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Terremoto Centro Italia, il supporto degli ingegneri etnei

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Terremoto Centro Italia, il supporto  degli ingegneri etnei

CATANIA – Si sono riuniti nella sede dell’Ordine degli Ingegneri di Catania i tredici professionisti etnei che hanno svolto, in qualità di volontari, le attività di verifica ispettiva degli edifici colpiti dal sisma in Centro Italia. Insieme al presidente Santi Maria Cascone, è stato il consigliere dell’Ordine Giuseppe Marano a raccogliere le testimonianze delle esperienze vissute dal gruppo: «Per i nostri iscritti – ha detto – è stata un’occasione di crescita umana e professionale. Hanno collaborato con colleghi provenienti da altre regioni del Paese, immersi in un contesto edilizio ma anche sociale che sta cercando di risollevarsi e di cominciare a ricostruire».
Gli ingegneri etnei si sono recati prevalentemente nelle zone in provincia di Macerata e di Rieti, occupandosi soprattutto della redazione delle cosiddette schede “Fast” al fine del rilevamento sui fabbricati per l’agibilità sintetica post-terremoto e di “data entry”, attività fondamentali nel processo di acquisizione delle informazioni utili alla messa in sicurezza del territorio.
I professionisti volontari sono: Alfredo Mendola, Antonio Mangano, Fabio La Puzza, Francesca Campisi, Giuseppe Grasso, Giuseppe Pappalardo, Giuseppe Sciuto, Marco Vasta, Raffaella La Guidara, Salvo Gambino, Venero Giovannino Nicolosi, Vincenzo Petitto e Vincenzo Sapienza, docente del Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura dell’Università di Catania, che ha commentato con queste parole: «Il bilancio della nostra partecipazione è sicuramente positivo. Si lavora ogni giorno sul campo riuscendo in media a verificare quaranta edifici nel corso del turno di sette giorni. L’attività si svolge grazie al coordinamento regionale e comunale e rappresenta un importante momento di condivisione con chi quotidianamente opera con competenza nelle zone colpite dal sisma, come la Protezione Civile. Le squadre fast si recano presso le abitazioni private dei cittadini per verificare se in caso di un’ulteriore scossa di terremoto, la struttura sia ancora in grado di resistere o meno».

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