Si è parlato tantissimo del sistema pensionistico Italiano,”abolizione della legge Fornero (il ché non sarebbe male!!) “prepensionamenti in modo da creare nuova occupazione”per arrivare alla “quota 100 “,raggiungere il coefficiente di 100 punti, sommando 62 anni di età e 38 di contributi pagando una penale ( non si sa ancora quanto), cerchiamo però di vedere gli effetti non solo sulle generazioni future ma anche per coloro (pochi!!) che rientreranno dentro questa ennesima riforma pensionistica.
Nel 1995 cambia il mondo, del lavoro quando il calcolo della pensione diventava col sistema contributivo degli ultimi 5 anni, invece che con il sistema retributivo calcolato negl’ultimi 10 anni. Siamo arrivati al 2018 e i primi studi affermano che tra ventanni, dato che la busta paga si è fermata in media a 1200€ al mese, si andrà a perdere almeno un quarto della retribuzione. Facciamo un esempio con la quota 100 del governo Pentastellato, un lavoratore ha uno stipendio di almeno 2000€al mese con le aspettative pensionistiche di 1500€ complete, anticipando di 5 anni con questa riforma avrebbe, ( si stima) circa 1200€ al mese, fate questi calcoli con lo stipendio medio di 1200€ al mese è vi renderete conto che si preannuncia una bomba sociale questo faranno i Pentastellati di Governo.
Non solo ma nella legge finanziaria, oppure in un emendamento collegato, si parla anche di un taglio sostanziale delle cosiddette pensioni d’oro, quelle superiori a 4500€ al mese, ora non entro nel merito della costituzionalità di questo taglio, ma immediatamente si avrebbe un effetto negativo sul sistema pubblico pensionistico, ma verrebbe meno la fiducia del cittadino nei confronti dello Stato, che verrebbe visto come un truffatore, dato che queste pensioni cosi alte sono frutto di una trattenuta contributiva,negl’anni, molto alta, per ottenere alla fine del periodo lavorativo una pensione, che non è sicuramente rubata ma lavorata. In Grecia è stata la troica Europea ad fare questo, in Italia ci pensa il Governo Penta- Leghista in maniera autonoma a farlo.
Questa riforma pensionistica fallocchia, non tiene conto di fatti e categorie particolari, che oggi sono la stragrande maggioranza dei lavoratori; le figure contributive discontinue, come ad esempio gli edili, i quali durante la loro vita lavorativa rimangono fermi, giorni o addirittura settimane, che vengono compensati con gli ammortizzatori sociali, ma alla fine della carriera lavorativa possono raggiungere al massimo i 30 anni di contribuzione. Con l’attuale calcolo rischiano una pensione misera e non rientrerebbero nella quota 100, dato che non raggiungono i 38 anni contributivi stesso discorso vale per i lavoratori stagionali e per i giovani lavoratori precari. Va anche detto che la quota 100 favorirebbe solo i lavoratori maschi del pubblico impiego lasciandone fuori le donne e la maggior parte dei lavoratori del privato. Non era meglio allora cambiare il calcolo pensionistico ? come non era meglio togliere l’aumento automatico dell’età pensionabile in base all’aumento dell’aspettativa di vita? Mentre al contrario, come è accaduto negli ultimi due anni, l’età pensionabile non si abbassa. Per aiutare i giovani visto le loro carriere discontinue basterebbe mettere i contributi figurativi durante il periodo di disoccupazione, questo sistema sarebbe inoltre a costo zero per lo Stato, invece si vuole fare propaganda sulla pelle delle generazioni future,siamo sicuri che il reddito di cittadinanza che non produce nulla e la quota 100 aiuta i giovani e i lavoratori quasi in età pensionabile?
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