Quest’anno ricorre il trecentocinquantesimo anniversario dell’eruzione dell’Etna, la più devastante mai ricordata, che dall’11 Marzo al 15 Luglio del 1669 lambì, modificandolo irrimediabilmente, tutto il territorio della parte orientale, sia pedemontana che urbana, inghiottendo edifici, case, giardini, boschi, fiumi e s’inoltrò verso il mare per oltre un kilometro. Smottamenti, terremoti, mareggiate violente, primi tentativi di dirottare il fronte lavico; centinaia i morti ed incalcolabili danni alle cose. Quando il sole sorse la mattina del 15 luglio, allungò i suoi caldi raggi su un ambiente stravolto: una parte di Catania e dei paesi coinvolti (Nicolosi, Malpasso, Misterbianco, Paternò, Camporotondo, San Pietro Clarenza, San Giovanni Galermo) erano stati inglobati da milioni di metri cubi di lava. E la città si rialzò; anche dopo il terremoto del 1693 che distrusse il Val di Noto: con la direzione di Giovan Battista Vaccarini, la collaborazione di Francesco Battaglia, Stefano Ittar, essa diventò un’incantevole teoria di monumenti barocchi, oggi patrimonio UNESCO ed oggetto di curiosità ed ammirazione da ogni parte del mondo.
Il Teatro Stabile di Catania ha ricordato la ricorrenza grazie all’iniziativa del suo Direttore Artistico, Laura Sicignano che ha chiesto all’attrice/regista/autrice romana originaria di Marsala, Luana Rondinelli e a Nicola Alberto Orofino di valutare un testo ed un allestimento. Viene alla luce “ETerNA, a vucca l’amma” che debutterà il 27 Luglio e replicherà sino all’8 Agosto. La regia è di Nicola Alberto Orofino, scene e costumi Vincenzo La Mendola, assistente alla regia Gabriella Caltabiano. Con Roberta Amato, Gianmarco Arcadipane, Alessandra Barbagallo, Francesco Bernava, Giorgia Boscarino, Daniele Bruno, Marta Cirello, Cosimo Coltraro, Egle Doria, Valeria La Bua, Silvio Laviano, Giovanna Mangiù, Marcello Montalto, Lucia Portale, Luana Toscano.
Ho avuto la fortuna di essere presente e di poterne apprezzare il risultato. Luana Rondinelli racconta la storia dai punti di osservazione dei personaggi; numerosi, variopinti e variegati, in odore di santità, poveri, umili, adagiati per la strada, su comode poltrone circondati da dame compiacenti, raccolti in preghiera ai piedi di un altare, zingari consapevoli di un pericolo letto e predetto al quale in pochi credono, santi reincarnati nello spirito di una popolana e di un ubriacone. Si muovono lenti come rassegnati per una sorte decisa da un immenso gigante che sovrasta le loro vite e pianifica i loro destini; il fuoco “da’ muntagna” è lo stesso che rigurgita dentro i loro stomaci, facendoli “risatare”. Una coreografia improvvisata, spontanea e contemporanea trascina tutti i personaggi al centro di quella paura, di quel bisogno di rinascita. Si acciuffa dall’alto, mano aperta, braccio teso, un’impressione, bruciante come il magma e pesante come la pietra lavica e la si ricaccia a pugno dentro “a vucca l’amma”. L’autrice si è soffermata sulle emozioni della gente; il regista le ha cucite addosso agli attori, ciascuno di loro straordinario, presente ed evidente anche in quiescenza, tanto empatico da richiamare lo sguardo dello spettatore senza che questi se ne rendesse conto. Lo scenografo, infine si è rassegnato alla struttura del Castello Ursino costruendo una grande piattaforma di assi di legno, contenente tre diversi ambienti: chiesa, piazza e palazzo del signorotto, ciascuno significato eloquentemente da pochi elementi; grande effetto. La musica di Carmen Consoli, scritta per altro, sembrava composta per ETerNA. Insomma, un lavoro di squadra, una grande squadra!
Luana Rondinelli è un’autrice sensibile, regista attenta, attrice poliedrica; al suo attivo riconoscementi importanti, quali il Premio della critica al contest internazionale Etica in Atto 2013, Premio Roma Fringe Festival 2014, Miglior scrittura originale al festival nazionale Teatri Riflessi di Catania, Premio Fersen alla drammaturgia, Premio Mario Fratti di New York, Premio Anima Mundi 2018 alla drammaturgia femminile. Uno spirito libero con radicati legami, un sorriso aperto ed un autoironia che fanno la differenza fra chi conosce le caratteristiche di ciascuna mansione e chi si pone sulla cattedra a dire senza osservare. Luana Rondinelli è ella stessa magma e lava, determinazione e voglia di sperimentare, coscienza e destino che l’hanno indotta a tornare a casa, un giorno in cui ha capito che il mondo è un posto bello ma non quanto la sua Marsala…
Scrivere e dirigere: Luana Rondinelli ha scelto questo mestiere, perché?
