Sea Watch 3: invito alla solidarietà verso i migranti da Lampedusa a Torino

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Sea Watch 3:  invito alla solidarietà verso i migranti da Lampedusa a Torino

“La Diocesi di Torino è disponibile ad accogliere senza oneri per lo Stato i migranti della Seawatch”. Così si è espresso al termine della messa, l‘Arcivescovo monsignor Cesare Nosiglia, nella giornata in cui si festeggia San Giovanni Battista (Patrono della città), il Santo che riconobbe Gesù quando entrambi si trovavano ancora nel ventre delle loro madri.

“Rivolgo una preghiera speciale a San Giovanni, che ha sempre difeso i poveri – ha aggiunto – Chiedo a lui di dare una mano per risolvere il problema che stanno vivendo le persone a bordo della Sea Watch. Per essere concreti la Chiesa di Torino è disponibile ad accogliere questi fratelli e sorelle. Desidero esprimere la mia solidarietà – ha sottolineato – a quanti in Italia, e anche nella nostra città, stanno dimostrando pacificamente per richiamare l’attenzione sulla situazione di grave e ingiusta sofferenza in cui si trovano 42 persone sulla nave Sea Watch al largo di Lampedusa.”

Un gruppo di concittadini questa notte ha iniziato a dormire davanti alla chiesa di San Dalmazzo per esprimere solidarietà, soprattutto verso le condizioni di disagio in cui queste persone si stanno trovando, ormai costretti a bordo da troppi giorni, accogliendo l’invito a questo insolito raduno che parte da Lampedusa.

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo prenderà una decisione oggi pomeriggio sulla richiesta avanzata dalla nave Sea Watch 3 affinché siano adottate “misure provvisorie” che consentano l’approdo sulla terraferma dei numerosi migranti, a bordo della nave da 13 giorni. Nonostante la consapevolezza di andare incontro a un’incriminazione per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e forse di associazione per delinquere, oltre che a una multa e alla confisca della nave, Carola Rackete, giovane capitano tedesco della nave, ha spiegato in un’intervista: “Io entro nelle acque italiane e li porto in salvo a Lampedusa. Sto aspettando cosa dirà la Corte Europea dei diritti dell’uomo, poi non avrò altra scelta che sbarcarli lì, perchè la vita delle persone viene prima di qualsiasi gioco politico e incriminazione. Non bisognava arrivare a questo punto“.

Don Carmelo La Magra, parroco di San Gerlando, l’unica parrocchia di Lampedusa, ha avviato questa iniziativa di solidarietà, ovvero invitare i concittadini e tutti coloro che non riuscissero a dormire tranquillamente nei propri letti pensando a persone che dopo aver affrontato la tristezza di abbandonare la propria terra, che comunque sia costituisce sempre le proprie radici, aver affrontato la indescrivibile disperazione dei lager libici in cui al confronto l’Inferno diventa una meta per turisti e rischiato di morire affogati in mare, sempre più sicuro della terra ferma, debbano anche subire l’ultima demolizione della flebile speranza che continuano a nutrire di essere aiutati.

Don Carmelo, mesi fa quando la nave Mare Jonio giaceva al largo del porto attendendo il permesso di sbarcare, nel suo abito talare stava al molo Peverello a reggere lo striscione “Aprite i porti” con tanto di hashtag! Spiega che a Lampedusa gli arrivi non si sono mai fermati, semmai solo occasionalmente affievoliti e sviluppati in forma di piccoli sbarchi vigilati dalla Guardia Costiera. Lampedusa per mesi non ha potuto godere della Guardia Medica organizzata sia per gli autoctoni che per le emergenze; soltanto da pochi giorni la situazione sta migliorando. I migranti che arrivano si rifugiano subito in Chiesa e vengono sempre accolti e rifocillati dagli abitanti che ormai sanno come fronteggiare qualsiasi situazione li riguardi. Anche l’approccio psicologico è stato raffinato, avendo cura di non esercitare pressioni e prestando orecchio piuttosto che fare troppe domande. Insomma un’isola che soccorre ed accoglie, che si muove ai limiti dei limiti disposti dal governo, senza sconfinare nell’illegalità e nella brutalità; che riesce anche a garantire ai numerosi turisti servizi e sicurezza. Eppure, sembrano non assurgere ad interesse nazionale i fatti che lì accadono; e allora Don Carmelo La Magra, certo di avere la solidarietà dei suoi parrocchiani che conoscono bene il vero significato della parola “solidarietà”, confortato dal quotidiano interesse di Papa Francesco che mai ha fatto mancare il proprio appoggio, continua ad operare nel senso del rispetto dei diritti umani.

Sebbene sia semplice esprimersi verso questa faccenda con locuzioni prive di termini eleganti, non aggiungerò altro, se non riportare la risposta “singolare” del ministro Salvini su Twitter: “Caro parroco, con tutto il rispetto, io non cambio idea: porti chiusi a chi aiuta i trafficanti di esseri umani. Dorma bene”.

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