Toccate il muro, dopo trent’anni sentirete ancora dolore.

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Toccate il muro, dopo trent’anni sentirete ancora dolore.

Sono trent’anni che è stato abbattuto il muro di Berlino e anche la nostra testata partecipa al grido di giubilo che universalmente si leva oggi in questo piccolo villaggio chiamato Terra, che abitiamo e di cui ci crediamo padroni. Vogliamo celebrare anche noi questo fausto, simbolico anniversario di ricomparsa di umanità con l’invito ai nostri lettori di andare a Berlino e visitare quelle parti di muro che sono rimaste in piedi e quella parte di muro segnata per terra, sui marciapiedi sulla pavimentazione delle strade, sulle finestre ancora murate, sulle rotaie della metropolitana di superficie, sulle torrette di avvistamento, sui fili  spinati lasciati apposta a perpetuare la memoria della disumanità.

Chi scrive non ha grande stima della Nazione tedesca per via dei lutti e dell’orrore che ha sparso su tutta la Terra, ma non può non nutrire simpatia per i tedeschi mortificati, umiliati, strappati di casa, offesi e uccisi per un inutile muro che ha trattato gli esseri umani come si trattano le bestie! Non si può capire. Non si può capire l’offesa, la rabbia, il pianto dei berlinesi, uomini come tutti gli uomini, se non si vede se non si tocca con i propri occhi con le proprie mani quel che resta del muro.

Ancora oggi noi, che tedeschi non siamo, ci emozioniamo a toccare quel freddo muro. Facciamo silenzio davanti a quel muro, chiniamo il capo davanti a quel muro in riverente omaggio alla sofferenze di uomini e donne fatte di carne e sangue come noi che hanno così tanto pianto.

No miei cari lettori, quelle che avete letto restano parole, solo parole se non andate a Berlino a vedere il muro. Verserete anche voi una lacrima d’affetto per i figli di quelle belve che ottant’anni fa ci insanguinarono le strade e le case; perché le colpe dei padri non possono ricadere sui figli. Sono sicuro che lasciando Berlino anche voi non proverete vergogna a ripetere in cuor vostro, emozionati, quello che disse un americano illustre: “Ich bin ein berliner “. Auguri al Mondo!

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