In realtà sono mestieri che non ho scelto, tutto è nato da un’esigenza.
Nel 2010 mi trovavo già a Roma, avevo in testa una storia e volevo parlare di violenza domestica ma non sapevo da dove iniziare, così un giorno, ho partecipato ad un laboratorio di scrittura diretto da Marzia Pacella al teatro Argot, nel cuore della capitale, e dopo varie lezioni senza riuscire ad esprimermi e a far uscire nessuna idea, Marzia mi dice che di quell’idea ne dovevo fare un testo teatrale. “Io, un testo teatrale?”, io non avevo mai scritto per il teatro, lei mi dice: “sei un’attrice no? Hai un respiro teatrale, fanne un testo da portare in scena!”.
Mi ha dato una “chiave” per aprire una porta che non avrei mai pensato portasse oggi a tutto questo, dopo nove mesi è nato “Taddrarite” il mio primo testo teatrale, la mia prima regia , lì la priorità è stata quella di non snaturare la mia idea di messa in scena affidando la regia a qualcun altro ma avendo già tutto chiaro nella mia testa trovare il coraggio, superare la paura e andare. Così dopo nove mesi come una gestazione è nato il primo “figlio” anzi la prima “figlia” il 21 giugno del 2011 al Teatro Argot, da quel momento lo spettacolo non si è più fermato, dai piccoli teatri al Piccolo teatro di Milano, da New York a San Diego passando per il Messico, dal nord al sud dell’Italia.
Il suo percorso di studi qual è stato e lei come ha cominciato?
Io ho iniziato con le compagnie amatoriali della mia città, è un percorso che non dimentico e che porto nel cuore per tutto quello che ho imparato, prima entrando a far parte della compagnia “Amici di Totò” poi successivamente con la compagnia “Teatro Nuovo”.
La consapevolezza dell’amore per il teatro è esploso a 15 anni quando con la scuola siamo andati a vedere uno spettacolo teatrale “Il berretto a Sonagli” di Pirandello, mi sono detta “E’ quello che stavo cercando”, da lì ho fatto di tutto per realizzare questo sogno, fino all’arrivo a Marsala del mio Maestro Michele Perriera che divenne Direttore artistico della scuola di teatro per tantissimi anni. Michele mi ha insegnato tantissimo, ha acceso quel fuoco che ancora oggi mi permette di credere nel teatro e nelle mie potenzialità, è stato una guida, non lo scorderò mai! Poi arrivò Roma e la scuola di Garinei e Giovannini al Sistina, altra esperienza di crescita e di conoscenza. Un’altra figura importante di nel mio percorso artistico è stata la mia insegnante Corinna Lo Castro con cui ho avuto l’onore di dividere il palco nel mio spettacolo “Penelope – l’odissea è fimmina”.
Quali erano i suoi sogni di ragazzina? Com’era lei da bambina? I suoi ricordi sono maggiormente legati alla famiglia o alla sua Terra?
I miei sogni? Tutti nell’ambito artistico, cantavo, scrivevo, strimpellavo, chiedevo a mio padre mille lire per comprare quei libreccini “100 pagine mille lire”, ero piccolissima compravo Shakespeare, Gibran, Verga, mi chiudevo in camera e li leggevo ad alta voce. Poi un giorno dissi a mio padre, in uno dei suoi viaggi a Roma, di portarmi un violino tornò con una macchina da scrivere, forse lui fu più lungimirante di me.
Ero timida, molto timida, persa in un mondo tutto mio, ero fragile ma molto decisa, ero molto chiusa ma cosciente che presto avrei trovato risposte alla mia perenne inquietudine…le sto cercando ancora adesso. Guardando indietro vedo una Luana piena di coraggio e più riflessiva di ora. I miei ricordi sono legati alla mia famiglia e alla mia terra a quelle tradizioni che porto sempre con me, a quella passione che contraddistingue noi siciliani e anche a quel senso di appartenenza che ci lega profondamente alle nostre radici anche quando pensiamo che questa terra piena di risorse non splenda mai abbastanza, e questo si respira in tutti i miei testi.
Dopo aver vissuto a lungo a Roma, perché è rientrata a Marsala?
Una bella domanda! Forse era il momento, forse questo è un periodo in cui mi devo confrontare con la mia terra, con il mio pubblico, con la realtà teatrale della mia città, sto seminando, e sto raccogliendo tanto affetto. Io non sto mai ferma, non riesco a mettere radici, sebbene io ne abbia bisogno, partire viaggiare, trovare nuove possibilità di confronto è anche il mio mestiere. Ho l’opportunità di collaborare con delle belle realtà che mi hanno dato la possibilità di esprimermi e di esprimere il mio teatro spero continui così. Marsala è pur sempre un porto felice dove attraccare ma Roma è parte del mio cuore.
Chi scommette su questa nostra bella ed incompiuta Isola, secondo lei è “un diversamente normale”?
