CATANIA – «Sul tema della sicurezza delle Guardie mediche condivido pienamente le parole della ministra Lorenzin che ho riconosciuto ispirate al rispetto del dolore e del dramma vissuto dalla collega di Trecastagni e, al contempo, al rigore in merito alle azioni da intraprendere per il riordino del servizio e per la rivisitazione del modello organizzativo. Con lo stesso atteggiamento di rispetto per la dignità ferita e offesa di una collega e di rigore nell’azione organizzativa e amministrativa svolta, ribadisco la vicinanza e la solidarietà mia e di tutta l’Azienda».
Lo afferma il direttore generale dell’Asp di Catania, Giuseppe Giammanco, presentando le proposte trasmesse all’Assessorato regionale alla Salute relative alla garanzia della sicurezza degli operatori nei Servizi di Continuità assistenziale.
Dal 2016 ad oggi, la Direzione Generale ha adottato diversi atti deliberativi e ha impartito precise disposizioni al fine di assicurare adeguati livelli di sicurezza nei Servizi di continuità assistenziale, coerenti con le indicazioni del Decreto assessoriale del 6 settembre 2010.
Gli interventi attuati hanno riguardato l’implementazione di un sistema di sicurezza, per ciascun Presidio di continuità assistenziale, costituito da: braccialetti di emergenza collegati con 112, grate alle finestre, porte blindate, telefoni di soccorso, videocitofoni, videosorveglianza.
Sono stati istituiti dei “tavoli tecnici” ed in ultimo è stata nominata una commissione di verifica interna, presieduta dal Direttore sanitario Franco Luca, per accertare e riscontrare la completa rispondenza dei sistemi di sicurezza attivati nei Presidi con le previsioni normative, oltre che per migliorare gli standard sinora assicurati non solo nei Presidi di continuità assistenziale, ma anche nei Pronto soccorso e nelle altre sedi con simili condizioni di rischio.
«Il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro e soprattutto nei luoghi di cura interroga e riguarda tutti – continua Giammanco -: mi riferisco al medico di base di Matera aggredito perché si è rifiutato di rilasciare un certificato falso; al collega picchiato al Pronto soccorso dell’Ospedale “Vittorio Emanuele” di Catania; alle colleghe di Guardia medica di Trecastagni e Bari e a molti altri. Qui si discute della dignità della persona, che è stata gravemente offesa, e della dignità di medici aggrediti nell’atto di compiere il loro dovere, che è essenzialmente aiutare gli altri. C’è, quindi, una questione organizzativa, che richiede nuovi standard e nuovi modelli; e c’è una questione morale e culturale, che attiene tanto alla violenza quanto alla negazione di un principio di civiltà: il rispetto per chi svolge una professione di aiuto».
Sono due le ipotesi alternative già proposte all’Assessorato regionale alla Salute dalla Direzione dell’Asp di Catania come contributo alla rivisitazione del modello organizzativo dei Servizi di continuità assistenziale. Entrambe troverebbero completa integrazione con le AFT (aggregazione funzionale territoriale) dei medici di medicina generale, già previste dal decreto Balduzzi.
La prima riguarda la riorganizzazione della rete delle Guardie mediche, in provincia, in considerazione della loro allocazione e della contestuale presenza sul posto di lavoro di altri operatori.
22 Guardie mediche sono oggi allocate in un PTE o in prossimità di una postazione del 118.
La proposta formulata all’Assessorato regionale alla Salute riguarda pertanto le rimanenti 36 Guardie mediche per le quali si prospetta l’accorpamento in 17 moduli operativi (individuando una sede principale o prevedendo la rotazione delle sedi e unificando in un’unica sede il turno dei medici).
Su questa prima ipotesi di lavoro si registra, anche, la disponibilità delle Misericordie di Catania a condividere le sedi delle loro postazioni con i Presidi di Continuità assistenziale.
La seconda attiene alla conversione delle singole sedi di Continuità assistenziale e all’integrazione delle stesse con le postazioni del Seus 118. Le nuove postazioni, una per Comune, svolgerebbero sia compiti e funzioni della postazione fissa (Guardia medica e/o PTE) sia della postazione mobile (Seus 118) per l’emergenza-urgenza.
Questo nuovo format, già sperimentato in altri contesti, permetterebbe una più efficace azione al domicilio del paziente, contribuendo a garantire l’emergenza-urgenza.
«Sono ipotesi che vedono la concertazione con tutte le organizzazioni sindacali e il confronto con le Autorità preposte – conclude Giammanco -. Ringrazio in modo particolare la Prefettura per l’immediata attenzione espressa con l’istituzione del Tavolo tecnico per la Sicurezza e l’Ordine pubblico, nel quale la presenza del Comando provinciale dei Carabinieri, della Questura, del Comando provinciale della Guardia di Finanza ha reso esplicita l’attenzione delle Istituzioni deputate al controllo del territorio a condividere e supportare tali urgenti azioni».
Nel corso degli incontri, alcune organizzazione sindacali di categoria hanno avanzato la proposta di affidare il servizio di sicurezza individuale a guardie particolari giurate per ogni singola sede e per singolo medico.
L’ipotesi presentata dovrebbe essere definita a livello regionale, se non nazionale, in ragione dei numerosi aspetti implicati e, soprattutto, per la valutazione della sua plausibilità con le norme vigenti in materia di Pubblica sicurezza.
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