CATANIA – Mattina, all’Hotel Plaza a Catania, a colazione con Benyamim Tsedaka, il portavoce mondiale degli israeliti samaritani, Angelo Longo e la sottoscritta. Ad un certo punto Angelo ha chiesto a Benny come ha conosciuto Miriam, la sua adorata moglie con cui due anni or sono ha celebrato le nozze d’oro. Contento della domanda ha esordito: «L’ho conosciuta a Gerusalemme dove mi trovavo alla Hebrew University per gli studi di storia del popolo di Israele e di studi biblici, una delle cento università più note al mondo per la qualità degli studi, da annoverarsi tra Cambrige, Oxford, Cornell University di New York, la Tubingen University della Germania, tanto per citarne alcune. Collaboravo sin dagli inizi di questi miei studi al giornale studentesco dal nome buffo di “La bocca dell’asina” per il quale mi avevano affidato di scrivere per la rubrica sulle storie d’amore tra gli studenti. Facevo quindi interviste ai miei colleghi di studi e mi firmavo con il mio nome che come lettera finale non ha la N come di consueto, ma la M. La cosa aveva fatto incuriosire Miriam, che all’epoca non conoscevo ancora ma mi fu riferito da lei dopo, e quando nel 1969 la conobbi ai corsi di una materia umanistica a cui dovevamo assistere in 300 e firmarci regolarmente prima la lezione ed essere chiamati a confermare la nostra presenza dopo la lezione, e senza le quali firme e assistenza obbligatoria non avremmo potuto essere accreditati al rilascio del diploma di laurea. Miriam si era accorta da subito di questa mia M finale e aveva controllato tra i nomi segnati sulla lista, volendomi chiedere di questa M curiosa. Era ebrea non samaritana e quando la vidi ne rimasi colpito per la sua bellezza unica: un sorriso bellissimo, i capelli, e soprattutto due occhi che sembravano due piscine di acqua cristallina. Miriam studiava lingua e letteratura ebraica ed era di un paese del nord di Israele, una bellissima località sul mare. Tutto questo lo seppi ovviamente al nostro primo incontro per il quale ci fu l’intercessione di un compagno di studi di una cinquantina di anni che faceva il rabbino in un kibbutz ed aveva un paio di mustacci lunghi e una grossa kippà in testa. Questo mi venne a dire, a me che ero rimasto tra gli ultimi in aula, che c’era una ragazza bellissima fuori dall’aula ad aspettarmi che mi voleva conoscere e che aveva pensato che lui fosse Benyamim Tsedaka. Quando sono uscito dall’aula ho visto una ragazza che sembrava un sogno e sapevo dentro di me già alla prima vista che non avrei voluto perderla mai e avrei voluto sposarla subito. Da premettere che non ero affatto di una grande bellezza, anzi, e da premettere anche che quando c’è un contrasto forte, una differenza tra due persone c’è anche più attrazione. Miriam mi chiese subito perché mai questa M, e io le proposi di andare ad una caffetteria a prendere qualcosa. Ci rimanemmo a parlare tutto il pomeriggio, fino alla chiusura della caffetteria. Le chiesi dove abitava, lei mi disse che abitava nel Campus, ma io volli sapere da dove proveniva in effetti. Dopo che lo avevo saputo, le dissi che lo volevo sapere per andare dai suoi genitori a chiedere la sua mano. Non ci poteva credere e disse che era troppo presto a chiederla subito. Dopo nove mesi di frequentazione amichevole, ci siamo sposati. L’ho amata sempre, dal primo momento fino ad ora. Era ed è ancora bellissima, e anche molto timida, la quale cosa la rende sempre molto graziosa. Accoglie tuttora tanti amici in casa nostra, con la stessa grazia e timidezza, facendo gli onori di casa e poi sulle punte dei piedi si ritira. La amo molto anche per questo. E poi, un’altra cosa, quando mi ha detto come si chiamava, con il nome di mia nonna materna, venuta dalla Russia, dal nome Miriam, la nonna che mi ha cresciuto, ne sono rimasto profondamente colpito perché è un nome che adoro. Miriam è la grande storia d’amore della mia vita, è pittrice, espone i suoi quadri in tutto il mondo. Ma Miriam rappresenta soprattutto l’Amore con la A maiuscola, che ho avuto la fortuna di incontrare nella mia vita, e che è, come lo definisco io, l’Amore che rappresenta per me un massaggio all’anima».
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