“Confronto su ideali e buone prassi per la crescita delle periferie sud di Catania”

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“Confronto su ideali e buone prassi per la crescita delle periferie sud di Catania”

Si è svolto oggi a Catania nel quartiere di Librino l’incontro tra il quartiere e il procuratore della Republica carmelo Zuccaro Vengo qui a Librino quasi con un senso di disagio, perché il compito della procura è ripristinare la legalità, ma anche i torti. Tanto viene fatto, ma sono consapevole di quanto non viene fatto. E voi a Librino avete subito dei grandi torti: chi è nelle istituzioni pubbliche e non fa non può avere alibi, deve dimettersi» Con queste parole il Procuratore Zuccaro esordisce questa mattina all’incontro organizzato dall’associazione organizzato dalla Misericordia Librinoinsieme alla Rete sociale Librinoe alla Parrocchia Resurrezione del Signore di viale Castagnola che ha ospitatol’incontro, avente per tema l’illegalità a librino e in tutta la zona sud della città e il ruolo che le istituzioni hanno nella lotta.
Qui e in altri quartieri periferici – ha spiegato Zuccaro -, è stato violato il patto sociale sancito dalla nostra Costituzione, che si basa su solidarietà e giustizia. Il patto sociale va ristabilito», ha affermato il procuratore capo di Catania rispondendo alla domanda sulla quale si è incentrato il dibattito, posta dal dottore Santo Carnazzo, decano dei volontari nel quartiere: «Cosa possiamo fare rispetto alla grandezza dei numeri e dei problemi di Librino?». «Di certo – ha proseguito Zuccaro –la repressione non è sufficiente. Dopo ogni operazione vengono lasciati dei vuoti di potere dai gruppi criminali dopo che questi sono stati fermati, ci sarà sempre un altro gruppo criminale pronto a sostituirlo. Lo Stato deve riempire il vuoto dando possibilità ai giovani non di essere reclutati come pusher ma di avere in futuro. La mafia è un fenomeno sociale e avrà fine, come diceva Giovanni Falcone. Ma non finirà da sola». Un concetto, quello della necessità di un intervento congiunto tra istituzioni ed attori sociali, ribadito anche dai rappresentanti delle realtà del territorio intervenuti.
Tra i tanti interventi citiamo : Salvatore Cubito, parroco della chiesa Resurrezione del Signore, «in questo territorio, dove sono presente da 8 anni, si è certamente fatto tanto e tanto ancora c’è ancora da fare. Maspesso vedo ragazzi dover nascondere di vivere a Librino per la percezione negativa che si ha del quartiere».
PerGuglielmo Barletta, portavoce della Rete Sociale Librino la risposta al pregiudizio può venire solo con il costante intervento sui giovani: «Lavoriamo molto sulle attività educative del quartiere, dove c’è l’età media molto bassa, molta dispersione scolastica e dove spesso si diventa madri a 15 anni e nonne a 30. Spesso – prosegue Barletta -, sorridiamo quando viene un ragazzo di 15 anni e indica un bambinetto dicendo “lui è mio zio”. Pèrche puntare ai bambini? Non perché gli adulti siano persi, ma perché i bambini hanno le potenzialità di cambiare. Nonostante si percepisca lo scoramento»,
«Da moltissimi anni – ha detto Sara Fagone, portavoce della rete Piattaforma per Librino-, non si fa altro che parlare di periferie. Intellettuali, partiti politici: tutti hanno ricette ma nessuno abita in questi quartieri. E quindi tocca a chi ci abita trovare le soluzioni. Librino ha un capitale umano inestimabile. Qualche battaglia l abbiamo vinta, come quella di portare qui gli istituti superiori, o per l’apertura dell’ospedale, e oggi abbiamo il primo liceo coreutico in provincia all’interno dell’Istituto Omnicomprensivo Musco. Se questo è stato fatto, è merito della associazioni. Che forse sono state lasciate sole a cercare di ricucire il tessuto sociale», ha concluso Fagone.
Ultimo intervento conclusivo del procuratore Zuccaro: «La città diCatania è in ungravissimo dissesto, causato dauna grande evasione che interessa chi ha maggiore abbienza. Sicuramente non lo ha prodotto ilfatto che sono stato spesi soldi a Librino, ma che sono stati spesi male.Il controllo peròspetta a voi cittadini di Librino, oltre che a noi magistrati. La mafia fa schifo non basta dirlo, e bisogna respingere tentativi di infiltrazione, anche nel terzo settore. Il caso Montante ci dice che ci sono persone che si dichiarano paladine della legalità dialogando con la mafia,. Hoil dovere di essere ottimistamacredo che il futuro non cambierà se non ci impegniamo per farlo».

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