di Matteo Licari
Mi scrive una lettrice in merito all’articolo pubblicato giorni fa sulla importanza del dimenticare nella vita di ciascuno di noi, la quale preferisce non essere menzionata e che, per comodità, chiameremo Amalia: “Caro Professore, dai comportamenti che vedo attorno a me, alla maggior parte della gente sembra non importare niente dei propri legami, al contempo siamo tutti molto soli, solo una piccola parte di noi se ne rende conto e cerca di evitare di chiudere le porte alla vita. In molti casi mettere su certi legami una pietra tombale è l’unico modo per salvarsi. L’unico modo. La maggior parte degli individui non vuole rischiare, non vuole esporsi né mettersi in gioco, preferisce consapevolmente una vita grigia, che prosegue per inerzia e profondamente infelice, ma che garantisce alcune certezze e non di rado accettando compromessi pesanti, pur di non fare i conti con i propri limiti, le proprie fragilità, i propri errori e rinunciando così al desiderio profondo che vive in ognuno di noi, alla propria autorealizzazione. Questa è la natura umana purtroppo, non sto dicendo delle novità. In ballo però non c’è poco: c’è la qualità della nostra vita, chi decidiamo di amare, chi decidiamo di non amare e quello che siamo. Quanto costa decidere e scegliere?”
Eh sì cara Amalia, barattiamo sempre un po’ di felicità per un po’ di sicurezza. Se avviene quello che tu descrivi così bene, è perché non può che avvenire così, perché non poteva accadere diversamente. Sembra un gioco di parole vero? Eppure è la Realtà. Nel carattere di ognuno è scritto a lettere cubitali cosa accadrà. Qualcuno lo chiama destino, quelli che credono di sapere, lo chiamano inconscio. Ciò che ci accade non poteva non accadere così come è stato perché noi siamo come siamo, fossimo stati diversi sarebbe stato tutto diverso. Così, dimenticare le umiliazioni subite è come se esse non fossero mai esistite. Dimenticare il male che noi abbiamo fatto è come se esso non fosse mai esistito e con esso scompare il senso di colpa, il fallimento che ci tormenta. In ambedue i casi si annulla la sofferenza che ci provoca il non dimenticare. “La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza” diceva nostro fratello Totò a Oriana Fallaci, e non aveva torto. La misericordia di Dio passa anche dall’oblio di ciò che siamo stati, nel bene e nel male. Dio, nel suo sconfinato amore, si disinteressa del nostro passato: ha occhi solo per il presente.
Amalia: ” … ma esiste anche il coraggio di voltare pagina però, anche se è raro!”
Sicuro che esiste il coraggio di voltare pagina, gentile Amalia! Nella quasi totalità dei casi è direttamente proporzionale al grado di disperazione: poca disperazione niente coraggio, insopportabile disperazione tanto coraggio.
Amalia: “ma qual è il limite del sopportabile?”
E’ scolpito nel carattere di ciascuno di noi. Per questo è vitale conoscersi, il conosci te stesso del buon Socrate. Conoscere lo sconosciuto che ci abita e ci governa è quasi sempre un trauma, quasi non si sopravvive alla scoperta, ma quando avviene ci aiuta a vivere meglio l’unica vita che abbiamo.
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