DA REDAZIONE
Finalmente la Sicilia si adegua a una norma nazionale che in questi anni ha permesso alle altre regioni d’ Italia di godere di grandi benefici. Oggi, grazie al recepimento della legge nazionale e grazie alla Legge 6 Maggio 2019 n. 5 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Sicilia ed entrata in vigore il 17 Maggio c.a., anche i cittadini siciliani potranno disporre di uno strumento da applicare su tutti quegli interventi esclusi dall’autorizzazione paesaggistica o sottoposti a procedura semplificata.
L’on. Luca Sammartino, presidente della V commissione all’Ars, intervenuto stamattina nella sede della Confcommercio alla presenza dei vertici della Fipe e numerosi operatori dei pubblici esercizi, così ha illustrato il dispositivo di legge:
“Oggi spieghiamo i benefici dell’approvazione del ddl Tusa che è già legge regionale pubblicata in Gazzetta: la sburocratizzazione del processo amministrativo nei confronti degli esercenti commerciali per tutte quelle iniziative che prima richiedevano il vaglio della Sovraintendenza alle Belle Arti, che molto spesso causavano lungaggini e ritardi nell’iter burocratico, oggi sono state normate con regole certe e iter agevolati. Abbiamo previsto due modalità di erogazione del servizio, una prevede il disimpegno da parte della Sovrintendenza nel vigilare sulle iniziative che l’esercente depositerà direttamente allo sportello unico del proprio comune e il percorso agevolato per alcuni interventi che prevedono l’autorizzazione entro 60 giorni col silenzio assenso attraverso l’ausilio della conferenza dei servizi. Un disegno di legge – ha concluso Sammartino – che riporta dignità al settore commercio e sviluppa quell’idea di imprenditorialità con regole certe nel rispetto delle città in cui gli esercenti operano, che porterà nuova occupazione e permetterà di aumentare le attività commerciali nel rispetto delle regole che tutto il resto del paese ha già avuto”.
Soddisfatti titolari e gestori dei pubblici esercizi, ma perché le indicazioni da dare agli operatori siano complete e le regole da rispettare siano veramente tutte la FIPE invoca l’intervento degli enti locali.
“La palla adesso passa al Comune – ha affermato deciso Giovanni Trimboli, presidente FIPE sezione Ristoranti – la nostra categoria farà pressing su Sindaco, assessore di competenza, il consiglio comunale e il suo presidente affinché convochino entro l’estate un tavolo tecnico che coinvolga anche architetti e geometri per creare finalmente un piano del colore e dotare gli operatori di un regolamento certo e chiaro sulla costruzione dei dehors: tipo di materiale, colori e tende, strutture e pedane. Chiediamo di snellire l’iter burocratico per dotarci di questo strumento, dopo anni di immobilismo che ci ha tenuti in un limbo privo di regole”.
Un limbo che spesso ha generato e continua a generare confusione nell’installazione dei dehors, come ha spiegato il presidente della FIPE regionale e provinciale Dario Pistorio: “Se con l’applicazione di questa legge si regolamentano gli interventi ricadenti in aree vincolate, le modalità delle istanze volte al rilascio dell’autorizzazione paesaggistica ed i tempi entro i quali l’amministrazione è tenuta a rilasciare i provvedimenti, non si chiariscono le modalità con cui costruire le strutture esterne dei pubblici esercizi. Ora tocca ai comuni di dotarsi di uno strumento da noi invocato da anni che è il piano colore per dare decoro al centro storico. Chiunque monta una struttura esterna chiede le dovute autorizzazioni e produce tutta la documentazione richiesta per il suolo pubblico ma se il Comune non ha un regolamento che fissa i requisiti che i dehors devono avere non ci sono regole da infrangere per l’operatore”.
Il presidente della FIPE di Catania Dario Pistorio commenta così la notizia che il chiosco del Lungomare si farà. I lavori sono iniziati e poco importa che dietro ci sia la sentenza del Tar che costringe il Comune a dare l’autorizzazione.
“Lavorare onestamente e nel rispetto delle regole è diventato impossibile. Va bene una sana competizione che mette in concorrenza le aziende spronandole a migliorare la loro offerta, ma così si sta minando la serenità lavorativa degli operatori, e le migliaia di persone che collaborano nelle stesse.”
“Notiamo che nella sentenza – dice Pistorio – il Tar dichiara che il Comune, a differenza delle precedenti sentenze in cui si asseriva che il Comune “deve dare” la concessione, “può darla”. Dunque il Comune non aveva l’obbligo di concederla, ma ha l’obbligo di istruire un procedimento, e di farlo in conferenza di servizi. Rileviamo – continua il presidente della FIPE – che nella conferenza di servizi tutti gli enti che hanno partecipato alla stessa hanno determinato un parere favorevole non tenendo conto che la zona, anche se di alto traffico veicolare, è già abbondantemente servita da due grosse strutture quasi adiacenti al chiosco che dovrà nascere”.
A questo punto, la FIPE Confcommercio con il suo intero direttivo, dice basta al proliferare di chioschi e punti ristoro senza una strategia, senza una logica e resta in attesa di un piano commerciale per i pubblici esercizi prevista anche dalla normativa Europea “ Bolkestein”. Se necessario – incalza Pistorio – occorre anche un blocco temporaneo delle licenze, come fatto a Catania da passate amministrazioni e in altre città italiane”.
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