Il campione romantico, esponente serio e riservato del mondo di una Formula Uno che non esiste piu`, se n’e` andato. In questi giorni, ha riempito ancora tutte le testate giornalistiche come faceva ai tempi belli, quando bellissimo, freddo e calcolatore, con un sorriso che pronunciava gli incisivi superiori, le sue gesta erano ripetute ovunque, giornali specializzati, sportivi e scandalistici. Come tutti gli eroi ad alta velocità di quell’epoca, era oggetto di attenzioni ed interesse da parte di milioni di fan, compresa la sottoscritta che lo adorava smisuratamente, al di sopra di qualsiasi icona del mondo della musica o del cinema.
Sebbene si fosse rialzato ed avesse lottato graffiando la vita tutti i giorni, l’incidente al circuito del Nürburgring per il Gran Premio di Germania l’1 Agosto del 1976, a ventisette anni, aveva negli anni comportato innumerevoli compromissioni ad organi vitali: trapianto del rene, del polmone, operazione al cuore. Eppure, non aveva mai smesso di lavorare un giorno, non aveva mai abbassato l’attesa riguardo alla vita. Dopo quarantadue giorni dall’incidente, ritorno` a gareggiare al premio di Monza il 12 Settembre, arrivando quarto; ricordo ancora le tre Ferrari allineate fuori dai box e Clay Regazzoni insieme a Carlos Reutemann che avevano il compito di guardagli le spalle continuamente. E cosi` fecero: insomma, due angeli custodi. James Hunt, il cui scalino di differenza nella classifica generale, era abbastanza congruo, non avendo competizione col suo piu`pericoloso antagonista, riuscira` a rimontare e ad essere dichiarato vincitore per un solo punto di differenza al Gran Premio del Giappone, da cui, a causa delle forti piogge, Lauda si era prudentemente ritirato al secondo giro, ammettendo senza vergogna i motivi che lo avevano indotto a farlo. Indirizzo che non piacque alla Scuderia Ferrari che protendeva per la scusa tecnica.
Io mi ricordo tutto di quell’1 Agosto 1976: ricordo che mio nonno stava guardando in soggiorno il Gran Premio di Germania ed io che passavo per caso (avevo undici anni) rimasi folgorata dalle immagini dell’incidente, il fumo e il fuoco, Arturo Merzario che estrae il pilota dalle fiamme senza pensare un attimo al rischio che stava correndo. Macchine che arrivavano a velocità, abbandonate in mezzo alla pista e finivano la loro corsa per andare a prestare aiuto e soccorso a Niki Lauda.
Da quel giorno, alla mia infanzia si aggiunse una passione di cui mi alimentai per nove anni, sino a quando Niki Lauda si ritirò definitivamente dalle corse come pilota. Patii con lui la convalescenza, fui piena di orgoglio quando si piazzo`quarto a Monza; assolutamente d’accordo quando si ritiro` dal Gran Premio di Giappone, sul circuito del Fuji. Guardavo le gare in un silenzio religioso, pregando i membri della famiglia di non fare rumore ed esprimevo commenti a margine. Conoscevo qualsiasi dettaglio: non c’era rivista che non si occupasse di lui ed io le compravo tutte, ritagliando gli articoli e classificandoli con ordine, vita privata e vita professionale. Ma la rivista che aspettavo con ansia maggiore era “Autosprint”; usciva il mercoledi`, me la portava mio nonno ed io me la sciroppavo in ogni sua pagina, imparando a memoria anche i tempi delle prove! Possiedo la pista di Niky Lauda, i libri da lui scritti e confesso di aver acquistato il 45 giri “Nunteregge piu`” di Rino Gaetano proprio perché lui lo cita in un passaggio.
Un mondo ad altissima velocità che gasa le menti degli appassionati, del cui fermento si nutriva la mia fantasia; pensavo di essere in quel mondo, fatto di donne bellissime, spesso modelle, che sorreggevano gli ombrellini ai piloti; di velocissimi cambi di gomme, le luci rosse e verdi, il giro di ricognizione; i messaggi di ogni scuderia al proprio pilota, l’agitazione nei box, la bandiera a scacchi sventolata sul vincitore, il podio e quello champagne spruzzato ovunque: quadri che incendiavano l’immaginazione collettiva! Il profumo di soldi e di pneumatici surriscaldati.
Il mondo della Formula Uno era un universo governato da leggi diverse improntate al fascino, al denaro, alle persone famose in tutti i campi, all’attesa e all’improvvisazione; ogni corsa diventava una passerella internazionale e a consegnare le coppe padrini eccezionali, re e principesse. Poi tutto cambiò e “al posto degli uomini, solo macchine“, come disse James Hunt. Nomi come Andretti, Fittipaldi, Arturo Merzario, Ronnie Peterson, Carlos Reutmann, Lella Lombardi, James Hunt, Jody Scheckter, Hans Joackim Stuck, Patrick Depalleir, Alain Prost, James Watson, Brambilla; macchine come la Ligier, la Tyrrel, la Lotus, nera con le scritte in oro ed un muso di una eleganza… modelle anch’esse. La sfilata all’inizio della gara evidenziava bellezza e prestanza di quei mostri capaci di volare e prendere una curva a 300km/h!
