Autore: Francesca M. Lo Faro
“Chi dorme non piglia pesci … né marito”. Questa è la morale della favola. “La Bella addormentata nel bosco – scrive Perrault – dormì cent’anni e poi trovò lo sposo. Se questo racconto avesse voglia d’insegnar qualche cosa, potrebbe insegnare alle fanciulle che non sarebbe prudenza imitarne l’esempio”.
In sintesi: ragazze datevi una mossa, siate intraprendenti! Così raccomanda lo scrittore nato quasi quattro secoli fa. E così han sempre fatto le ragazze sveglie, come lo è Aurora, audace protagonista del balletto “La Bella Addormentata”, in scena al Teatro Massimo Bellini sino a domenica prossima, 14 ottobre, con il Corpo di Ballo della Fondazione Teatro Massimo di Palermo e l’Orchestra del Teatro Massimo Bellini diretta dal russo Mikhail Agrest. Scene di Antonino Di Miceli e luci di Fabio Sajiz. Costumi ideati dagli allievi del Master di Costume dell’Accademia costume & moda. Produzione della Fondazione Teatro Massimo di Palermo.
Il celebre balletto, andato in scena per la prima volta nel 1890, a San Pietroburgo, con collaborazione esemplare tra il coreografo (Marius Petipa) e il musicista (Chaikovsky) è un capolavoro del tardo romanticismo. Il coreografo Matteo Levaggi, rivisitando quel classico, offre una una sua personale e convincente visione della danza che è, allo stesso tempo, radicata nella tradizione e vivificata dalle qualità del linguaggio coreutico contemporaneo.
Il coreografo, in particolare, introduce qualche novità: la protagonista è orfana e di conseguenza il trono vuoto in scena simbolizza la mancanza di autorità genitoriale. Una parte tradizionalmente affidata a danzatrici (Fata dei Lillà) viene ricoperta da un uomo: il ballerino in travesti mostra così che la distinzione di sesso non è determinante. Sono state eliminate parti musicali dove le scene si legavano troppo a una visione tradizionale del balletto: la struttura narrativa e drammaturgica è diventata così più agile e leggera. Il delicato passaggio dalla veglia a un sonno che per incantesimo somiglia alla morte viene reso con un rapido movimento corporeo che sottolinea la soglia misteriosa di passaggio da una dimensione all’altra. La principessa non si punge con un fuso ma con una rosa e migliaia di boccioli bianchi cadono a pioggia sul palco, suscitando stupore nello spettatore.
Il balletto, suddiviso in un prologo e tre atti, ha una trama notissima che può essere così sintetizzata: nasce dopo lunga attesa la principessina Aurora. Le fate buone del regno giungono a palazzo e portano in segno di omaggio ogni dono di bellezza, saggezza, bravura e bontà. Ma la fata cattiva, non invitata, per vendicarsi dello sgarbo ricevuto, lancia una maledizione terribile: giunta alla maggiore età Aurora morirà pungendosi. Interviene la fata buona con una contro–magia. La fanciulla si pungerà, ma sprofonderà in un sonno secolare. L’incanto avrà fine grazie con il bacio di un giovane principe innamorato.
“La Bella Addormentata” vista al Teatro Massimo Bellini ha piacevolezza estetica e qualità esecutiva. Il materiale sonoro, costituito dalle musiche di Chaikovsky, molto contribuisce alla riuscita di uno spettacolo in cui la musica è da vedere e la danza da ascoltare. Il Corpo di ballo, valorizzato da sapienti luci, ha mostrato padronanza della scena. I velluti dei costumi, le organze in tutte le tonalità di rosa, i personaggi delle favole – compaiono Cenerentola, Cappuccetto rosso e tanti altri – gli enormi lecca lecca usati dallo scenografo per il corteo nuziale del vissero felici e contenti, hanno regalato agli spettatori uno dei doni più belli: far prosegue l’infanzia.
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