CATANIA – La scelta del sindaco Enzo Bianco di nominare presidente dell’Amt Puccio La Rosa fu presa “nel principale interesse pubblico connesso alla gestione dell’azienda” e anche per questo la sua posizione è stata archiviata.
Lo scrive il sostituto procuratore della Repubblica Fabio Regolo nella richiesta di archiviazione dell’indagine per abuso d’ufficio su Bianco presentata al Gip Giovanni Cariolo e da quest’ultimo accolta.
A conclusione dell’indagine si legge che Bianco ha provato “tramite produzione documentale che in soli quattro mesi decorrenti dalla nomina il nuovo Presidente era riuscito a risollevare l’azienda dall’impasse in cui si trovava”.
“Invero – scrive Regolo nella richiesta di archiviazione – La Rosa era riuscito a mettere in circolazione nel Comune mediamente cento bus giornalieri, a ottenere l’apertura del parcheggio in piazza Borsellino, a recuperare parte dei crediti vantati da anni verso la Regione e a ultimare le attività di completamento dell’autorimessa di San Giuseppe La Rena in cui la società Amt avrebbe trasferito i suoi uffici con conseguente risparmio di spesa”.
Il Sostituto procuratore, nella richiesta di archiviazione, sottolinea che Bianco, dopo aver chiesto un parere al Collegio di Difesa sui requisiti di La Rosa, aveva chiesto una convocazione del cda e poi ottenuto le dimissioni del presidente dell’Amt, puntualmente presentate.
La conclusione del Pubblico ministero, che accoglie le argomentazioni del difensore del Sindaco, prof. avv. Giovanni Grasso, è che “La scelta effettuata dal socio unico dell’Amt,…, appare posta in essere nell’esclusivo o comunque principale interesse pubblico connesso alla gestione dell’azienda municipalizzata e quindi non vi sono elementi idonei per configurare in capo allo stesso l’elemento soggettivo del reato”.
Il gip Cariolo, nell’accogliere la richiesta di archiviazione, conclude che da parte di Enzo Bianco non era rilevabile alcun “atto di favoritismo, né alcun elemento comprovante la volontà di procurare un ingiusto profitto o di arrecare un ingiusto danno”.
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