latte materno
Tre colpi battuti sul bastone che regge la struttura sono il segnale del capocandelora: si parte.
Annacandosi, ossia dondolandosi.
Non è quello di monsignor Ventimiglia il più piccolo dei cerei catanesi: ci sono tante candelore bambine per le strade di Catania, commoventi per la loro ingenuità.
Nascono nei quartieri popolari del centro storico, dove la devozione per la Santuzza si assimila con il latte materno.
Vengono costruite con materiali poverissimi: cartone, al massimo qualche cassetta di legno che fino a qualche giorno prima aveva contenuto tarocchi o mandarini.
Sono irrinunciabili però le immaginette della Patrona, qualche fiore di plastica e la bandiera italiana, ché la Santa è l’identità catanese, la patria. Le più ricche diffondono musichette allegre da un piccolo impianto d’amplificazione alimentato da una batteria.
Tutti cosi accattati ‘nt’e cinisi cu’ quattru liri: macari ‘i ciuri spiegano, sussiegosi.
Sono felici, questi bambini. Si sentono grandi imitando gli adulti. E conferiscono alla Festa una grandissima umanità e un senso di gioia commovente.
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