Il Teatro Stabile di Catania ospita “Pueblo” di e con Ascanio Celestini. Lo spettacolo, fuori abbonamento, andrà in scena al Teatro Verga venerdì 6 e sabato 7 dicembre, ale ore 20.45
Inoltriamo il comunicato di annuncio:
«Questa è la storia di una barbona che non chiede l’elemosina e di uno zingaro di otto anni, della barista che guadagna con le slot machine, di un facchino africano e di un paio di padri di cui non conosco il nome. La storia dignitosa dei centomila africani morti nel fondo del mare. Questa è la storia di una giovane donna che fa la cassiera al supermercato e delle persone che incontra. Questa è la storia di un giorno di pioggia». Così, con l’intensità e la magia che gli sono propri, Ascanio Celestini riassume le atmosfere di “Pueblo”, di cui è autore e interprete. Autentico maestro del teatro di narrazione, l’artista ritorna dopo anni ospite del Teatro Stabile di Catania con questo spettacolo dedicato all’umanità dimenticata delle periferie. L’appuntamento è alla sala Verga venerdì 6 e sabato 7 dicembre alle ore 20.45. L’allestimento è arricchito dalle musiche di Gianluca Casadei, la voce fuori campo è di Ettore Celestini, suono di Andrea Pesce e luci di Danilo Facco. La produzione è realizzata in collaborazione da Fabbrica, RomaEuropa Festival e Teatro Stabile dell’Umbria.
“Pueblo” è la seconda parte di una trilogia, preceduta nel 2015 da uno spettacolo dal titolo “Laika”, in cui ci sono personaggi che vivono in una periferia che è la periferia di una città, ma anche di una nazione. La periferia dell’informazione, insomma, dove vivono persone che sono raccontate solo quando la loro vita si trasforma in notizia. Quando agitano un coltello o quando viene agitato contro di loro, per esempio. Quando diventano soggetti o oggetti di stupri, furti, assassini. In “Laika” c’è un barbone, un alcolizzato, una prostituta, gli abitanti di un condominio, un supermercato, un grande magazzino dove lavorano facchini immigrati dall’Africa.
«Durante l’estate 2017 – spiega Celestini – abbiamo proposto uno studio dello spettacolo, dal titolo “Che fine hanno fatto gli indiani Pueblo”?, e ad ottobre abbiamo debuttato con la versione definitiva di “Pueblo” che rappresenta la seconda parte della trilogia iniziata con “Laika”. Il paesaggio urbano e umano è lo stesso. C’è il supermercato e il magazzino nel quale lavorano gli immigrati. Al posto del barbone africano c’è una barbona italiana. Invece di una prostituta italiana ce n’è una straniera. L’alcolizzato è un facchino africano che può permettersi di bere un solo giorno a settimana… il giorno che spende tutti i suoi soldi alle slot machine. C’è uno zingaro che incontriamo quando è bambino e poi lo rivediamo da grande. C’è un padre che insegna alla figlia a rubare e una madre che, giorno dopo giorno, parla sempre meno».
A questo piccolo mondo si aggiunge anche quello più nascosto dell’orfanotrofio gestito dalle suore o del tribunale nel quale questi dimenticati incontrano finalmente lo Stato e la Storia con le “S” maiuscole, ma lo incontrano in maniera alternativamente punitiva o distratta.
«Lo spettacolo – sottolinea ancora Celestini – vuole fare emergere l’umanità degli umili. Di questi personaggi mi interessa l’umanità. Voglio raccontare come sono prima della violenza che li trasforma in oggetto di attenzione da parte della stampa, ma voglio raccontare anche il mondo magico che hanno nella testa. Il mondo che li rende belli e che, solo quello, può aiutarli a non farli scomparire. I contadini lucani o friulani, i pastori sardi o abruzzesi, i braccianti pugliesi o siciliani e tutti gli altri poveracci del passato che lasciavano terra e famiglia abbandonavano un intero orizzonte culturale per cercare di integrarsi nell’effimero mondo del triangolo industriale. Entravano nella Storia da sconfitti, ma in cambio ricevevano il frigorifero, il riscaldamento e l’italiano semplificato imparato dalla televisione. Oggi i nuovi poveracci non avranno nemmeno questo in cambio della loro disfatta. E allora vale la pena che sia salvaguardata almeno la cultura che hanno nel cuore e la magia che nascondono nella testa». Info: www.teatrostabilecatania.it
Pueblo
di e con Ascanio Celestini
musiche Gianluca Casadei
voce Ettore Celestini
suono Andrea Pesce
luci Danilo Facco
organizzazione Sara Severoni
immagine Riccardo Mannelli
Produzione Fabbrica, RomaEuropa Festival, Teatro Stabile dell’Umbria
Teatro Verga, fuori abbonamento
Venerdì 06 dicembre 2019, ore 20:45
Sabato 07 dicembre 2019, ore 20:45
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