Le autonomie differenziate propugnate da Salvini, che tende sempre più ad agire da capo del governo, costituiscono un colpo mortale sia all’unità d’Italia, sia alla omogeneità dell’ordinamento regionale.
In realtà è lo stesso articolo 116 della Costituzione, introdotto per volontà di Bassanini nella modifica del titolo quinto della Costituzione, che è spurio rispetto ai principi fondamentali della Costituzione stessa e costituisce il cavallo di Troia per sgretolare definitivamente lo Stato facendo passare tutte le più importanti competenze nelle mani delle regioni.
Oggi le regioni hanno la competenza concorrente su un numero rilevante di materie importantissime quali la salute, l’istruzione, le grandi vie di comunicazione nazionale, le fonti di energia e così via dicendo.
Nella stesura del titolo quinto si è trovato un compromesso proprio stabilendo che in queste materie così importanti le regioni devono limitare la loro attività alla legislazione di dettaglio, mentre le norme di principio devono essere emanate dallo Stato: un debole filo per mantenere ancora in piedi l’unità della repubblica.
È da ricordare inoltre che oltre l’articolo 116 c’è un ulteriore punto debole nell’articolo 117 titolo quinto della Costituzione che ha mantenuto una disposizione capace di coadiuvare l’articolo 116 al fine di far crollare l’unità economica e politica di tutto il popolo italiano.
Ha stabilito che la materia delle “norme generali sull’istruzione” (articolo 117 comma due lettera N) e le norme sull’ambiente (articolo 117 comma due lettera S) potessero passare nell’autonomia regionale differenziata.
Il citato articolo 116, insieme con le disposizioni da ultimo elencate, travolge i principi fondamentali della Costituzione e in particolare i seguenti:
A- L’articolo 5 della Costituzione secondo il quale: “La Repubblica è una e indivisibile”
B- L’articolo 2 della Costituzione secondo il quale: “La Repubblica riconosce e garantisce i doveri di solidarietà politica, economica e sociale”
C- L’articolo 3 della Costituzione secondo il quale: “La Repubblica rimuove gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”.
D- Viola i principi di ragionevolezza e di proporzionalità insiti nel citato articolo 3 della Costituzione
E- Viola l’articolo 119 secondo il quale: “La Repubblica deve promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale”, nonché gli squilibri economici e sociali per favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona, destinando risorse aggiuntive ed effettuando servizi speciali in favore di regioni, città metropolitane e comuni
F- L’articolo 120 della Costituzione secondo il quale: “IL Governo può sostituirsi alle regioni quando lo richiedano per la tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei Governi locali.
Ne consegue che l’articolo 116, come si diceva, introdotto con la legge costituzionale numero 1 del 2003, è privo di valore giuridico e come tale deve essere cancellato dalla Corte Costituzionale.
In questo contesto le regioni Lombardia, Veneto e Emilia Romagna chiedono oggi che le materie di competenza concorrente divengano di competenza esclusiva delle regioni e che le citate materie definite norme generali sull’Istruzione e “ambiente ecosistema e beni culturali” passino dalla legislazione esclusiva dello stato alla legislazione escusiva delle regioni.
In sostanza l’intera materia dell’istruzione e l’intera materia dell’ambiente, compresa l’urbanistica e tutto ciò che all’urbanistica si collega passano nelle mani delle regioni che chiedono l’autonomia differenziata senza che lo Stato possa più metterci mano.
Oltre la incostituzionalità dell’articolo 116 è da rilevare che sono oltremodo incostituzionali le bozze delle pre-intese stipulate dal Governo Gentiloni (prima Gentiloni e poi Conte) le quali oltre alla violazione dei predetti principi sono illegittime perché pongono sullo stesso piano l’interesse delle regioni, che chiedono l’autonomia differenziata, e l’interesse dell’intero popolo italiano. In dette bozze (tenute secretate per lungo tempo) si prevede, non solo il passaggio nella potestà legislativa esclusiva delle regioni delle materie attualmente di competenza concorrente, ma si chiede altresì il trasferimento delle funzioni statali sull’istruzione e sull’ambiente.
Per far fronte a questo aumento di funzioni le tre regioni in questione chiedono il cosiddetto “residuo fiscale” vogliono cioè che i nove decimi del gettito fiscale riscosso in regione resti alla regione stessa. E inoltre chiedono che in relazione alle materie trasferite dallo Stato alle regioni vengano conferite alle regioni stesse nuove risorse da parte dello stato in base al criterio dei “bisogni standard” i quali dovrebbero essere determinati da commissioni paritetiche di tecnici senza tener conto dei bisogni delle altre regioni e cioè caso per caso e indipendentemente dalla preventiva determinazione da parte dello Stato “dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale” (articolo 117 comma due lettera M).
Insomma una vera e propria secessione, come è sempre stato nelle intenzioni della lega, dell’italia del nord rispetto all’Italia del centro-sud.
Se si pensa poi che queste “autonomie differenziate” possono essere chieste anche dalle altre regioni l’obbiettivo proprio del pensiero neoliberista, quello cioè di distruggere lo Stato nazionale, sarà stato perseguito.
L’Italia si troverà divisa non più in sette stati, come era prima dell’unità di Italia, ma in venti staterelli privi di forza e nelle mani delle multinazionali che li schiavizzeranno.
Si rende conto Salvini a quali conseguenze porta l’attuazione delle autonomie differenziate?
Professor Paolo Maddalena.
Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”
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