di Carmelo Santangelo
Nulla di nuovo, le nostre precedenti segnalazioni sui pericoli idro geologici sono state inascoltate. La lunga estate calda che sta per finire ci mette in allarme, ci fa pensare alle piogge torrenziali, come negli anni passati, e le conseguenze a cui ci troveremmo ad affrontare, cioè i problemi di sempre: allagamenti, traripamenti, strade divelte, ecc.
“IL TORRENTE BUTTACETO” è il canale di gronda che origina dalle Valanghe (Misterbianco) al mare, ci salverebbe da inondazioni se fosse ben pulito. La sua storia è varia e vaga, è stato costruito negli anni ’50, si ricorda che in quell’anno, una grande alluvione ha inondato tutto il territorio della piana di Catania. Le piogge invernali spesso trasformavano in acquitrino circa 10 – 15 mila ettari di terreno della zona centrale della piana di Catania.
Si ricorda anche che in quel periodo la grande epidemia di malaria raggiunse il massimo epilogo della sua storia a causa delle acque stagnanti ed il proliferarsi delle zanzare. L’acqua putrida nelle campagne veniva disinfettata, così la malaria venne quasi debellata in pochi anni.
A distanza di decine di anni il pericolo sembra ritornare a causa di molti acquitrini e canali di scolo a cielo aperto nel nostro territorio.
L’inquinamento marino è poco, rispetto a quello atmosferico nauseabondo ed il proliferarsi dell’insetto il più temibile per la salute, (le zanzare tigre) molto diffuso in Italia, che uccidono più dei fucili, fanno oltre 700mila vittime l’anno nel mondo. La trasmissione all’uomo del virus Zika (malaria) avviene tramite puntura di zanzara e anche via sessuale. Il 20 agosto infatti, è il World Mosquito Day, giornata mondiale istituita su iniziativa dell’istituzioni Ong contro la malaria. L’allarme ha carattere generale. Fonte: Redazione ANSA Roma 19 agosto 2019 e TG primo canale Rai TV.
A quel tempo, (anni 50) al fine di evitare che ciò accadesse di nuovo, l’Ente pubblico ha preso dei provvedimenti, sono stati realizzati dei progetti che prevedevano la canalizzazione delle acque meteore (Canale di gronda Buttaceto). In tale progetto rientrava anche la costruzione del collettore Allacciante e del depuratore in contrada Pantano d’Arci, i lavori, quest’ultima opera iniziata subito, ma soltanto dopo tante peripezie furono completati negli anni 90.
Risolto così il problema delle “acque alte” fu possibile convogliare le “acque basse” nel torrente Jungetto-vecchia ansa del simeto, che smaltisce le acque dei fossi Passo Cavaliere, Castellana, Galici, Cardone, Vacirca, Gelso Bianco, Arcimusa, Palma, Primosole e Allegra.
Una volta resa “agibile” la zona centrale della Piana si è proceduto alla inalveazione dei corsi d’acqua principali.
Tale situazione nel tempo si è modificata. L’urbanizzazione della città di Catania si è estesa fin oltre le periferie utilizzando detti canali come scarico dei reflui degli insediamenti civili e industriali, pubblici e privati.
Parliamo di canale di gronda che dovrebbe servire solo ed esclusivamente di acque pluviali, insistiamo sull’argomento, perché dalla nostra volontaria ricerca facciamo notare che detto canale Buttaceto è privo di manutenzione, il letto del canale è largo 25 metri, in tutta la sua lunghezza risulta, alla data odierna (fine estate 2019), stracolma di vegetazione e persino alberi di alto fusto in esso cresciuti senza che nessuno se ne fosse mai occupato, mettendo a rischio l’allagamento delle aziende agricole e stabilimenti industriali e dell’intera piana di Catania, un ingiustificato ritardo manutentivo.
Trattandosi di acque reflue è dovuto il trattamento depurativo, tutto ciò non avviene, non avviene neanche per altri i tredici corsi d’acqua alimentati dagli scarichi urbani della città che sboccano in mare lungo tutto il litorale catanese. Una situazione che viene segnalata da sempre dai quotidiani locali che fanno notare le cause senza proporre soluzioni adeguati.
I collettori della città che scaricano a mare sono di tipo misto, significa che nei quali vengono immessi liquami e acque pluviali. E’questo il problema di sempre, perché le microplastiche, olii, saponate ecc. durante le piogge vengoro puntualmente scaricate a mare senza passare dal depuratore-
Canale Arci, sbarrato nel periodo estivo, in esso si accumulano milioni di mc. di reflui degli insediamenti industriali della parte bassa della zona industriale, la quale, una parte viene sollevata con motori e fatta scaricare nel canale Buttaceto, che unendosi alle acque reflui della parte alta della zona industriale finisce in mare non depurato, dall’altra viene fatta disperdere per assorbimento nel boschetto della Plaia dirimpetto il lido Roma.
C’è da evidenziare inoltre che, i liquidi provenienti dagli scarichi urbani dei quartieri Santa Maria Goretti, aeroporto, Zia Lisa, Librino e Vill. Sant’Agata, scorrono a cielo aperto lungo il canale Forcile, scaricano in mare senza essere depurati. Analoga situazione si ha per il canale Fontana Rossa; si tratta degli scarichi urbani a cielo aperto provenienti dai quartieri Monte Po e San Giorgio, scaricano in mare senza essere depurati.
Dalle notizie di stampa apprendiamo che il depuratore del comune di Catania di Pantano D’Arci non gode di ottima salute, se così fosse le acque malsane in uscita scaricano anch’esse nel canale Buttaceto in zona di riserva dell’Oasi del simeto senza essere depurata.
Collettore Allacciante, Nasce dalla zona Ognina fino al depuratore (circa 10 km di canale senza pendenza adeguata) Già negli anni 80 si verificò lungo il suo percorso una occlusione totale, problema a tutt’oggi mai risolto. Il suo contenuto (reflui urbani) da Ognina al cimitero scaricano nel fiume Amenano, e dal cimitero al depuratore.
Ricordiamo che la Capitaneria di Porto ed il Comune di Catania, nelle zone di scarico in mare dei collettori, torrenti e canali, ha imposto il divieto di balneazione. Ciò significa che, in base all’esito degli analisi, si ha coscienza che il mare di Catania è inquinato.
In definitiva, la nostra indagine non ha fini allarmismi, ma mette in evidenza tutta la criticità sulla violazione della normativa vigente in materia di inquinamento del mare per il tratto di costa che va da Ognina alla foce del fiume Simeto. Si auspica che le Autorità competenti accendano i riflettori su tutta la problematica su esposta, facciano una campagna di sensibilizzazione e di prevenzione per la salute e chiama alla responsabilità di chi ne è il proprietario di ogni manufatto.
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