CATANIA – Il sindaco di Catania e Metropolitano, un’organizzazione “Minacciava di uccidere un’Istituzione fondamentale per l’intera Sicilia”. Sequestro preventivo di beni per 14 milioni di euro nei confronti di arrestati e indagati. Comune, Città Metropolitana e Istituto chiederanno di costituirsi parte civile. Secondo gli inquirenti il cuore della “banda” era la famiglia della consigliere comunale di Articolo 4 Erika Marco (ma lei non è indagata).
«È stato estirpato un cancro che minacciava di uccidere un’Istituzione fondamentale per l’intera Sicilia: adesso Comune, Città Metropolitana e Istituto chiederanno di costituirsi parte civile».
Così il sindaco di Catania Enzo Bianco ha commentato l’esito dell’operazione, denominata The band, che, coordinata dalla Procura di Catania e condotta dalla Guardia di Finanza, ha portato all’arresto di 23 persone, tra cui numerosi dipendenti dell’Istituto musicale Vincenzo Bellini, accusate di peculato, ricettazione e riciclaggio. La Finanza ha inoltre effettuato il sequestro preventivo di beni per 14 milioni di euro nei confronti di arrestati e indagati.
Bianco, ricordando che dell’Istituto Bellini sono soci sia il Comune, sia la Città Metropolitana di Catania, si è complimentato con il procuratore della Repubblica di Catania Carmelo Zuccaro e con il comandante provinciale della Guardia di Finanza, il colonnello Roberto Manna.
Il cuore della “banda”, secondo gli inquirenti, era la famiglia della consigliere comunale di Articolo 4 Erika Marco (ma lei non è indagata), con il consulente del lavoro Sergio Strano. Nell’Istituto lavorava infatti fino al maggio dello scorso anno come responsabile finanziario “Nuccia” Carrubba, moglie di Fabio Antonio Marco, imprenditore edile, e madre di Roberta Marco, sorella della consigliera, ai vertici della società Icomit srl con lo zio Francesco Marco.
«Una dirigente del Comune – ha ricordato Bianco –, Clara Leonardi, nominata Direttore amministrativo dell’Istituto, ha scoperto e denunciato, con gli altri vertici dell’Ente, supportati dai Soci, le gravi irregolarità contabili che hanno aperto la strada all’indagine della Guardia di Finanza. Peraltro, sette dipendenti erano stati licenziati un anno fa proprio per alcune di queste vicende su input dell’Ufficio provvedimenti disciplinari, composto da un rappresentante dell’Istituto, uno del socio Comune di Catania e uno del socio Città Metropolitana».
A firmare la denuncia, presentata alla procura l’otto marzo del 2016, furono l’ex presidente Guido Ziccone, l’allora vicepresidente Graziella Seminara, il direttore Lino Giudice e la direttore amministrativo Clara Leonardi. Era stata proprio quest’ultima a scoprire, chiamata dalla Banca a ratificare alcune operazioni contabili, le gravissime irregolarità denunciate. L’Istituto, seguendo un percorso individuato anche dall’allora assessore comunale Giuseppe Girlando, attraverso l’Upd (Ufficio provvedimenti disciplinari, costituito dal direttore del Bellini e da Uccio Russo per il socio Comune di Catania e Filippo Sapienza per il socio Città Metropolitana), inviò le contestazioni ai sette dipendenti poi licenziati per giusta causa nel mese di maggio del 2016.
Con la Carrubba furono licenziati Lea Marino, responsabile dell’ufficio del Personale del Bellini Marina Motta, responsabile della segreteria didattica dell’Istituto Paolo Di Costa, Roberto Russo, Elisa Sciacca e Maria Francesca Romano. Tutti, adesso, sono indagati nell’inchiesta The band della procura di Catania, ma solo nei confronti dei primi quattro è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare.
Gli altri imprenditori coinvolti nell’inchiesta sono Giancarlo Maria Benvenuto Berretta, legale rappresentate di più società che solo apparentemente hanno fornito beni e servizi all’Istituto, Vito Enrico Barbuto, Valentina Piera Mazzarino, Davide Palmisciano, Francesca Sanfilippo, ossia imprenditori coinvolti nel riciclaggio, Massimo Vecchio, Francesco Antonio Nicoloso, Salvatore Rizzo, Marco Garufi, Alfio Platania, Luigi Platania, Antonio Munagò, Raffaele Carucci, indagati per riciclaggio, e Massimo Lo Rosso, indagato per peculato.
Secondo l’accusa, dall’ottobre 2007 al febbraio 2016 le 38 persone coinvolte nell’inchiesta avrebbero falsificato firme e mandati di pagamento e commesso altri illeciti – grazie anche a imprese commerciali compiacenti, una ventina, pagate per prestazioni mai effettuate e che si prestavano a un gioco di carte prepagate – che avrebbero fruttato ben 14 milioni di euro.
Intanto la presidente dell’Istituto Bellini, Graziella Seminara, ha tenuto a sottolineare come l’Istituto sia parte lesa, come il corpo docente e l’attuale dirigenza del Bellini non siano state toccate dall’inchiesta. Inoltre ha evidenziato come queste somme siano state sottratte all’offerta formativa e alla produzione artistica, rassicurando allievi e genitori sul fatto che il lavoro all’interno dell’Istituzione prosegue regolarmente.
Secondo il sindaco Bianco non vi sarebbero preoccupazioni per le sorti dell’Istituto: «In marzo – ha spiegato il Sindaco -, inaugurando l’anno accademico dell’Istituto musicale Bellini davanti alla presidente Graziella Seminara, avevo ricordato l’importanza di questa istituzione che dobbiamo difendere non soltanto per Catania ma per l’intera Sicilia. Il nostro obiettivo è quello della statizzazione, già avviata, che speriamo possa attuarsi prima possibile».
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