CATANIA – Si è svolta nella splendida cornice dell’allestimento teatrale di “Ma non è una cosa seria” di Pirandello al Teatro Brancati, la conferenza stampa sull’ultimo libro scritto da Fabio Volo, scrittore primo in classica nelle vendite, con un attivo di sette milioni di copie vendute e tradotte in ventidue lingue. Organizzata da Libreventi in collaborazione con il Four Points by Sheraton Catania Hotel e la Fondazione Oelle Mediterraneo Antico, è stata condotta dalla giornalista Anna Mallamo, autorevole critico letterario e cinematografico, caposervizio delle pagine culturali e di spettacolo del quotidiano “La Gazzetta del Sud”.
Fabio Volo (nome d’arte di Fabio Bonetti) italiano autentico, si ritiene un ragazzo fortunato perché è riuscito a fare ciò che ha desiderato senza dover andare via: si allontana solo per ragioni di famiglia, un paio di mesi l’anno, per raggiungere in Islanda i parenti della moglie e per spostarsi nella “sua” New York di cui ama la parte più antica dove le case sono basse e con le scale antincendio.
“L’Italia è come una bellissima donna che dorme: l’uomo innamorato la guarda, la contempla e aspetta che si svegli perché desidera fare delle cose insieme. Lei non si sveglia e l’uomo, se non vuole invecchiare e morire prima che lei si sia levata dal suo torpore, è costretto ad andare via”.
In accordo con un antico adagio orientale, – “si cominciano ad avere risposte da se stessi, nel momento che si smette di avere aspettative dagli altri” – Fabio Volo non vive all’affannoso inseguimento del risultato del suo lavoro e dell’impatto che potrebbe avere sul pubblico. “Bisogna tararsi sull’impegno e non sul risultato; non consegno ad un altro il giudizio del mio lavoro e non c’è niente di rivoluzionario nel farlo bene”.
Figlio di un panettiere, si forma al mestiere di famiglia e lo svolge per sei anni; “e non avendo voglia di lavorare, mi sono messo a scrivere”. Sa cucinare, preparare pizze e pane e poiché non considera che in famiglia ci siano confini statici fra chi fa cosa, a Natale, ad esempio cucina sempre lui.
Fabio Volo scherza e minimizza il suo lavoro, ma è un dato certo che a 45 anni ha all’attivo una straordinaria carriera da scrittore, un soddisfacente mestiere di attore, doppiatore (ha prestato la sua voce al Panda Po che considera quasi un’autobiografia di se stesso poiché come il panda era destinato ad un mestiere ed è diventato tutt’altro), presentatore radiofonico (Radio Capital, Radio Deejay “Il Volo del Mattino” che va in onda dal 2000); l’ interpretazione di Tommaso nella sua prima prova cinematografica diretto da Alessandro D’Alatri, “Casomai”, gli vale la candidatura come migliore attore protagonista al Davide di Donatello. Si cimenta in teatro ne “Il mare è tornato tranquillo” di Silvano Agosti con musiche di Ennio Morricone.
Comincia come cantante e prosegue come conduttore a Radio Capital: la sua promozione come presentatore radiofonico è curata da Claudio Cecchetto che lo definisce “un Dj colto, uno di quelli che parla bene e che legge tanto”. Conduce programmi su MTV e per tre edizioni “Le Jene” su Italia 1; ha scritto la sceneggiature di una serie Tv intitolata “Untraditional” (di cui sta curando la seconda stagione).
Un Re Mida che trasforma in successo tutto quello che tocca e probabilmente è proprio il distacco che nutre nei confronti di esso a farlo proseguire dritto per la sua strada. Come la parabola della rana sorda che arriva sino in cima alla montagna perché, al contrario delle altre, non sta ad ascoltare, non può ascoltare la gente che critica, Fabio Volo prosegue non curante, ma mai sprezzante.
Un recente accadimento in occasione di uno dei suoi innumerevoli incontri per la promozione del libro, lo ha visto abbastanza contrariato con Matteo Renzi, (improvvisamente giunto alla sede della Fondazione Mirafiore di Serralunga d’Alba in Piemonte), a proposito delle risposte date da quest’ultimo alla domanda di Fabio Volo sul perché ancora non sia stato approvato lo “Ius soli”.