Niki Lauda fu un assertore convinto e spesso solo, del cambiamento delle regole di sicurezza, sulla macchina e soprattutto in pista. Ancora ho negli occhi il Gran Premio del Sudafrica del 1977 dove Tom Price (un pilota gentile e bravo) perse la vita per un estintore lanciato in aria da un commissario di pista che imprudentemente stava attraversando.
Egli era l’icona romantica a cui per sport o no, chiunque riesce a votarsi perché riscontra in quel riferimento tutti i codici propulsivi della voglia di farcela, di venirne fuori; si era veramente fatto da solo perché la sua famiglia lo aveva ripudiato in quanto avrebbe preferito che proseguisse la carriera di banchiere. Niki Lauda per pagarsi macchina e gara (comincio`con la Formula Vee a diciannove anni e proseguì con la Formula 3 e 2) si fece fare un prestito e si intestò debiti che era sicuro un giorno sarebbe riuscito a cancellare. E cosi fù: vinse tre mondiali, due con la Ferrari (1975,1977) ed uno con la Mclaren (1984, un anno prima di ritirarsi). Prese parte a 171 gare, 24 piazzamenti in prima fila e 25 primi posti.
Aveva orecchio ed occhio attentissimi: i piloti arrivavano in pista e facevano con la macchina un giro per familiarizzare col circuito. Lui, no: lui lo percorreva a piedi per conoscerne ogni singolo metro. Riusciva ad avere percezione del respiro del motore e nessuna vettura da lui guidata è riuscita ad essere la stessa dopo: oltre alla Ferrari, la McLaren è un esempio, riuscendo a perfezionarla al punto che fra il 1983 ed il 1984, lui e John Waston prima ed Alain Prost, infine portarono a casa risultati interessanti, forti anche di un motore Porsche di cui Lauda conosceva i meriti e che aveva voluto con convinzione. Ritiratosi nel 1985, orbitò comunque nel mondo delle corse, rivestendo il ruolo di consulente per Ferrari e Jaguar gestendo i rapporti nelle squadre e cercando soluzioni tecniche, cosa che gli riusciva perfettamente. Dal 2012 sino alla sua scomparsa, fu Presidente non esecutivo della Mercedes AMG F1.
Nel 1975 lui e la sua Ferrari 312 T erano su tutte le copertine, di riviste specializzate e non. Si racconta che nell’anno dell’ingaggio (1974) alla Ferrari – veicolato da Clay Regazzoni – avesse avuto l’ardire di definire in faccia allo stesso Enzo Ferrari che la macchina fosse una “merda” (testuali parole). Il Drake, allora gli lanciò la sfida offrendogli l’opportunita’ di suggerire i miglioramenti. Se avesse fallito, sarebbe stato fuori. E Niki Lauda dal Gran Premio di Monaco del 1975, inanello’ cinque vittorie di fila e vinse il suo primo mondiale, facendo vincere la Ferrari negli Stati Uniti, cosa che non era mai avvenuta prima.
Ricordo i verbi all’infinito, ma la esatta pronuncia delle parolacce: ricorrente nelle sue definizioni era “grande kasino”. Sebbene riservato, la sua vita privata è stata forse in alcuni passaggi un po`disinvolta. Si separò dalla moglie Marlene Knaus che aveva conosciuto ad una festa dell’allora compagno di lei, l’attore Curt Jurgens: fu un colpo di fulmine e dopo pochi mesi si sposarono. Lei gli fu accanto sempre, ma evidentemente qualcosa si spezzò. La seconda moglie, piu`giovane di lui di trent’anni deve averlo amato moltissimo, favorendo anche il prolungamento della sua vita con la donazione di un rene, impresa necessaria per la quale nessuno era stato ritenuto compatibile, né il fratello, né il figlio.
Dopo aver lasciato le corse, apre la compagnia aerea Lauda Air che poi venderà per riacquistare e diffondere col nome di Niky. E lì che conoscerà la seconda moglie Birgit, essendo lei una delle hostess.
Il trapianto del polmone, ultima operazione in ordine di tempo, avvenuta l’anno scorso, dopo averlo costretto ad una lunghissima degenza, per le complicazioni di un’influenza, unitamente ai problemi renali, lo sfianchera’ per portalo via nella notte fra il 20 ed 21 maggio. Il 22 febbraio aveva compiuto 70 anni.
La bandierina a scacchi è scesa sul suo passaggio per l’ultima volta.
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