Perfetto. Cos’è la perfezione? Difficile dirlo quando da oltre due millenni ci insegnano che ne esiste una sola e che ha nome Dio, l’Essere Perfettissimo creatore del cielo e della terra! Conseguenza: tutto è imperfetto! L’Universo, il Sole, la Terra, le piante, gli animali, … Noi.
Immagine tanto desolante quanto falsa e bugiarda. Dio sarà fatto di ben altra pasta con ogni probabilità. Il concetto di perfezione è, invece, un concetto relativo perché ha riguardo agli elementi che compongono qualsiasi cosa o animale e allo scopo per cui essi sono venuti ad esistenza.
Vengo e mi spiego. Un gatto è perfetto per acchiappare i topi, una scala è perfetta per salire, un pesce è perfetto per vivere nell’acqua, un coltello è perfetto per tagliare il pane, un orso è perfetto per vivere sui ghiacci, gli uccelli sono perfetti per volare, il nostro cuore è perfetto come pompa idraulica, la parmigiana è perfetta per spegnere la fame e farci felici almeno per un po’; è così per mille altre cose e mille altre vite: perfetti per raggiungere lo scopo per il quale prendono vita.
Arrivo al dunque: perfetto è il teatro che trasmette emozioni, che rappresenta sentimenti, che fa crescere chi lo fa e chi ne è spettatore!
Ecco. Assistemmo l’altra sera a Catania in una bomboniera di teatro (la Sala Di Martino, in via Caronda 82) all’ultima produzione del Centro teatrale Fabbricateatro “U sceccu do signuri – Miracolo a Natale”, piéce scritta dallo scrittore e drammaturgo catanese Sal Costa, ed avemmo la sensazione di vivere il teatro da protagonisti spettatori, assorbenti le emozioni che la scena (curata da Bernardo Perrone), la musica (prodotta dalla band dei Jacarànda diretta da Puccio Castrogiovanni: Sara Castrogiovanni, Francesco Messina, Andrea Mirabella, Nicoletta Nicotra), l’interpretazione di Cinzia Caminiti Nicotra, la regia della giovanissima Nicoletta Nicotra e la supervisione di Elio Gimbo, ci hanno offerto alla calda atmosfera della loro accoglienza. Eravamo entrati a teatro in un modo, ne siamo usciti in un altro. Teatro perfetto dunque, secondo tradizione.
C’era il Natale della tradizione, quella buona che si trova in chiesa e in TV; quella cattiva, onnipresente come l’altra ma taciuta, nascosta, quasi mai scritta della noia, dell’ipocrisia, del conflitto fra le anime, della cattiveria conscia e inconscia, della lotta per il potere!
Sta a destra o a sinistra del bambinello, l’asinello? Lo deciderà chi è capace di far prevalere la propria leadership.
C’era la Sicilia, con la propria lingua nella versione catanese a ricordarci che è ancora viva, forte e densa di senso. C’era anche lui, l’altro, il diverso l’asinello (“u sceccu”) a raccontare la realtà dalla sua prospettiva, diversissima da tutte le altre, degna come tutte le altre di ascolto e dignità. C’era Anima l’altra sera che aspira a riempire lo spazio e il tempo attraverso il canto e le vibrazioni della musica, avvertita anche dall’unico spettatore straniero presente che, pur non conoscendo la lingua, vibrava assieme ad essa. Tutto merito di uno sforzo corale di Fabbricateatro, ma in modo particolare di Cinzia Caminiti Nicotra attrice, artista ecclettica e matura fin dai suoi esordi, cui la complessione che l’età le dona rende davvero eccezionali le sue ultime performance d’attrice, d’autrice, di scrittrice, di cantastorie. La parola incantatrice, s’è detto, l’ha scritta Sal Costa, una perla della drammaturgia e della letteratura catanese contemporanea che assomma nel proprio procedere, realismo, sogno e intuizione; virtù e orgoglio della catanesità.
Un “brava, continua così” alla giovanissima esile e ruggente regista Nicoletta Nicotra, figlia d’arte che effonde già i segni di una personalissima Weltanschauung teatrale.
Contenti e soddisfatti, auguriamo a Fabbricateatro ogni maggior successo e di proseguire lungo la strada del rinnovamento espressivo che porta avanti a Catania da qualche anno.
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