Fare estromettere dall’Ars gli eletti che al momento della candidatura non hanno rispettato le prescrizioni della Legge Severino: questo l’obiettivo dichiarato di diversi non eletti alle elezioni regionali (in primis Giacomo Scala, ex sindaco di Alcamo – nella foto) che, forti di un cospicuo numero di voti, stanno presentando ricorso al fine di far decadere gli eletti la cui candidatura non dovesse risultare conforme alle prescrizioni in materia.
L’ultima polemica relativa alla tornata elettorale del 5 novembre si gioca in punta di diritto, e rischia di creare un serio scompiglio a Palazzo d’Orleans. I fatti: al momento della presentazione delle candidature, la Regione ha predisposto un modulo in cui, in ordine alle autocertificazioni relative alle pendenze penali, si chiedeva di rispettare una legge del ’90 superata però dal Testo Unico delle disposizioni in materia di incandidabilità (cd Legge Severino). Questa legge preclude la possibilità di concorrere alle elezioni regionali, tra l’altro, a coloro che hanno riportato una condanna definitiva per peculato, malversazione a danno dello stato, concussione, corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, etc. La Legge Severino preclude la candidabilità anche a chi si è macchiato dei reati di abuso d’ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, istigazione alla corruzione, sottrazione o danneggiamento di beni sottoposti a sequestro penale e traffico di influenze illecite.
Il punto è che solo alcuni candidati hanno citato la suddetta legge nelle proprie autocertificazioni, mentre i restanti si sono attenuti ai moduli predisposti dalla Regione. Proprio su questo si gioca la partita: la vicenda era già stata sollevata ad ottobre da Massimo Costa, a capo del movimento Siciliani Liberi. Questione a cui l’ufficio elettorale regionale aveva risposto rivendicando l’autonomia e quindi la possibilità di applicare una legge regionale del 1951. Solo che le disposizioni della Legge Severino devono essere applicate anche dalle regioni a statuto speciale, come la Sicilia. La partita, dunque, è tutt’altro che chiusa. Alea iacta est.
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