Buon Compleanno, Terence Hill! Auguri a questo attore elegante, riservato, colto ed umile, che da Mario Girotti si è ribattezzato Terence Hill, strizzando l’occhio alla letteratura latina ed assumendo il cognome della moglie, la stessa con cui ormai è sposato da oltre cinquant’anni. Terence Hill/Mario Girotti, come Paul Newman, anche se anziano, è irriducibilmente bello ed affascinante: ad ogni età la vita ha aggiunto alla sua persona, anzicchè togliere. I suoi occhi azzurri procurano ancora i brividi; la sua destrezza con la bici e la disinvoltura con le moto fanno intuire un fisico allenato e sano.
Sempre lontano dagli scandali, dai riflettori, ha una vita costellata di grandi successi e continui consensi. Il pubblico italiano lo considera una certezza, ama quel suo atteggiamento contenuto ma ricercato, quel modo di porgere cortese, quell’assenza di superbia. Insomma, un antidivo per definizione che ritiene provvidenza tutto quello che di buono la vita gli ha dato e gli continua a dare. Esilarante come cowboy attaccabrighe, convincente come guardia forestale, ha infine “fidelizzato” milioni di telespettatori dal 1999 al 2018 vestendo i panni del prete investigatore Don Matteo che per quasi vent’anni, ogni giovedì sera, ha portato dentro la casa degli italiani tanti buoni sentimenti e spiegato l’amore ed il senso del perdono, in alcuni casi anche meglio di un vero prete.
Da Vacanze col Gangster (la sua prima scrittura) al Gattopardo di Visconti, a Guaglione, Cerasella, Lazzarella, passando per il periodo tedesco dei western, approdando a quello italiano, periodo in cui conobbe Carlo Pedersoli e sua moglie Lori Hill Zwicklbauer, tedesca di origine americana, ha interpretato decine di pellicole e serie TV, anche qualcuna in America, durante il periodo in cui viveva nel Massachusseth.
Il sodalizio con Bud Spencer/Carlo Pedersoli lo porta a generare un filone di brillanti western all’italiana (spaghetti western) che per anni hanno fatto il “tutto esaurito” nei cinema, specialmente nelle arene estive. Mio padre, che in realtà amava maggiormente il cinema d’autore, non ne perdeva e non ce ne faceva perdere neppure uno: piccolina, ero sempre sorpresa dalla quantità di guai in cui Terence e Bud riuscivano a mettersi e a provocare, rovinando in rissa e finendo puntualmente a botte.
Botte finte, rumorose con reazioni e conseguenze rocambolesche! Era evidente che non ci fosse alcuna violenza e mi divertiva tanto, quando a fine scena, si aggiustavano i vestiti pieni di terra e sabbia e macchie varie, facevano roteare con l’indice la pistola rimettendola nella fondina e come se non fosse successo niente si allontanavano scambiandosi sguardi d’intesa e lasciandosi alle spalle un ammasso di malcapitati doloranti e mal messi. Ormai assurti allo status di “film cult”, gli “spaghetti western” costituiscono un precedente mai emulato e, insieme alle repliche delle undici stagioni di Don Matteo, continuano ad essere seguiti registrando percentuali importanti.
“Terence ed io non abbiamo mai litigato, ci siamo sempre rispettati e voluti bene”. Bud Spencer aveva ormai adottato questa religiosa riflessione come un ritornello che amava condividere ad ogni intervista, ad ogni rimpatriata col suo più grande e migliore amico. Al suo funerale, Terence Hill, evidentemente addolorato, era il più fotografato e cercato dalle telecamere e anche qui, schivo e defilato.
Durant gli anni ’90, un grave lutto mutò il divenire sereno della sua vita e di quella della sua famiglia: il figlio adottivo Ross perde la vita all’età di sedici anni, a causa di un incidente stradale. La sua esistenza, fortemente segnata si voterà ad un periodo di ritiro dalle scene: in realtà, accetterà solo qualche episodico contratto, ma il suo rientro sarà scandito dal successo che otterrà con Don Matteo che comincerà a girare nel 1999. Originario da parte di padre (che era di Terni) della terra umbra, lui e la moglie si trasferiranno, prima a Gubbio e dopo a Spoleto, essendo rimasti folgorati dal quieto fascino della regione che i lunghi periodi di lavoro avevano dato loro modo di conoscere.
Dunque, “Buon Compleanno a Terence Hill”, a quest’attore educato e gentile che con la sua bicicletta, gli splendidi occhi azzurri e l’inflessione anglofona, entra ormai da anni nelle case degli italiani.
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