Stentano a placarsi – e sarebbe strano il contrario – le polemiche relative all’infelice frase pronunciata da Vittorio Sgarbi contro il magistrato antimafia Nino Di Matteo. Sgarbi, assessore ai Beni culturali del governo regionale guidato da Nello Musumeci, nel corso del programma Rai Agorà ha infatti avuto l’ardire di prendersela con il magistrato in prima linea nella lotta alla mafia e per questo costretto a vivere sotto scorta dal 1993. Secondo Sgarbi, il magistrato palermitano avrebbe «tratto beneficio dalle minacce di morte ricevute da Totò Riina» assurgendo al ruolo di eroe nazionale. Si può intuire l’imbarazzo di Musumeci, costretto a prendere diplomaticamente le distanze dal suo assessore: «Il professore Vittorio Sgarbi è libero, come ogni cittadino, di esprimere qualsiasi giudizio, nella stessa misura in cui rivendico la mia libertà di non condividerne, nella fattispecie, le forme e il contenuto».
Dal canto suo, Nino Di Matteo ha affidato all’agenzia AdnKronos una gelida risposta alle insinuazioni di Sgarbi: «Non intendo replicare a questo signore che, per affermazioni dal contenuto molto simile, è già stato rinviato a giudizio per diffamazione aggravata nei miei confronti».
Questione chiusa? Certo che no.
Il deputato regionale del Movimento 5 Stelle, Giancarlo Cancelleri, affida a un post pubblicato su Facebook il proprio sdegno: «Le parole Di Sgarbi sono inaccettabili, spero che Musumeci abbia il coraggio di prendere le distanze da questa vergogna, gli ritiri le deleghe e lo mandi via, a questo punto è inaccettabile anche la sua presenza come assessore di questa Regione».
Per Claudio Fava (Cento Passi per la Sicilia) «Le parole di Sgarbi su Di Matteo sono state fuori luogo, non tanto per la persona ma rispetto al tema del rischio della vita: è un tema delicato, va trattato con attenzione».
Il 15 dicembre è in programma la prima riunione della nuova Ars, chissà se quel giorno Sgarbi siederà sugli scranni di Palazzo d’Orleans.
Lascia un commento
You must be logged in to post a comment.