Gli agenti del Compartimento Polizia Postale di Catania e del Compartimento Polizia Postale “Piemonte” hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Procura della Repubblica di Torino nei confronti di due coniugi quarantenni, dimoranti a Catania, responsabili di numerose truffe.
I poliziotti torinesi hanno individuato e identificato i truffatori i quali, fingendosi avvocati o dipendenti di enti pubblici, erano riusciti a ottenere oltre 300mila euro con false promesse di elargizione di denaro. Al momento le truffe accertate sono 30, ma sono in corso attività investigative volte a individuare altre parti offese e a ricostruire le ulteriori eventuali ramificazioni del sodalizio criminoso.
Tutto nasceva da una telefonata con la quale veniva comunicato di dover recapitare un’importante cifra in denaro ricevuta in eredità o un rimborso regionale. Con questa prospettiva, numerose suore e parroci di tutta Italia – obiettivi preferiti dei truffatori – hanno assecondato la richiesta anticipata di pagamento di presunte tasse, necessarie per mobilitare le somme promesse.
La scelta delle vittime non era casuale, ma frutto di un attento studio su fatti verosimili, in modo da rendere più credibile la richiesta. In un caso, un convento di suore era effettivamente in attesa di un pagamento a titolo di indennizzo spettante a una consorella; ad altri istituti scolastici, invece, veniva prospettata la possibilità di ottenere rimborsi regionali per progetti collegati con il diritto allo studio realmente avviati; altre volte veniva millantata all’interlocutore l’esistenza di lasciti ereditari condizionati al versamento anticipato delle imposte di successione. Le persone offese, tutte ruotanti nell’ambiente del clero, erano spesso scelte anche in ragione dell’età avanzata o di particolari condizioni di vita che consentivano di carpirne la buona fede con maggiore facilità.
Gli investigatori della Polizia Posta piemontese hanno analizzato elementi e fattori comuni delle truffe: nonostante fossero in danno di cittadini sparsi su tutto il territorio nazionale e commesse mediante l’utilizzo di identità differenti, i canali di monetizzazione dei profitti facevano capo sempre al Capoluogo Torinese, luogo di abituale dimora dei due soggetti.
Determinante è stata anche l’operazione di “geolocalizzazione” delle telefonate effettuate dai truffatori, tutte provenienti da celle riferibili ad una particolare zona di Barriera Milano, seppur realizzate con diversi apparati e utenze mobili.
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