Dov’è finito? Che fine ha fatto Vito Imperato? Il primo violino di “spalla” dell’orchestra del Teatro Massimo Bellini non ha suonato nel concerto sinfonico dello scorso fine settimana. Il pubblico è rimasto piuttosto sorpreso nel vedere sul palco, al posto del maestro Imperato, uno sconosciuto violinista: è costui un giovane professore che ha superato brillantemente l’audizione e, in attesa di conoscerlo meglio quando si alternerà con il titolare, gli auguriamo una lunga carriera in questo teatro d’opera.
Volto noto, notissimo, della serata è stato invece quello di Uto Ughi. Il grande violinista a distanza di un anno è tornato al Teatro Massimo Bellini, dove si è già esibito molte volte e sempre con l’ammirazione di chi lo ama incondizionatamente per ciò che ciò che fa, ciò che dice, ciò che tace e lascia intendere.
Uto Ughi ha dalla sua tecnica, umanità e carisma. La sua ritualità odora di genio. Ha un rapporto religioso, quasi mistico, con la musica. Come è suo solito, durante l’esibizione ha dato spesso le spalle al pubblico. Il suo non essere “a favore di telecamera” ha ragioni profonde, che attingono alla sua storia personale: altra volta ne abbiamo scritto e non torniamo su quest’argomento, delicato, mai toccato dal Maestro in interviste o nell’autobiografia.
Sebbene Uto Ughi forse non entrerà nella leggenda come Paganini, è certo però che egli sa comunicare la musica con senso quasi sacerdotale. Con l’orchestra del Teatro, ben diretta da Stefanos Tsialis, ha suonato di Ludwing van Beethoven la Romanza n. 2 op. 50 e il Concerto op. 61: pagine musicali che il Ughi ha eseguito in pubblico centinaia di volte, in tutte le latitudini e sempre con il coinvolgimento emotivo della prima volta. Alla fine, tutti i professori d’orchestra all’impiedi per rendere omaggio al grande violinista.
Dopo l’intervallo, la seconda parte della serata è stata interamente dedicata alla sinfonia n. 4 di Beethoven op. 60, che ha natura cristallina ed apollinea. Il bravo direttore Tsialis, di origine greca, ondeggiava sul podio come i flutti dell’Egeo. E’ stata una fortuna poter vedere all’opera questo direttore, noto soprattutto all’estero (parla otto lingue!), che è stato l’altro protagonista della serata.
Lascia un commento
You must be logged in to post a comment.