“Parliamo di Donne”: Laura Bruno, una passione chiamata “Grafologia”

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“Parliamo di Donne”: Laura Bruno, una passione chiamata “Grafologia”

Oggi mi piace parlare di questa donna che svolge nella società “ordinarie” funzioni multivalenti nelle quali, certamente molte donne si ritroveranno. Un marito, due figli, tre gatti: ogni tanto si guarda le mani e riflette che, pur avendole in ordine, non guasterebbe una manicure. Poi, valuta le altre priorità e dice ‘la prossima volta’. Modicana, dalla Contea di Ruggero D’Altavilla ha portato con sé la semplicità, il grande senso dell’accoglienza, l’amore per le cose genuine offerte dalla natura ed infine, la totale assenza di panico generato dalla fretta. Le giornate di Laura Bruno non sono certo fatte di contemplazione, ma la sua scelta professionale è ricaduta su una scienza antica, fatta di pazienza, acume, osservazione: la Grafologia. Ciò che chiunque legge come semplici parole, scritte in modo più o meno comprensibile, lei vede come origine d’informazione, degli archivi nei quali viene conservato ‘l’Uomo’ con tutto ciò che lo caratterizza rispetto ad un altro. Dopo la maturità nel 1994, si iscrive ad Urbino dove già esisteva la ‘Scuola Superiore di Grafologia’ presso l’Istituto di padre Moretti, allora unica sede in Italia. Supera gli esami d’ammissione, si trasferisce nell’ abitazione da studentessa, pronta ad avviare una nuova ed entusiasmante fase della propria vita e dopo qualche giorno, si presenta a casa del fratello – ai tempi studente di architettura a Venezia – con le lacrime agli occhi perché la nostalgia di casa l’aveva sopraffatta.

– Chi è Laura Bruno e perché ha scelto di diventare grafologa?
La mia passione per la grafologia è nata molti anni fa quando da bambina rimanevo affascinata dai racconti di mio zio Vincenzo, professore di Storia dell’Arte che, durante gli studi in Seminario (poi abbandonati), è stato rapito da questa disciplina allora insegnata dal padre fondatore della Scuola Italiana di Grafologia, Padre Girolamo Moretti. Per lui è poi diventata una seconda professione e per me, ancora bambina, qualcosa da scoprire leggendo qualche suo libro ed osservando gli strumenti del mestiere (lenti di ingrandimento, lampade luminose, righelli e pagine di scritti manuali da interpretare per scavare a fondo nella psiche).
A Catania, conseguo la Laurea in ‘Scienze Politiche’, ma il mio pensiero andava sempre all’antica passione e fu così che un giorno del 2010, grazie ai potenti mezzi del web, cercando “grafologia a Catania” mi compare “ArigrafCatania”. Mi presento con tutta la famiglia per sostenere il colloquio di accesso alla scuola al cospetto del presidente dell’associazione, l’ avvocato Salvatore Caccamo, di Modica (come me!) che mi ispira subito simpatia e mi infonde fiducia e della vice presidente Valentina D’Anna. Devo ringraziare tutta la mia famiglia e mio marito Ernesto in particolare, se oggi sono grafologa con specializzazioni in “Educazione del gesto grafico e Grafologia giudiziaria”

– Cos’é l’ Arigraf?
“Arigraf è l’acronimo di Associazione di Ricerca Grafologica, una scuola Franco-italiana che ha sede principale a Roma ed ha delle diramazioni a Catania, Pisa, Milano e Vasto. Da poco più di un anno l’ArigrafCatania è cresciuta ed è diventata ArigrafMediterraneo, con sedi a Catania, Palermo e Cagliari.
Essa si pone come obiettivo quello di promuovere la scrittura a mano e fa in modo che la ricerca scientifica sulle caratteristiche della scrittura non si fermi. Oggi più che mai è necessario insegnare ai giovani a tenere in mano una penna in quanto solo questo esercizio è in grado di sviluppare tutte le parti del nostro sconosciuto cervello.”

