Oggi, un nostro conterraneo di eccellenza fa il compleanno: Pino Caruso compie 83 anni e lo diciamo perché la freschezza del suo ragionare e la scioltezza del suo parlare destano invidia da parte di chi ha qualche anno in meno.
Di lui, il giornale si è occupato alcune settimane addietro parlando della sua vita e del capolavoro che ne ha fatto, travalicando i confini dell’attore ed impegnandosi in numerose attività complementari. Una di queste è quella dello scrittore: per fortuna personaggi del suo calibro ci mettono nelle condizioni di apprendere dalle loro vite perle di esistenze oggi impossibili da clonare.
Pino Caruso scrive come recita: con maestria, semplicità e bravura. Avrebbe potuto scrivere di più ed il lettore non ne avrebbe avuto mai abbastanza.
“L’Uomo Comune” (1987) che Enzo Biagi, sul Corriere della Sera, definirà: «Scritto in un italiano sobrio ed elegante, questo libro è un piccolo capolavoro della letteratura italiana del Novecento.» E Indro Montanelli li definisce: «Aforismi come guizzi d’intelligenza. Dovrebbe veramente consistere di sole citazioni il resoconto di un libro garbato e sulfureo, ironico ed elegante come lo è, nel porgere battute dal video o dal palcoscenico, il suo autore, Pino Caruso. Il quale tra ammicchi felpati e improvvisi guizzi d’intelligenza, distilla il suo ‘io’ più vero: ossia un’ulteriore maschera teatrale: quella dello scrittore che si compiace di paradossi, intrisi d’irridente e aerea follia. Pino Caruso aborre le ovvietà del senso comune; aspira a quella rara e superiore dote, esaltata da Oscar Wilde, che è un brillante, giocoso buon senso».
“Appartengo ad una generazione che deve ancora nascere” (Eri-Rai-Mondadori, 2014). «Non è un libro di battute, ancorché spiritose, ma di aforismi sui vari temi dell’esistenza, di pensieri come illuminazioni, di riflessioni fulminanti, di storie come metafore, di racconti brevi, taluni anche autobiografici, dove l’uso del paradosso e della sintesi raggiunge un grado di profondità, a volte drammatico, ma più spesso esilarante, e tuttavia mai superficiale. Lo stile dell’aforisma di Caruso è breve – raramente supera una riga – tagliente, con un uso molto mirato dell’antitesi, e dimostra come l’umorismo sia l’espressione più alta della serietà. Scritto negli anni che vanno dal 2005 al 2013, pubblicato nel 2014. Nino Diliberto».
“Se si scopre che sono onesto nessuno si fiderà più di me” e “Il senso dell’umorismo è l’espressione più alta della serietà”, Aforismi, riflessioni, storie, persone, personaggi e ragionamenti sullo stato attuale del mondo. Alpes Editore, 2017. «Se è vero che, citando Cartesio, “La lettura dei buoni libri è una sorta di conversazione con gli spiriti migliori dei secoli passati” bisogna allora ritenersi molto fortunati. Il senso dell’umorismo è l’espressione più alta della serietà ci permette di dialogare con Pino Caruso senza doverci discostare dalla nostra dimensione temporale. L’Autore infatti esplora le mille sfaccettature del nostro tempo attraverso le sue storie e i suoi aforismi che suonano più come risposte a domande che non avevamo ancora formulato. Risposte che sfidano le nostre convinzioni e che non sempre sono quelle che desideriamo ricevere. Caruso unisce sapiente comicità e profondità regalando non poche risate ma anche innumerevoli spunti di riflessioni che lasceranno il lettore con il cuore più leggero e la mente più ricca. Scandaloso per novità di pensiero. Nino Diliberto».
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Mi piace concludere con l’ultima strofa di una poesia che Pino Caruso scrisse su Mondello, intitolata, appunto “Mondello”, il 9 Maggio 2009 e pubblicata insieme ad altre nel suo libro di poesie “Il silenzio dell’ultima notte”, edito da Flaccovio il 17 Maggio 2017: … ”Sulla piazza del pesce i palermitani che hanno tempo prendono il gelato con la panna come angeli che passeggiano sulle nuvole”.
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