«È una persona a cui tutto il nostro Paese deve tanto, un mito, protagonista della storia italiana sotto molteplici aspetti: come pubblico ministero che ha richiesto e ottenuto gran parte delle condanne del maxi processo, come collega e amico di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, con cui ha dato vita a quella possibilità che in Italia si potesse davvero cambiare e sconfiggere un fenomeno che a noi ragazzi di allora cominciava ad apparire imbattibile, quello mafioso».
Non nasconde la grande stima per il magistrato Giuseppe Ayala il presidente dell’Associazione Diplomatici, Claudio Corbino, all’apertura del penultimo appuntamento – lunedì 15 aprile – del ciclo di incontri Words of tomorrow, organizzato in collaborazione con Eastwest European Institute per mettere in collegamento gli studenti con autorevoli personaggi e ragionare con relatori e ospiti delle criticità che caratterizzano la vita sociale e collettiva.
«Abbiamo voluto fortemente questo incontro», sottolinea Gabriella Grimaldi, presidente dell’associazione internazionale al femminile FIDAPA Catania, composta da 11mila socie e articolata i 300 sezioni distribuite in tutto il territorio nazionale. «Siamo un movimento di opinione indipendente che persegue i suoi obiettivi senza distinzioni di alcun tipo e sostiene iniziative di donne che operano nel campo dell’arte e degli affari – spiega Grimaldi – per valorizzare le competenze e la preparazione delle nostre socie e migliorare la vita lavorativa delle donne e la loro partecipazione sociale, rimuovendo ostacoli tuttora esistenti ed eliminando le discriminazioni nei loro confronti».
Parte dal cuore del dibattito, la giustizia, il magistrato Ayala – di recente protagonista anche al CWMUN New York con i Diplomatici – rivolgendosi alla platea di studenti, professori e colleghi. «La questione della giustizia in Italia è da troppo tempo al centro di dibattito mediatico, politico, sociale», dice l’ex Sottosegretario al Ministero di Grazia e Giustizia, esperto di vita pubblica e sociale del nostro Paese.
«Il vero problema per cui la giustizia in Italia ha un ruolo eccessivamente da protagonista è banale e riguarda l’assenza di controlli preventivi. Quando si matura una condotta illecita giustamente si pensa alla magistratura, ma come evitare che quella condotta arrivi a quel punto?». Si dibatte quindi sugli organismi terzi che dovrebbero svolgere funzioni di controllo e fungere da garante del corretto funzionamento della giustizia, come l’anticorruzione e la Consob. «La magistratura è come un fiume che scorre tenuto da argini, che sono i controlli preventivi. E quando questi si indeboliscono il fiume finisce per ingoiare territori che non dovrebbero essere di sua competenza».
L’unica chance, per il magistrato, è aiutare i giovani a formarsi con senso civico, partendo dalle famiglie e coinvolgendo anche scuole e università, che lui stesso gira per dare il proprio contributo. «Dobbiamo puntare sui ragazzi e sperare che possano costruire un mondo migliore rispetto a quello che gli stiamo consegnando. Ognuno di noi, nel suo piccolo, dovrebbe fare la sua parte, come chiedere la ricevuta fiscale al bar, anche solo per un caffè e un cornetto. Perché, come recita uno slogan che ho inventato tempo fa, la legalità conviene. Pensateci».
Così si rivolge ai giovani in platea, che lo riempiono di domande: gli chiedono chiarimenti sull’evasione fiscale, se ha mai perso la speranza e come l’ha riacquistata, qual è il potere delle associazioni a delinquere e l’arma che i giovani hanno a disposizione, oggi, per sconfiggere la mafia. Giovani estremamente assetati di giustizia, come sottolinea Corbino. Di giustizia sociale e politica, e che sperano di trovare all’interno della parola giustizia una speranza per il futuro.
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