“A tutti è chiaro che una donna non possa diventare prete! Bisognerebbe capire il perché!”
“Nel ciclo si vede la prova più evidente dell’inferiorità femminile!”
Accenti, Accenti e Accenti! Altrimenti si sarebbe potuta raccontare questa storia!
“Sic Transit Gloria Mundi” – La Papessa – scritto e diretto da Alberto Rizzi, con Chiara Mascalzoni e Michele Turrina, prodotto da Ippogrifo Produzioni, Verona. Luci e fonica, Michele Turrina; organizzazione, Barbara Baldo. Rappresentato al Teatro del Canovaccio nell’ambito dell’ottava rassegna teatrale “Palco-Off”, curata da Francesca Romana Vitale e Renato Lombardo che promettono di intrattenere ancora una volta il pubblico catanese con lavori arguti, d’impatto leggero e piglio intellettuale, con un profondo taglio morale. Non un teatro di tendenza, neppure alternativo, ma un modo di fare teatro favorendo lo scambio, cercando laddove il teatro viene provato, esaminato, portato a concorrere e a confrontarsi.
Alberto Rizzi “nato il giorno di Giano che guarda avanti e indietro” scrive per il teatro e per il cinema perché scrivere è stato sempre il suo grande amore. “Infondo”, possiede uno stile personale, tanto ché sembra esserci poca differenza fra i copioni scritti per il cinema e quelli per il teatro. Nel 2009, incontra Chiara Mascalzoni ed in lei riconosce “l’anima della prima attrice di tutti i suoi lavori” e della Ippogrifo Produzioni (di cui fa parte anche Pietro Mascalzoni) e due anni più tardi anche Barbara Baldo che si occuperà della sua vita e dell’organizzazione. Alberto ama vivere in provincia, luoghi appartati, ma non è un asociale; è felice di svolgere un lavoro per il quale “non occorra compilare un Curriculum Vitae europeo”; cambia luoghi di dimensioni ridotte (teatri) per spazi più ampi (set cinematografici); e continua ad inseguire gli elefanodonti che brucano nelle praterie, così come faceva da bambino quando si nutriva leggendo spesso L’Orlando Furioso e Amleto.
Egli voleva parlare delle donne, omaggiarle di un pensiero squisito che le portasse in una posizione di ragionata considerazione, lontana dai luoghi comuni; così, ha ipotizzato una leggenda metropolitana in cui, un giorno la protagonista fosse certa Suor Clara Escobar, una donna eletta niente ché meno Papa col nome di Elisabetta I, dall’apostolato controverso ed il finale con effetti speciali!
Il suggestivo ambiente del Teatro del Canovaccio, quanto mai adatto a monologhi dall’aura colorata, accoglie perfettamente la recitazione elastica e dinamica di Chiara Mascalzoni che con movenze da ballerina copre le distanze storiche narrando duemila anni di supremazia papale al maschile. Sedie che diventano palcoscenico nel palcoscenico, sulle quali si sono accomodati i posteriori di Vescovi/Cardinali che hanno oltrepassato il soglio papale, spogliandosi di un elegante abito rosso per vestirsi di una ancora più opulente veste, completata da accessori preziosissimi. Il messaggio cristallino e semplice di Gesù trasformato in un frustrante stereotipo tratteggiato da mediocri dogmi. Uno fra tutti e per tutti, l’inferiorità della Donna! Badate: sancita da illustri padri della Chiesa! Alcuni di essi (troppi, in verità) hanno sdoganato come adempimenti necessari comportamenti macabri ed inadeguati : compagnia di adolescenti, amanti, figli, donne messe al rogo, crociate, Inquisizione, sentenze di morte…
I mutamenti storici, le determinazioni personali hanno modificato espressioni e comportamenti, ma portato poca novità all’idea che la donna possa diventare sacerdote, prete, parroco, vescovo, cardinale, dunque ambire al ruolo più insigne ed alto che la storia di ogni ente, istituzione, regno e sovranità abbia mai vantato. Le donne possono essere suore, pregare e servire. Ma non possono esprimere altrimenti l’ufficio verso Dio, come fa un uomo. La cosa è stata sancita non nell’antichità, bensì dagli ultimi tre papi: Giovanni Paolo II, Papa Ratzinger e Papa Bergoglio: quest’ultimo, pur chiudendo la questione “donne/sacerdozio”, auspica una revisione delle figure femminili all’interno della Chiesa Cattolica, definendo la “Madonna più importante degli apostoli, dei vescovi e dei preti”, non riscuotendo, in verità grandi consensi.
La certosina ricostruzione è stata scandita sul palcoscenico con disinvoltura dalla bella e brava Chiara Mascalzoni che ha recitato ininterrottamente quarantacinque pagine scritte strette strette, piene zeppe di date, nomi, circostanze dai numerosi dettagli senza accusare crolli, inciampi, dimenticanze; recitando nei dialetti dei personaggi raccontati e tenendo alto l’interesse del pubblico di un venerdì sera. Pubblico che non si è fatto sfuggire nemmeno l’occasione di applaudire lungamente ed intrattenersi con attori e direttori artistici (com’è consuetudine) alla fine dello spettacolo.
Dalla Scena Sesta del libro “Teatroalbertorizzi“: “Ci volevano infermiere non profetesse. Eppure, in noi avevamo l’Amore. Perché avevamo sollevato il Cristo, con i capelli asciugato le sue lacrime, tra le nostre braccia accolto il suo misterioso sonno che non conosceva la morte..”…Sacrosante verità, fatti incontrovertibili… eppure, è capitato che, fuori dai teatri nazionali in cui “Sic Transit Gloria Mundi” è stato rappresentato, qualcuno abbia denunciato il proprio disappunto e contestato il nudo parziale di pochi secondi sulla scena della splendida e brava attrice…
Scomodo trovare crepature nello zoccolo duro della società bene!
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