Forse quello di Regista, per un innata “mania” del controllo e poter dire e sapere almeno di chi è la colpa o il merito dell’operazione filmica (del lavoro) che si sta facendo. Avendo iniziato la carriera cinematografica all’antica, partendo dalla gavetta (post-laurea, tra l’altro) ho avuto modo di conoscere, frequentare e capire tutti i reparti che compongono un set, e il “bello” è poter essere preparato un po’ su tutti gli strumenti per poterli raccordare al meglio (un po’ come il direttore d’orchestra, classico esempio). Polemicamente potrei aggiungere che forse oggi il mestiere che preferisco è “pensare il cinema” data la fatica abnorme di portare a compimento un progetto, ogni volta.
La SSC è lo scrigno della memoria, il luogo senza tempo, il posto dove il mio spirito trova pace e ispirazione. La memoria delle cose e degli uomini traspira da ogni angolo e oggetto, e nonostante la conosca e la frequenti da sempre, ne nutro sempre un profondo rispetto e non nascondo che di tanto in tanto mi ritrovo anch’io a osservare qualcosa di “nuovo”. Ma se dovessi semplificare e invitare qualcuno a visitarla, direi più chiaramente che è una casa-museo-biblioteca concepita come una serie di stanze delle meraviglie, fermatasi al tempo dell’Unità d’Italia.
La nostra casa-museo per mantenersi al passo coi tempi non si è focalizzata esclusivamente sulla visita guidata, sul visitare un museo una volta per poi non tornarci più. Noi puntiamo alla frequentazione del luogo, ricreare quei circoli culturali tanto in voga qualche decennio fà. E per fare questo diversifichiamo sempre l’offerta culturale, siamo in continuo “sfornamento”, sforniamo in sostanza eventi di diversa natura. Il monologo teatrale, la performance attoriale sono tra quelli che hanno e che ricevono più consensi e partecipazione. Sfruttando anche le mie conoscenze in campo cinema/teatro, abbiamo creato una vasta rete di rapporti con straordinari attori, che sposano la causa della casa-museo e mettono il loro talento a disposizione dei nostri soci e invitati. Tra questi, Laura Giordani ci ha regalato uno splendido omaggio a Rosa Balistreri e, in occasione della Mostra sull’Unità d’Italia e la Sicilia, ha interpretato una “gagliarda” Peppa Cannonera non senza lanciare frecciatine alla politica dell’epoca…
Come mi dicono amici e colleghi, io sono nato già ottantenne o se vogliamo non sono mai stato giovane, nel senso che mi sono sempre occupato e circondato di cose e temi “vecchi”, preferendo il dialogo con quelli più grandi di me. Quando incontro un “ragazzo” classe ’35 mi sento a mio agio; perché quei racconti, quella fibra, quella forza d’animo che vedo in loro mi affascina e in qualche modo mi ci rispecchio. Potrei dire di aver saltato l’adolescenza perché non m’interessava, ma non è detto che non recuperi in un’altra fase della mia vita (un adolescenza senile!). Vi è da dire che sono cresciuto all’interno della Società Storica Catanese: mio padre passava tutto il suo tempo libero lì, in carica come Presidente per un lungo periodo; forse nessuno come me conosce l’anima di quel luogo. E’ anche vero che la generazione dei 50/60 anni è venuta meno, ci siamo ritrovati nei primi anni duemila con soci e frequentatori o sopra i 70 o sotto i 30 spinti soprattutto da me. Un po’ come nella società, la generazione che doveva continuare a costruire e sostenere soprattutto la cultura è rimasta nel prato a raccogliere fiori (o ortiche volendo citare Battiato).
