Al Piccolo Teatro della Città sabato 12 (ore 21) e domenica 13 gennaio (ore 18), nell’ambito della corrente stagione teatrale del Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale va in scena la pièce Il teatro del silenzio (dalla Belle Époque al Cafè chantant) prodotta dall’Associazione Città Teatro. Scritto da Vito Molinari e diretto da Gianni Salvo, lo spettacolo vede protagonista l’attrice Anna Passanisi nel doppio ruolo delle due dive immaginarie Gloria Ladys e Lory Mari che, tra nostalgia ed eleganza, rievocano i fasti di un passato glorioso. In scena con lei Paolo Guagenti (nel ruolo dell’attacchino in bicicletta). Le musiche sono eseguite dal vivo da Pietro Cavalieri; i costumi delle Sorelle Rinaldi; luci e fonica a cura di Simone Raimondo.
Un ricordo denso di emozioni degli albori del cinema, quando appena compresi i tecnicismi, l’industria della nascente arte comincia a produrre il “divismo” e a sdoganare velleità, capricci ed atteggiamenti delle attrici innanzitutto, che diventano delle icone, dei modelli, ancora indimenticabili, seppure impolverati dal tempo passato. Dive, i cui profili un po’ ingialliti continuano a mentenere un profondità espressiva mai superata, neppure dal digitale e dal colore; dive del periodo del muto, quando alla forza espressiva della parola era obbligatorio dare “voce” alla gestualità, alla mimica. Un omaggio al tempo che fu, al cinema del silenzio e alle sue interpreti.
«Nel mondo del muto – scrive Vito Molinari – ho scoperto storie straordinarie, di straordinarie donne, donne-dive, quando “diva” era il simbolo dei desideri. Ho così immaginato due “dive”, la prima è Gloria Ladys, forse l’ultima diva del muto che nel momento del suo dorato tramonto rivive la sua carriera cinematografica, i suoi inizi quasi casuali, il successo, le feste, abiti, gioielli. Un po’ Lydia Borelli, Francesca Bertini, Greta Garbo, Marlene Dietrich, diva, ma donna vera, con le sue fragilità, le sue invidie, il suo realismo… La seconda “diva” è Lory Mari: che a 37 anni, nel 1945, si racconta, e la sua storia è anche l’occasione per rievocare il cafè-chantant, prima del cinema. Perché lei, figlia di teatranti, si esibisce, giovanissima, nel varietà, nei numeri da chantosa. Ha il teatro nel sangue, ma il cinema la attrae con il fascino di un’arte nuova, con i suoi guadagni, con la popolarità».
«Il filo conduttore – spiega il regista Gianni Salvo – è quello della nostalgia qualche volta accettata e a volte rinnegata. La pièce fornisce l’occasione per far rivivere un mondo lontano e dimenticato, ma fascinoso e magico, che si riaffaccia attraverso il racconto del passato e gli esempi reali. Un racconto che si snoda in uno spazio surreale dove la connotazione fondamentale è quella del gioco sia con se stessi sia con lo spazio intorno».
Il 12 e il 13 Gennaio.
Lascia un commento
You must be logged in to post a comment.