Ah si! E’ un folle, un “diversamente folle” ma abbiamo bisogno di follia per risollevare le sorti, di incoscienza, la nostra terra come dicevo prima è piena di risorse e la nostra gente ha bisogno di rispecchiarsi in un universo culturale che ritorni a vivere, ci sono piccole realtà che lottano ogni giorno e che avrebbero bisogno di aiuto e sostegno dai comuni, purtroppo sempre meno si scommette in cultura e questo crea un inaridimento che soffoca l’arte e l’identità umana, ben venga chi scommette sul proprio territorio. Molto spesso mi sono sentita dire che ho avuto coraggio ad andare via, io penso che ci vuole più coraggio a restare e a non arrendersi creando la propria stabilità qui.
Al Castello Ursino, qualche settimana fà il grande successo di ETerNA: le piacerebbe parlarne?
E’ stata un’esperienza emozionante e di arricchimento emotivo e professionale, sono stata chiamata dalla direttrice artistica del Teatro Stabile di Catania Laura Sicignano che mi ha parlato di un progetto sulla nuova drammaturgia da far debuttare in estiva al Castello Ursino, ne sono stata subito entusiasta soprattutto perché a dirigere il mio testo ci sarebbe stato Nicola Alberto Orofino. ETerNa – a vucca l’amma parla dell’eruzione del 1669 che sconvolse Catania, un compito impegnativo e di grande responsabilità anche perché non essendo Catanese non volevo deludere quella città che tanto amo. Ho pensato così ad un sogno, o come dice Nicola Alberto ne ho fatto una favola barocca, e ho raccontato dal punto di vista umano un avvenimento storico di questa terra, che appartiene a tutti, come in una simbiosi tra ciò che ci circonda e quello che abbiamo dentro in un evoluzione più che mai attuale tra la terra e l’uomo. Tanti complimenti sono arrivati, tante parole che mi hanno fatto bene al cuore. Un gruppo affiatato che mi ha accolto con affetto, coinvolgendomi e facendomi sentire parte di un progetto pieno di entusiasmo.
La coralità perfettamente omogea ottenuta grazie all’impegno di regista ed attori, l’ha soddisfatta?
Quindici magnifici attori, il genio di Orofino e la mia scrittura è stata una scommessa vinta. Nicola Alberto ha saputo lavorare sulla coralità in un modo eccellente sfruttando a pieno le doti e le caratteristiche di ogni singolo attore, è stata una forte emozione sentire pronunciare le mie parole da artisti talentuosi e di grande generosità sulla scena. Un’esperienza indimenticabile e di questo devo ringraziare il Teatro Stabile di Catania.
Quando non è lei a dirigere i suoi soggetti, cosa ne pensa del suo lavoro fatto da altri?
Devo dire che non è facile, si è sempre un po’ gelosi dei propri “figli” ma certe sensazioni sono profetiche. Io ho avuto due esperienze positive “A testa sutta” diretto da Giovanni Carta che sposa perfettamente la mia visione di teatro e “ETerNa a vucca l’amma” diretta da Orofino, quando ho saputo della regia di Nicola Alberto ho detto subito di si, credo che la mia scrittura e la sua follia registica diano alla scena spettacoli di forte impatto emotivo. Come in ogni relazione d’amore ci vuole fiducia.
Adesso, a cosa sta lavorando?
Sto lavorando alla messa in scena dello spettacolo “Medea la strània” scritto dalla giornalista e amica Chiara Putaggio che mi ha voluta nel ruolo della nutrice e che presenteremo sotto forma di mise en space il 12 settembre al Parco Archeologico Lilibeo di Marsala all’interno della rassegna “InMito al Parco” con la mia direzione artistica. Ci sono anche altri due testi in arrivo e tante altre novità che avremo modo di scoprire prossimamente. Ad ottobre ripartirà la rassegna “RitrATTI UNICI di Donna”, contro la violenza sulle donne, che curo insieme alla Dott.ssa Giusi Agueli dell’associazione Palma Vitae di Castelvetrano, con spettacoli che verranno rappresentati in diverse città della mia zona.
Qual’è la sua idea di Teatro? E’ contenta di come vengano trattate l’Arte e la Cultura in genere? Crede che che si possa parlare di necessaria rinascita?
La mia idea di teatro è un teatro sociale che parli al pubblico con la semplicità e la verità di cui la gente ha bisogno, senza velleità, senza artefici meno prosopopeico, capace di trasmettere le emozioni vere, deve diventare più umano. Il teatro può assolvere a questa funzione salvifica, deve essere ancora oggi capace di far riflettere, di non lasciare indifferente, abbiamo bisogno di incuriosirci. Il mio teatro è un teatro di parola, sposa le tradizioni della nostra terra, la musicalità del nostro linguaggio ma guarda oltre vuole essere universale e lo fa con il rispetto di tutte le emozioni che regaliamo al nostro pubblico.
Cane o Gatto?
Tutti e due: Leone e Kalìo! Avevo anche un criceto Penelope ma ha preso il “mare”.
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