L’ultima fatica – e di vera e propria fatica si può parlare – mi vede coinvolto in un corto che poi tanto corto non è, Librino Express, che prende spunto da alcuni fatti di cronaca accaduti qualche tempo fa, ovvero il lancio di sassi contro gli autobus. Fenomeni come aggressioni all’autista, atti vandalici, minacce; insomma, il comune autobus delle nostre città è stato preso di mira come ennesimo sgarro a ciò che rappresenta la nostra comunità. Questi fatti non hanno riguardato solo Catania ma diverse città italiane, ma la nostra città è stata la prima a muoversi per sensibilizzare l’opinione pubblica. Mi piace sottolineare questo aspetto. In quel momento, il presidente dell’AMT era Puccio La Rosa che insieme alla dott.ssa Raffaella Mandarano mi prospettarono l’idea di un corto per sensibilizzare adulti e ragazzi, specie nelle scuole. Uno dei veri ragazzi che ha lanciato le pietre non superava i 10 anni. Io mi trovavo a Roma per un altro lavoro: ci ho pensato un po’ su, e alla prima occasione son tornato per elaborare il progetto. Progetto che si è sempre più ingrandito, fino a coinvolgere sponsor esterni, scuole, tutta l’azienda AMT e 30 attori… Attori tutti siciliani e tutti professionisti, tra questi basta citare Tuccio Musumeci, Manuela Ventura, Gino Astorina, Aldo Messineo; attraverso numerosi provini, ho scelto “non professionisti” fra veri autisti dell’AMT e i ragazzini protagonisti del lancio dei sassi. Infine, l’attenzione su Librino perché mi è sempre piaciuto, filmicamente sempre nuovo da inquadrare e forse rappresenta tutte quelle periferie che puoi ritrovare in giro per l’ Europa. C’ero già stato col mediometraggio “Ti aspetto fuori” (in 16mm sigh…), portando Nino Frassica tra quei palazzi e mi ero trovato bene. Sono voluto tornare e devo dire che la gente ci ha accolto bene e fatto lavorare serenamente; è stato bello vedere Tuccio Musumeci, che non si era mai fermato a Librino, parlare con gli abitanti del posto con grande interesse. Devo ringraziare anche la produzione esecutiva Skylight per l’organizzazione, non essendo comunque facile gestire una troupe di circa trenta persone e un esercito di attori, tra autobus e strade e case del quartiere.
Parigi, Bolzano, Torino… In questo momento non metterei né Roma né tantomeno Catania. Mi sono confrontato con colleghi francesi e lì il cinema è preso seriamente; poi mi è capitato di lavorare a Bolzano e ho visto una film commission super operativa; e infine, da assistente ho fatto tanti film a Torino e devo dire che ormai si sono organizzati pure meglio di Roma. Roma è sempre decadentemente stupenda, ma mettere in piedi qualcosa è proprio difficile. Catania resterebbe (e resta) un luogo unico da filmare, con tante possibilità visive ancora da percorrere.
Progetti?
Devo ultimare la Color di un film che ho girato tra marzo e aprile come direttore della fotografia, Il delitto Mattarella , per la regia di A. Grimaldi. Film a cui tengo tantissimo, sia per il tema trattato che per l ‘impegno e lo sforzo che ci son voluti per realizzarlo. Nel frattempo sta vedendo la luce un altro film a cui sono legatissimo, “Diario dell’inquietudine”, girato in B/N sull’isola di Alicudi, con la troupe più piccola del mondo… Il film è fresco vincitore di 5 premi al Militello Indipendent Film Festival primo festival a cui partecipa e che spero possa dargli la spinta necessaria per la sempre complicata uscita in sala.
La sua vita privata è fatta di:… ?
Parmigiana, moto gp (Valentino Rossi), cinema (spettatore) e cultura (visitatore).
Un rimpianto ed un rimorso, dei quali non ha problemi a parlare, naturalmente?
Non aver parlato di più con mio padre: si pensa sempre che ci sia tempo per parlare e per vedersi e invece a volte la luce in sala si accende prima del previsto… Tutte le volte che ho detto “no” ad un progetto, forse in mezzo a loro c’era quello giusto.
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