CATANIA – “Il Teatro non ha bisogno della gente; è la gente che ha bisogno del teatro!” In questa definizione Francesca Ferro condensa il suo ostinato legame con un’arte che non merita il disconoscimento, l’umiliazione che ha subito, suo malgrado, in questi ultimi anni.
In un momento di crisi del teatro, insieme a Francesco Maria Attardi (regista, produttore, nonché autore insieme a lei di interessanti lavori di cui due sono in cartellone quest’anno) ha realizzato la necessità di creare un’alternativa coerente al “Teatro Stabile”, immobile di fronte al non uso che se ne stava facendo, favorendo la nascita del “Teatro Mobile” come officina di idee nuove e contenitore di forme tradizionali che dovevano proteggere l’esistente da “immobilizzazioni”, scivolamenti nella noia e nell’incomprensione. Tutto ciò, affinché la gente di tutte le età si riavvicinasse al teatro con stupore, divertimento ed interesse.
«Vorrei tanto un giorno poter attirare i giovani senza dover ricorrere a nomi televisivi. Ma se non si crea un pubblico come si fa? Ci si rivolge a una ristretta élite, e allora anche la più ardita sperimentazione resta lettera morta. Non saranno tutti d’accordo, ma io credo che il grande teatro sia sempre stato per il grande pubblico. Shakespeare era visto dal popolo, non dalle solite signore impellicciate. I suoi spettacoli duravano cinque ore, e in quelle cinque ore succedeva di tutto. Ma ti immagini cinque ore al teatro, oggi? Sai che noia! È triste, ma è la verità. Non c’è nulla di più triste di quando il pubblico è distante dagli attori. Perché quando invece c’è empatia si crea una magia che solo il teatro può dare. Il teatro deve essere vita vissuta, quotidianità, come una liturgia, in cui la dimensione collettiva è importante. Innanzitutto creare un nuovo pubblico».
Francesca Ferro, le cui origini artistiche e familiari sono innegabili, sostiene che non bisogna commettere a suo vedere due errori fondamentali: pretendere di vivere di rendita di ciò e di chi è stato e scadere nella tentazione di creare una storia attorno non ad un personaggio bensì ad un attore, scrivendo per lui o lei e adattando i personaggi. Pippo Pattavina sostiene che ogni compagnia teatrale è composta da maestri d’orchestra e che il regista è il direttore e l’accordatore degli strumenti di cui dispone; ovvero: non esistono solo protagonisti in un allestimento teatrale, ma essi sono favoriti e supportati dagli attori che rivestono i ruoli minori. Dunque in “Sei personaggi in cerca d’autore” non c’è solo il padre, ma anche la figliastra che della storia è senza rischio di essere smentiti, la chiave di volta; Ciampa senza la signora Fiorica; Otello senza Jago!
E Danny Boodman T.D. Lemon Novecento non avrebbe forza senza il suo amico trombettista Max Tooney! “La Leggenda del pianista sull’oceano” di Alessandro Baricco, diretto da Luca Cicolella, prodotto da Igor Chierici e dalla Fondazione Garaventa di Genova, rappresentato per la prima volta in Sicilia, ha inaugurato la scorsa settimana la seconda stagione del Teatro Mobile di cui, Francesca Ferro è il Direttore Artistico. La storia di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, neonato abbandonato in una cassetta di limoni, cresciuto, prima nascosto nella sala macchine e poi disponendo dell’intero “Virginian”, ha sedotto commovendo innumerevoli platee cinematografiche, ma Igor Chierici , nel suo adattamento a monologo, ha convinto la platea del teatro ABC diventato immaginariamente un prolungamento della nave.
L’orchestra jazz composta da Marco Vecchio, talentuoso pianista di dieci anni, Pietro Martinelli al contrabasso, Luciano Barbarotta alla tromba, Gianluca Fiorentino alla chitarra e la voce di Lauretta Galeno hanno creato un’atmosfera da “c’era una volta”, circoscrivendo in una specie di bolla d’aria l’atmosfera del teatro in cui il pubblico si scopre a vivere e condividere il dolore del trombettista Max che non è riuscito mai a persuadere l’amico Novecento a scendere da quella nave e convincerlo a sfidare il mondo col suo talento. Novecento non accetterà neppure di ripeter su un disco la sua musica che ritiene essere solo improvvisazione, come la sua vita sulla nave, un “non luogo” privo di tempo. Lui è solo un uomo in viaggio come la sua nave: Novecento E’ il Virginian e quando la nave sarà messa in disuso, lui deciderà di spegnersi con lei.
Autore, regista, pianista compositore, doppiatore, Igor Chierici, trent’anni attore, si è già speso in ruoli da monologhista interpretando il personaggio di Ismaele, unico sopravvissuto della baleniera Pequod a caccia di Moby Dick in cui racconta in flashback questa epica vicenda che si svolge in mare. Anche per Moby Dick si avvale della collaborazione come regista ed attore di Luca Cicolella , giovane talento foggiano.
Francesca Ferro desidera che il Teatro venga fatto da chi vuole investire i propri ideali e non guadagnarci puntando sulla qualità e contribuendo a dare un’occasione a tanti validi e preparati attori di talento e <<Per questo il nostro cartellone è così variegato: dobbiamo abituare gli spettatori poco per volta, e senza sconvolgerli saggiare i loro gusti, toccare più corde. Così ci muoviamo tra vecchio e nuovo, tra nuovi attori e grandi nomi>>
Così, quest’anno il Teatro Mobile – i cui allestimenti si “muoveranno” fra il Teatro ABC ed il Centro Zo – è giunto alla sua seconda rassegna, vantando un trascorso di successi e consensi:
• “La leggenda del pianista sull’oceano”, liberamente tratto dal celebre Novecento di Baricco (con la regia di Luca Cicolella già andato in scena sulla suggestiva Isola delle Chiatte di Genova) a
• “The Aliens”, un testo scritto dalla giovanissima promessa della drammaturgia americana e premio Pulitzer Annie Baker, con la regia di S. Peroni; da
• “Muratori”, spettacolo «esilarante e poetico» di Edoardo Erba che la regista Emanuela Pistone ha per l’occasione tradotto dall’originale romanesco in dialetto catanese, a
• “Sicilian Comedi” (regia di Guglielmo Ferro), adattato dall’omonimo romanzo di Ottavio Cappellani ancora inedito, e descritto dal suo autore come una ilarotragedia.
• “Sadismo di coppia” sarà uno spettacolo sui paradossi e le nevrosi della vita coniugale,
• “Sogno di una notte a Bicocca” sarà una pièce metateatrale ispirata all’esperienza di lavoro di Francesca Ferro coi detenuti di Bicocca per la messa in scena del testo shakespeariano, con tutte le asperità e assurdità del caso (una fra tutte la necessità per i carcerati di interpretare anche le parti di donne e leggiadre fatine).
“Un programma non fatto semplicemente per attrarre il pubblico, ma per indurlo un po’ ruffianamente a essere attratto dal teatro. Il Teatro Mobile sfida così la città. Con una sfida al pubblico – e al teatro stesso – per creare in città bisogno di teatro.”
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