Gabriele Lavia è uno dei grandi interpreti del teatro italiano del novecento, prediletto da Giorgio Strehler e Giuseppe Patrni Griffi, conquistando popolarità anche con il cinema: fu protagonista di “Profondo Rosso” film cult di Dario Argento, lavorando con registi del calibro di Tornatore, Pupi Avati, Damiano Damiani. Da tempo veste i panni di regista tra l’altro molto apprezzato, in molti lo considerano un maestro.
Nato a Milano da genitori catanesi, si ritrasferì nella nostra città piccolissimo trascorrendo quì l’infanzia e parte dell’adolescenza, rimanendo legato affettivamente a Catania. Certamente la sua scelta di divenire attore nella sua giovinezza, (passata a Torino fino ai dicianove anni) come lui stesso afferma non fu molto apprezzata dai suoi genitori: «I miei genitori erano siciliani e mio padre lavorava al Banco di Sicilia, quando scelsi di fare l’attore a mio padre venne l’ulcera».
Il suo primo incontro con il teatro e l’arte avvenne quando aveva solo tre anni e abitava a Catania, in quel periodo il 1945 ricorda che la nostra città era distrutta dai bombardamenti ed aspettava di essere pian piano ricostruita.
«Un giorno mio padre, annunciò che saremmo andati a Palermo a vedere Cyranò de Bergerac con Gino Cervi, con delle magnifiche illustrazioni, così mio fratello più grande che lo leggeva, così come mia madre, mio padre, la nonna, per prepararci aspettando il giorno cui saremmo andati a vedere lo spettacolo. Ricordo che quel giorno pigliammo uno scassato aereo bimotore, perchè le linee ferroviarie erano state bombardate, era domenica. Al pomeriggio, finalmente andammo al Teatro Biondo, mio padre aveva preso un palco accanto a quello reale. Si spensero le luci e si aprì il sipario: fu grande la mia delusione. Il palcoscenico mi sembrava un rettangolo piccolissimo e lontanissimo. Gli attori erano piccolissimi e bruttissimi, niente era come le illustrazionidel libro, che era molto più bello. Io non ce la facevo e mia madre mi diceva di non fare i capricci, altrimenti non mi ci avrebbe riportato: questa per me era una grande gioia, non mi avrebbero più portato a rompermi i coglioni! Finalmente finisce questa tortura. Mio padre era molto cerimonioso, ci porta nei camerini bussa ad una porta apre un signore con una vestaglia rossa: mio padre saluta e ci presenta il grande Gino Cervi”. Lui si china su di noi, ci da un buffetto e la mano… chiude la porta».
«Ho telefonato a Gabriele Lavia per porgergli gli auguri della sua Catania e i miei personali in occasione del suo settantacinquesimo compleanno». Lo ha detto il sindaco Enzo Bianco ricordando come l’attore abbia trascorso l’infanzia all’ombra dell’Etna: «A Gabriele Lavia gli auguri della sua Catania», queste le parole del primo cittadino di Catania al grande attore e regista invitandolo a Palazzo degli Elefanti. Lavia ha ricambiato chiedendo a Bianco di assistere al suo prossimo spettacolo.
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