I libri di Fabio Volo, sino ad ora scritti oltre “Quando tutto inizia”, sono:” Esco a fare due passi” (2001) seguito da “E’ una vita che ti aspetto” (2003), “Un posto nel mondo” (2006), “Il giorno in più” (2007), “Il tempo che vorrei” (2009), “Le prime luci del mattino” (2011), “La strada verso casa” (2013).
L’ultimo mantiene senza interrompere l’evoluzione “necessaria” all’individuo perché il cambiamento dei personaggi dei suoi libri è il suo cambiamento: lo scrittore di “Quando tutto inizia” oggi è sposato e padre e di due figli (Gabriel e Sebastian – in Islanda fa freddo, non si arrivano a pronunciare per intero i nomi).
“L’uomo non può vivere solo per se stesso ed oggi , anche se ad una età si compiono delle scelte, l’individuo non accetta di aprire il proprio perimetro, come se la felicità condivisa fosse soltanto ciò che avanza dalle proprie necessità. Si deve ammettere che la generazione dei 45/50enni è una generazione di “non sono ancora pronto”: non sono pronto per il matrimonio, non sono pronto per diventare genitore. Quando si comincia, verso i sessant’anni a cercare compagnia, forse un uomo non cerca più una compagna, bensì una badante! Mio padre a 55 anni, tutto quello che doveva fare lo aveva già fatto e magari a quel punto sceglieva di dedicarsi a cose che aveva escluso perché si era soffermato a provvedere alle esigenze della moglie e dei figli. I sessantenni di oggi è pur vero che poco hanno a chè fare con i coetanei di venti, trent’anni fa, ma sono caratterizzati dal prepotente attaccamento alla propria centralità li fa arrivare in ritardo ai traguardi della vita. Nei miei libri, il portatore più evoluto è sempre la donna.”
I protagonisti della storia sono Silvia e Gabriele che s’incontrano e trovano insieme il coraggio di prendere una pausa dalle rispettive vite. Il libro reca una dedica significativa: “A chi ha il coraggio di perdersi”.
“Come un tatuaggio che hai sempre sotto gli occhi, ormai non lo vedi più, in alcune relazioni, sovente accade che si stimi la donna che si ha accanto ma non la si faccia sentire desiderata. Silvia si sente guardata diversamente da Gabriele e ritrova di se stessa qualcosa che aveva dimenticato”.
Il libro spiega come le relazioni si intraprendano perché si è alla ricerca di qualsoca di se che si è dimenticato. E ciò che coinvolgiamo in una storia è la parte migliore di noi stessi. “Come il principe della favola di Cenerentola non cerca una ragazza, bensì colei a cui calzerà la scarpetta, a volte nelle relazioni, è l’idea che si ha in testa che calza l’idea di com’è quella persona. Ci si sposa con un’idea e si divorzia perché quell’idea non corrisponde. Tenere vivo il desiderio non è facile: una relazione deve essere composta da tre implicazioni: Amore, Sessualità e Tenerezza. Quando ne manca uno, la relazione zoppica. Gabriele e Silvia s’incontrano e vivono una storia adolescenziale con gli occhi degli adulti, circoscrivendo per se stessi un mondo…insomma, una vacanza dalla vita.”
Nei libri di Fabio Volo le storie sono inventate ma i sentimenti sono autobiografici. Egli racconta come avvengono le cose, non si sofferma mai sul perché, in quanto non ama emettere giudizi. “Non è che un pittore, quando completa il quadro, sta davanti ad esso a spiegare a chi lo guarda cosa c’è: lascia che lo spettatore veda ciò che percepisce. Allo stesso modo, è il lettore che deve giudicare la storia dal suo punto di osservazione”.
Fabio Volo cosa farà a Natale?
“Starò in famiglia; indosserò una tuta, riposerò sul divano e godrò di quelle pause che intervallano gli avvenimenti della quotidianità ordinaria, come quei 5/10 minuti di magia che precedono il mettersi a tavola…”
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