CATANIA – «Siamo davanti all’ennesimo attacco strumentale al management societario da parte sempre dello stesso sindacato, con il quale pare proprio che non vi sia destino di poter portare avanti un confronto costruttivo, nonostante i nostri sforzi in tale direzione». Lo ha dichiarato Silvio Ontario, amministratore unico di PubbliServizi Spa.
«Intanto, in merito alle accuse dell’Ugl di non aver dato riscontro a una precisa richiesta di informazioni», ha precisato Ontario, «evidenzio come l’azienda sia ancora nei termini di legge. In ogni caso, trattasi di una serie di questioni assolutamente pretestuose, alle quali i nostri legali, fatti i debiti controlli, daranno comunque risposta».
«Quanto poi al “piano industriale”, che preferirei definire “piano dei servizi”», ha concluso l’amministratore unico, «questo deve essere in prima istanza discusso con gli enti soci. In ogni caso, non mi viene difficile prevedere come di certo non piacerà all’Ugl, visti i preconcetti più e più volte palesati nei confronti miei e dei miei collaboratori, ripetutamente accusati di incapacità gestionale, quando si sta fronteggiando una situazione di rara complessità. Lo sottolineo con forza: non è possibile essere attaccati di continuo proprio da chi dovrebbe sostenere il nostro progetto, i nostri sforzi, che sono in primo luogo a tutela dei lavoratori e dei loro diritti. Francamente, mi pare evidente come la legittima critica sia ormai sfociata in un aperto tentativo di ostacolare un cammino di risanamento e rilancio, già di suo arduo. Non riesco a comprenderne le arcane ragioni, ma lo avverto con chiarezza».
La risposta di Ontario è dunque riferita alla Ugl che nelle ultime ore aveva diffuso il seguente comunicato stampa: «La fatidica data del 5 settembre, indicata dall’amministratore di Pubbliservizi Silvio Ontario, come quella in cui, durante l’assemblea dei soci, chiederà la ricapitalizzazione della società è ormai in dirittura d’arrivo. Ma il piano di rilancio dov’è?” Se lo chiedono il segretario generale territoriale della Ugl etnea, Giovanni Musumeci, ed il segretario provinciale della federazione Ugl igiene ambientale Santo Gangemi che, oggi, hanno scritto una nota alla Città metropolitana di Catania per chiedere un incontro urgente in considerazione della grave crisi in cui versa allo stato attuale la partecipata ed in relazione all’approssimativa gestione aziendale. “Riteniamo più che corretta la strada che porta all’impinguamento di capitale per il salvataggio della società, ma non comprendiamo come questa si possa percorrere in assenza di un vero e proprio piano. Un atto che invochiamo da troppo tempo e che a seguito della riforma “Madia” è obbligatorio in caso di crisi aziendali, oltre ad essere indispensabile oggetto di concertazione preventiva con le sigle sindacali. Per tale motivo – aggiungono Musumeci e Gangemi – non vorremmo che si arrivi all’ultimo momento, per ridurre una fase così importante ad una semplice presa d’atto. La legge non è un optional, ma forse per l’amministratore di Pubbliservizi si, visto che anche la più basilare trasparenza è negata. Due mesi fa, infatti, avevamo chiesto di avere alcuni documenti proprio in funzione di questa necessaria fase di confronto sul rilancio della struttura, ma non abbiamo avuto nessuna risposta, nonostante la proprietà ne avesse sollecitato il riscontro. A questo punto non sappiamo se realmente queste carte esistono o se volontariamente non ci vengono fornite! Continuiamo, dunque, a denunciare l’omissione di passaggi fondamentali previsti dalle normative vigenti e siamo sempre più preoccupati per questo clima di silenzio misto ad incapacità gestionale che sta condizionando la vita della partecipata. Abbiamo quindi chiesto l’intervento urgente della stessa Città metropolitana, attraverso la richiesta di un incontro, ma anche di sua eccellenza il prefetto, perché voglia valutare l’opportunità di istituire e coordinare un tavolo permanente di lavoro per la soluzione di una crisi che ormai tutti gli indicatori ora danno per irreversibile. Infine – concludono gli esponenti Ugl – non possiamo nascondere la nostra angoscia poiché temiamo che il permanere di questa situazione possa diventare terreno fertile per la politica d’opportunità, in vista dell’immimente campagna elettorale regionale. Anche in questo senso invochiamo una pronta reazione delle istituzioni, perché il destino di 400 lavoratori possa essere demandato ai più alti livelli istituzionali e non agli artisti dell’improvvisazione».
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