– Cosa s’intende per percorsi di vita e dinamiche grafologiche? Può la scrittura dire qualcosa del nostro io più nascosto? E cosa è capace di scoprire un grafologo attraverso l’analisi?
“Attraverso la scrittura è possibile rintracciare le caratteristiche peculiari della nostra personalità, le attitudini lavorative, la socialità di un individuo, senza mai entrare nel campo psicologico, appannaggio di specialisti a cui il grafologo può, in certi casi, servire da supporto (ciò che una persona non riesce a dire a parole lo esprime attraverso lo scritto).
La scrittura si adatta alle fasi della nostra vita, per cui può essere grande e tondeggiante quando siamo giovani e pensiamo che il mondo ci appartenga, per poi diventare, in alcuni casi, piccola per ridimensionarsi e trovare un proprio posto, oppure filiforme per entrare in empatia con il prossimo e pensare velocemente alle strategie da mettere in campo per la risoluzione dei problemi.
In un periodo di tristezza il tratto diventa sfocato, senza forza, mentre in un momento di euforia la scrittura torna ad essere vitale e con un tratto ben inchiostrato.”

– Quali sono i suoi campi di applicazione? E i risvolti professionali con crescita nella carriera? Il supporto nella collaborazione con la Giustizia? Ci potrebbe fare qualche esempio, per favore?
“Numerosi e variegati:
– grafologia generale: si occupa dell’analisi della scrittura dal punto di vista intellettivo, caratteriale, del rapporto con gli altri e attitudinale;
– grafologia dell’età evolutiva: osserva la scrittura (e i disegni) di bambini e adolescenti e ne rileva, in alcuni casi, le difficoltà di produzione che oggi rientrano nei cd DSA (disturbi specifici di apprendimento) e che vanno sotto il nome di Disgrafia
– grafologia relazionale (o di coppia): si occupa di mettere a confronto le grafie della coppia per verificare che i caratteri siano compatibili tra di loro;o anche nel rapporto genitori/figli, amico/amica ecc.
– grafologia professionale: si occupa di osservare, attraverso la scrittura, quali sono le inclinazioni di un soggetto e quali attività potrebbe svolgere in ambito lavorativo. Ciò potrebbe essere utilizzato nelle aziende, grandi e piccole, per la selezione del personale per impiegare la “persona giusta al posto giusto”
– grafologia giudiziaria: sicuramente quella più diffusa perché relativa alla rilevazione di firme false su assegni, testamenti, scritture private che giornalmente passano per le mani di giudici e avvocati che si avvalgono della competenza tecnica dei grafologi per “smascherare” il presunto falsario.
Se per i primi ambiti di applicazione lo sbocco lavorativo è ancora arduo, nel caso della grafologia giudiziaria la strada è già spianata grazie alla presenza, all’interno dei tribunali, di un albo apposito che li riconosca come tecnici ed “aiutanti” di giudici e magistrati.”

– Il Convegno organizzato in occasione della ricorrenza dell’ 8 Marzo, reca il titolo “Mascolinità e Femminilità”, attraverso l’analisi della Scrittura: dottoressa Bruno, ce ne potrebbe parlare?

“Sembrerebbe arduo crederlo, ma ogni uomo possiede in sé una componente maschile e una componente femminile che si esprimono e si armonizzano in vario modo al di la’ del sesso biologico. Tali dimensioni costituiscono la base inconscia di numerosi comportamenti, scelte professionali e affettive di ciascun individuo. Ripercorrendo il significato attribuito dallo psicologo C.G. Jung agli archetipi di Anima e Animus, durante il convegno, rintracceremo con l’ausilio della grafologia i segni evidenti della mascolinità e della femminilità all’interno delle scritture individuali con numerosi esempi e il coinvolgimento dei partecipanti che volessero prestarsi, con la collaborazione della docente esperta grafologa, dottoressa Anna Spinelli.”

– Di cosa si occupa la dottoressa Anna Spinelli?
“La dottoressa Anna Spinelli è psicologa e psicoterapeuta ad indirizzo sistemico-relazionale, nonché grafologa ed insegnante di psicologia e filosofia presso un Liceo psico-pedagogico di Acireale.
Anche lei si è formata come grafologa presso l’Arigraf ed oggi è una della docenti dei corsi triennali che si tengono a Catania. Di lei posso dire che è vulcanica, non sta mai ferma e da qualche anno si dedica alla fotografia, devo dire anche con gran talento.”

“La scrittura non è magia ma, evidentemente, può diventare la porta d’ingresso per quel mondo che sta nascosto dentro di noi. La parola scritta ha la forza di accendere la fantasia e illuminare l’interiorità.”
Aharon Appelfeld (scrittore israeliano, 1932-2018)

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