Gianna Fratta dirige “Madama Butterfly” al Teatro Massimo Bellini

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Gianna Fratta dirige “Madama Butterfly” al Teatro Massimo Bellini

Le cose che vanno troppo per le lunghe non piacciono più. La velocità è un valore dei nostri tempi anche quando si va a teatro a vedere un’opera lirica. “Madama Butterfly” di Puccini – in scena al Teatro Massimo Bellini sino al 17 maggio – si adegua e regala ai suoi spettatori il pregio della brevità: due atti anziché tre. L’eliminazione di una pausa fa guadagnare una buona mezz’ora di tempo. Già prima di mezzanotte lo spettacolo finisce! Se si desidera, si ha tempo per l’amato rito del dopoteatro.

Proprio con un rito – ma ambientato nel Giappone scintoista – inizia la rappresentazione. Questa scena iniziale, non prevista dal libretto, l’ha introdotta il regista Lino Privitera, che fa cominciare senza musica la sua “Madama Butterfly”: si apre il sipario, l’orchestra tace, sei danzatori, truccati con biacca e neri tratti spigolosi, iniziano un silente cerimoniale e, volgendo le spalle al pubblico, mimano il suicidio rituale della protagonista; il finale è così “spoilerato”: ma la rivelazione anticipata è nota; il pubblico sa già che Butterfly la fa finita con una lama di coltello alla gola.

I danzatori, in scena anche in altri momenti, rappresentano i demoni che tormentano la coscienza di Butterfly. Nello svolgimento della sua vicenda, la donna perde infatti mano a mano le sue fiduciose certezze. Afflitta dal senso di colpa (ha abiurato e perciò è stata rinnegata dalla comunità di origine), frustrata nelle sue aspettative (attende invano il ritorno del suo beneamato) sente un sentimento di fallimento esistenziale. Rimasta senza denaro svanisce anche il bel programmino che si era fatta sposando a 15 anni (ma era già scaltrita dalla vita), con un matrimonio “a termine” (ancora oggi si usa nei Paesi dell’Est e nell’Islam), il capitano di Marina USA Pinkerton: vivere a spese del marito, in un villino in collina vista mare sul porto di Nagasaki, servita e riverita, con il marinaio yankee che provvede alle spese di mantenimento. Ma Pinkerton chiude i cordoni della borsa e sposa una connazionale; tradendola, oltraggia il senso dell’onore della protagonista. Se fosse accaduto oggi, Butterfly non si sarebbe suicidata ma, come tragico epilogo, avrebbe scelto di “evaporare”: sono migliaia ogni anno i giapponesi che, vinti dalla vergogna per un matrimonio fallito o per aver perso il lavoro, scompaiono in una nuova vita senza lasciar e traccia di sé. Questa è la faccia oscura del Giappone, che si fonda su concezioni culturali difficilmente comprensibili.

Ancor più incomprensibile risultava il Giappone al tempo di Puccini: vero è che per “Madama Butterfly” (prima rappresentazione 1904) il compositore utilizzò dodici melodie originali giapponesi (orchestrate e armonizzate all’occidentale) ma, assieme ai librettisti – Luigi Illica e Giuseppe Giacosa -, attribuì alla “geisha” la funzione di prostituta. Sbagliò: la “geisha” è ben altro e non può certo avere 15 anni, come scritto nel libretto. Molto ci sarebbe poi da dire sui maliziosi doppi sensi a sfondo sessuale presenti in “Madama Buttefly”, ma tralasciamo e torniamo allo spettacolo che abbiamo visto al Massimo, la sera della Prima.

Gradevoli, con punte di eccellenza, tutte le voci che hanno saputo impersonare questa tragedia dell’illusione. Applausi a scena aperta per le arie più emotivamente trascinanti. Nuovo l’allestimento scenico ideato da Alfredo Corno con fondali eleganti e stilizzati, ispirati a canne di bambù, ceramica raku, carta di riso, pittura tradizionale. Luci con predominanza di tonalità oro e rosa pesco, ma inclinanti sempre più verso i color freddi e metallici nel finale, quando il tema della morte viene anche sottolineato dagli ottoni e da fenomenali colpi di tam e di una enorme grancassa.

Ottima la direzione d’orchestra del maestro Gianna Fratta, che per competenza e per il gesto, allo stesso tempo leggero e sicuro, è amata dai professori d’orchestra. Il maestro Fratta in passato ha diretto “Madama Butterfly” in prestigiosi teatri e anche in Corea, dove la cultura musicale occidentale è molto amata e studiata: l’Oriente, sotto questo aspetto, ha una marcia in più per la complessiva conoscenza della tradizione musicale propria e altrui, con un senso di rispetto infinito per l’Opera italiana. Il maestro Fratta ha proposto una lettura essenziale di Butterfly e ha dato vita ad una storia universale in cui sono presenti i temi dell’attesa e della speranza, dell’abbandono e della morte.

Madama Butterfly
Tragedia giapponese in tre atti
Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa

Musica di Giacomo Puccini

Personaggi e interpreti
Madama Butterfly (Cio-Cio-San) Daria Masiero Eunhee Kim (11, 14, 16 maggio)
Suzuki Ilaria Ribezzi
Kate Pinkerton Sabrina Messina
F.B. Pinkerton Raffaele Abete
Alessandro Fantoni (11, 14, 16 maggio)
Sharpless Enrico Marrucci
Giovanni Guagliardo (11, 14, 16 maggio)
Goro Enrico Zara
Il principe Yamadori Gianluca Failla
Lo zio bonzo Francesco Palmieri
Il commissario imperiale Salvo Di Salvo
L’ufficiale del registro Gianluca Failla

Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini

Direttore Gianna Fratta

Maestro del coro Luigi Petrozziello

Regia Lino Privitera

Scene e costumi Alfredo Corno

Nuovo allestimento scenico

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