A Catania, periodicamente e drammaticamente, si ripropone il rischio chiusura di uno dei suoi più bei gioielli, tempio dei melomani, il mitico Teatro Massimo Bellini. Opera del grande architetto Carlo Sada, ritenuto il più bel teatro del mondo, intitolato al cigno della musica, Vincenzo, potrebbe chiudere i battenti.
Forse non tutti conoscono la straordinaria tradizione di teatro di prosa e lirica di Catania. All’inizio del ‘900, la città, contava circa 11 teatri nei quali si esibirono i più grandi artisti della storia dello spettacolo di vario genere. Si racconta che la mitica attrice francese Sara Bernhardt fu accolta sul palcoscenico del Teatro Sangiorgi, con una pioggia di petali di rosa.
I più grandi artisti del secolo, direttori d’orchestra, musicisti, cantanti, ballerini si sono esibiti al Teatro Massimo Bellini. La divina Maria Callas, eseguì proprio qui, la famosissima Casta Diva, nel 1951. Grandi registi e scenografi hanno contribuito alla sua fama.
In questi giorni, ancora una volta si mette in discussione la sua esistenza. La città rischia di perdere uno dei Beni Comuni di maggior pregio, centinaia sono i lavoratori a rischio, ma soprattutto, si agisce disconoscendo l’immenso potenziale della cultura come crescita integrale della persona, come creazione di lavoro e di crescita anche economica.
Ciò che sorprende ed indigna è che, a detta del Commissario regionale Daniela Lo Cascio, il taglio totale dei fondi triennali destinati all’Ente da parte della Regione, deriva da una recente scoperta dell’ammanco di 400 milioni risalente agli anni ’90. Di conseguenza i fondi destinati al teatro sono, al momento, pari a zero.
La minacciata chiusura dello storico teatro ha scatenato una tempesta di proteste e di appelli da tutto il mondo dell’arte e della cultura, da Alessandro Gassman a Gabriele Lavia, dai Flauti di Toscanini al musicista Alessandro Quarta, ma anche da alfieri di battaglie civili, come Giovanni Impastato, e poi sindacati, associazioni, movimenti, cittadini e cittadine.
E’ di queste ore l’annuncio del sindaco Pogliese d’introdurre all’ interno del nuovo bilancio la somma di 50.000 Euro per far partire, quanto meno la messa in scena del cartellone. Per scongiurare la messa in liquidazione dell’Ente lirico, si aggiungerebbero 13milioni e 400mila euro annui regionali, secondo l’accordo tra il governatore Musumeci ed i sindacati.
Per integrare i fondi, proponiamo di aprire il teatro al pubblico per visite guidate che potrebbero essere affidate agli studenti delle scuole e dell’Università approfittando dell’afflusso di turisti presenti tutto l’anno, congiuntamente all’avvio di corsi, laboratori di ogni tipo, per ragazzi e bambini di tutte le età.
Il disegno di legge di iniziativa popolare del Comitato Rodotà Beni Comuni e Pubblici, studiato nel mondo, implica un ordinamento tassonomico nel quale beni culturali come il nostro teatro lirico devono poter essere fruiti come beni funzionali all’esercizio di diritti fondamentali della persona e nell’interesse delle generazioni future, con un approccio a lungo termine.
Questo progetto di legge, da inserire nel calendario dei lavori del Parlamento nazionale, essendo stato già raccolto il numero di firme richiesto dalla legge, va supportato da chi vuole uscire dalla logica dell’emergenza nella gestione dei Beni Comuni e Pubblici.
E’ proprio la visione del futuro, oltre alla costruzione di un progetto in piena trasparenza e legalità, che deve guidare amministratori locali e regionali nella soluzione della crisi del Teatro Massimo Bellini.
(fonte Catania Bene comune)
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