Successo al Piscator per “Rosa di Rosa”, uno spettacolo emozionante, commovente, potente, che poggia sulla straordinaria bravura della protagonista Berta Ceglie sorretta dalle note dolenti e gravi del violoncello di Wanda Modestini a raschiare le viscere mentre sulla scena la danza di Michelangela Cristaldi narra l’inimmaginabile dolore di drammi e tragedie della miseria materiale e morale e la pura gioia di liberare il canto. Applausi per Mario Modestini, regista con la Ceglie e autore delle musiche, per Antonio Luca Cuddè, che ha scritto il testo, e per il coreografo Sergio Platania
Un pianto dirotto, liberatorio, in scena, a scuotere come un terremoto d’emozioni il pubblico, tutto in piedi ad applaudire Berta Ceglie, protagonista di “Rosa di Rosa”, andato in scena nel Teatro Piscator di Catania a 90 anni dalla nascita di quella stupefacente cantrice del popolo siciliano che fu Rosa Balistreri.
Uno spettacolo potente, che poggia sulla straordinaria bravura della protagonista sorretta dalle note dolenti e gravi del violoncello di Wanda Modestini a raschiare le viscere mentre sulla scena la danza di Michelangela Cristaldi narra l’inimmaginabile dolore di drammi e tragedie della miseria materiale e morale e la pura gioia di liberare il canto.
È, quella di Rosa, la voce libera di una donna capace di ribellarsi, di dire la verità a costo d’essere bollata come “buttana”. Il canto come denuncia di quei femminicidi che non si chiamavano ancora così. Il canto come chiave per attingere alla quasi sovrumana capacità di rialzarsi dopo ogni traversìa, di lottare per una vita migliore per sé e i propri cari, ma soprattutto di amare, sempre rinnovato ardore,.
Una vita da romanzo, quella della Balistreri, da poverissima spigolatrice a cantante folk capace di ammaliare, con la sua voce tellurica perfetta per narrare un mondo di brutalità e sopruso, artisti e intellettuali: da Ignazio Buttitta a Dario Fo, da Renato Guttuso a Leonardo Sciascia.
Una vita narrata con straordinaria efficacia e con grande amore dall’autore del testo, Antonio Luca Cuddè, e dai due registi: la stessa Berta Ceglie e Mario Modestini, autore anche delle emozionanti musiche ma soprattutto testimone della vita di Rosa, per esserle stato accanto in tanti spettacoli teatrali. A contribuire a rendere lo spettacolo esaltante c’erano le “parole danzate”, le coreografie di Sergio Platania, e l’abito di scena della protagonista, di Gabriella Ferrera, con la caratteristica di mutare assecondando la gestualità dell’attrice.
Dopo il debutto di Catania “Rosa di Rosa” – che, prodotto dal Centro cultura Mediterranea, ha come sottotitolo “Un sciuri russu comu lu sangu sparsu”, il fiore vermiglio delle vittime silenti di violenza fisica e sociale – comincerà il suo tour per la Sicilia, nell’ambito di un progetto che prevede anche audiovisivi interattivi con testimonianze dirette sulla Balistreri.
Una maniera di far rivivere il magico canto di Rosa, che era impasto di carne e spirito, corpo e anima insieme.
Foto di Dino Stornello.
Lascia un commento
You must be logged in to post a comment.