CATANIA – Il primo gennaio, in occasione della 51.a giornata mondiale della Pace, la Comunità di Sant’Egidio ha organizzato, in innumerevoli città d’Italia e del mondo, una marcia per non dimenticare tutte quelle realtà fatte ancora di privazioni, emarginazione, fame e guerra. Per portare con sé durante il nuovo anno il proposito di non creare periferie e pregiudizi, Papa Francesco, durante l’Angelus, ha invitato a continuare a far propri i principi di condivisione e carità cristiana. La giornata è stata dedicata agli immigrati, ancora sfruttati ed ancora costretti ad essere considerati stranieri scomodi ed inopportuni di cui si è portati a sottovalutare gli orrori dai quali fuggono.
Da quando è stata fondata da Andrea Riccardi nel 1968 a Roma come “Associazione internazionale di fedeli”, la Comunità di Sant’Egidio si è radicata in più di 70 paesi nel mondo. Nata dall’emozione di un gruppo di studenti che volevano provare a diffondere e mettere in pratica il Vangelo occupandosi degli emarginati, dei dimenticati, è riuscita a propagarsi in Africa, America ed Asia, partecipando alla promozione degli Accordi di Pace di Roma del 1992 che hanno portato la cessazione del conflitto civile in Mozambico.
Ancora troppe guerre e troppe periferie (come ama definire l’emarginazione Emiliano Abramo, responsabile della Comunità a Catania); ancora imprecisa la dimensione dello “straniero” nel nostro Paese: egli rappresenta tutto ciò che è temuto perché ignorato.
A Catania, la Comunità ha la sua storica sede nei locali della Chiesa di Santa Chiara in Via Garibaldi, dove si svolgono attività di condivisione ed inglobamento, si serve il pasto ai poveri, si fa attività di dopo-scuola per i bambini del quartiere, per gli extracomunitari; si organizzano raccolte per chi ha bisogno del necessario per la propria casa; si cucinano pasti caldi da asporto da distribuire per la città e si raccolgono coperte per i senza fissa dimora. Inoltre, ospita un centro diurno in cui prestano la propria opera gli anziani dei quartieri limitrofi che conoscono il valore delle parole “abbandono” e “solitudine”, mescolandosi con le umanità diverse, con semplicità permettono l’integrazione in un modo assai spontaneo; le porte non sono aperte soltanto ai migrati, o soltanto ai poveri del luogo o ai bambini del quartiere, ma a chiunque abbia bisogno perché l’emarginazione e l’abbandono non hanno colore o quartiere.
La Comunità di Sant’Egidio dall’1 gennaio al 31 dicembre è per 365 giorni in continuo movimento: a Catania, il 14 dicembre scorso, il Sindaco Bianco ha inaugurato i nuovi ambienti ristrutturati e che, prima del trasferimento nella nuova sede di San Leone, accoglievano gli uffici comunali dell’Anagrafe. Il progetto per i nuovi locali, va dalla scuola di lingue e cultura italiana ad uno spazio più ampio per continuare le consuete attività della comunità.
Il Pranzo di Natale, ultima delle attività annuali, è il momento per il quale
si comincia a lavorare un paio di mesi prima, raccogliendo le donazioni, scegliendo il catering, selezionando i regali per bambini, adolescenti, uomini, donne, anziani; s’incarta tutto ed arriva veramente Babbo Natale a distribuire i regali. Quest’anno, 400 volontari si sono prestati all’iniziativa che ha visto la Chiesa di San Nicolò ai Benedettini ancora per una volta dopo 15 anni ospitare il vero Natale; seduti accanto ai meno abbienti, c’erano tutti: Emiliano Abramo (presidente della Comunità di Sant’Egidio di Catania), Monsignor Gaetano Zito (Vicario episcopale dell’Arcidiocesi di Catania), Kheit Abdelhafid, (presidente della Comunità islamica di Sicilia). In questa magnifico allestimento di più di 800 posti apparecchiati, le tavole vengone allestite con cura ed allegria: l’imperativo categorico è che chiunque si siederà alla tavola dovrà sentirsi veramente tenuto in considerazione in un’atmosfera cordiale e natalizia. Si attua quello che si ama definire “il miracolo dei volti sorridenti”, in una dimensione in cui il cristiano si siede accanto al musulmano. Quando all’uscita dalla chiesa, gli ospiti discutono fra loro chiedendo “tu cosa hai trovato?” e li senti gioire per un cappello di lana, o un paio di guanti caldi o calzini nuovi, il senso vero del Natale dà senso alla vita e distacca tutti dalle vetrine illuminate e dai corridoi zeppi di ogni ben di Dio sacrificato per una festa che di religioso ha ormai ben poco. Iniziative come questa e come quelle attuate dalla Comunità dal primo gennaio al 31 dicembre, restituiscono dimensione ai valori come quello ineludibile della Pace da considerare un bene primario allo sviluppo della personalità di qualsiasi essere vivente e purtroppo non ancora garantito ovunque; e non parliamo soltanto di paesi in cui c’è la guerra; si parla anche delle realtà dimenticate dietro l’angolo di casa propria. Ma è meno faticoso dimenticare e dare spazio all’intolleranza chè provarci.
I nuovi europei che si avvicinano a noi con una forte richiesta di pace, durante il mese di Agosto dello scorso anno (dal 9 all’11) – ospitati a Catania e provincia – sono stati coinvolti nella quarta edizione di “Tre giorni senza Frontiere”, manifestazione d’incontri e giochi sulla spiaggia in collaborazione col CUS Catania, dove ancora una volta volontari ed ospiti si sono mescolati in un’unica esperienza che è difficile definire a chi abbia portato maggiore giovamento. Il ricordo di chi era perito al largo del lido Verde a causa di una inaspettata secca il 10 Agosto del 2013 è stato il momento più toccante dell’intera manifestazione.
La visita alla nave di Medici senza Frontiere dove cittadini di tutti le età muniti di una sana dose di curiosità, sono stati accompagnati e guidati a bordo dai responsabili che hanno partecipato le emozionanti fasi del recupero, dell’assistenza e cura dei poveracci alla deriva sui barconi di fortuna.
Dopo il Pranzo di Natale, una rappresentanza di giovani studenti americani del Lynchburg College negli Stati Uniti ha fatto visita alla Comunità per parlare di accoglienza ed integrazione. Nel pomeriggio della stessa giornata, il 30 Dicembre, ASD Scacchi Catania (Accademia Scacchistica) ha organizzato il primo torneo della solidarietà in cui sono stati coinvolti tutti i giovani di qualsiasi nazionalità che volevano iscriversi: il bianco accanto al nero come i colori della scacchiera.
“Auguri a chi parte e a chi arriva, a chi è giovane e a chi è anziano, a chi ha ancora il gusto di sognare con noi. Buon Anno a Tutti”
La Comunità di Sant’Egidio continua a lavorare, a prestare il suo braccio forte a sostegno di chi non spera più e non crede di poter avere un’altra occasione.
di Claudia Lo Presti
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