Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, qualche giorno fa, ha firmato il decreto di scioglimento per mafia del Comune di Misterbianco, decisione già deliberata a fine settembre dal Consiglio dei ministri. Il sindaco Nino Di Guardo a malincuore ha dovuto lasciare la carica pubblica. Nel suo ultimo comizio ha ribadito che “la discarica va chiusa”; e poi ha espresso considerazioni non lusinghiere sull’operato del prefetto, Claudio Sammartino, con la frase: “Non ho le prove, la mia è solo una ipotesi, ma se questo fosse vero il prefetto ha commesso l’atto più cinico del mondo”.
Per comprendere appieno le parole di Di Guardo bisogna considerare preliminarmente che l’attuale prefetto di Catania è zio di Luca Sammartino, deputato regionale che nella campagna elettorale del 2017 ha potuto contare anche sulla vicinanza politica di Carmelo Santapaola: quest’ultimo – già vicesindaco nella giunta Di Guardo – nel novembre 2018 è stato sospeso dalla carica in misura cautelare dal prefetto Claudio Sammartino. Chiara la dinamica? Spero di si. Se non lo fosse, si riveda il comizio di Di Guardo, in rete; oppure, per avere un quadro più chiaro, si rileggano i numerosi articoli giornalistici, apparsi nel corso dell’ultimo anno su questa vicenda.
Qui val la pena sottolineare che le cronache politiche – ieri come oggi, a Misterbianco come altrove – dimostrano rapporti spesso conflittuali tra sindaco e prefetto; nella classica dinamica centro/periferia, essi sono espressione di diversi interessi: il sindaco è (o dovrebbe essere, o è sempre stato) voce dell’ élite locale; il prefetto, invece, rappresenta (o dovrebbe rappresentare) in ambito locale il potere centrale.
Tutto ciò lo sa bene, oggi, Claudio Sammartino e lo sapeva bene, due secoli fa, il suo omonimo duca Stefano Sammartino, intendente (allora il prefetto si chiamava così) del Valle di Catania, dal 1819. Stefano morì nel 1856 ; era nato nel 1787, ma esimi storici catanesi, per sciatteria, usando il copia-incolla da internet, in vari libri indicano come data di nascita il 1887 (cioè lo hanno fatto morire prima che nascesse….).
Il 1856, sia detto per inciso, fu anche l’anno della scomparsa del matematico catanese Agatino Sammartino, che eccelse in molti campi e lasciò una collezione di testi specialistici (di geometria, astronomia, trigonometria ecc), ancora oggi consultabili nella Biblioteca Ventimiliana, a piazza Università.
Una rara immagine di Agatino Sammartino, che ho scelto a corredo di questo articolo, si conserva nella Chiesa dei Bianchi; ringrazio il governatore barone Zappalà e il cav. Balbo per avermi agevolato con cortese disponibilità nella ricerca iconografica.
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