Il Massimo Bellini ha aperto la sua nuova stagione concertistica con la Nona sinfonia di Beethoven e il teatro gremito. Il carismatico direttore Gianluigi Gelmetti – con i suoi lunghi capelli sembra un Brahms redivivo – è riuscito a coinvolgere gli ottimi musicisti dell’orchestra e l’imponente massa corale (diretta dal maestro Luigi Petrozziello).
Il suono ottenuto è stato arioso, aderente allo “spirito italiano”: perciò non impersonale e limitante lettura filologica dello stile classico viennese, ma cuore pulsante e aperto alla cantabilità del bel suono. Viva l’Italia quando piega il rigido spirito teutonico!
Meravigliosi e precisi gli attacchi; clamoroso l’entusiasmo trascinante del coro; esultanti le note finali, con tutti gli strumenti, compreso il triangolo, a riconoscere e trasmettere messaggi e valori che hanno ancora oggi qualcosa da dirci; vigorosi i solisti, le cui voci sono già note al pubblico catanese: Valentina Varriale soprano; Josè Maria Lo Monaco contralto; Carlos Natale tenore, Karl Hulm basso. Il diligente soprano, per tutto il tempo dell’esecuzione, ha seguito nota per nota la partitura completa: difatti aveva davanti, sul leggio, non la sua parte – con le previste poche battute di note, spaziate tra lunghe pause – ma lo spartito complessivo. Il pubblico ha notato tutto questo e il suo alto valore simbolico. Brava!
Quante volte è stata rappresentata la Nona sinfonia di Beethoven al Teatro Massimo Bellini di Catania? Tante. Ma stavolta l’esecuzione del concerto sinfonico-corale ha rivestito un significato speciale, civico e morale assieme. Innanzitutto perché ad inizio d’anno questa sinfonia è beneaugurante, essendovi sottesa l’affermazione della speranza: chi vive con gioia e consapevolezza supera tutte le difficoltà della vita, come insegna l’apoteosi finale con il notissimo Inno alla Gioia, universalistico e imperativo.
La felicità è dunque di questo mondo. Le avversità sono abbattute dall’affermazione dei supremi valori dello spirito. Idealità e valori civici, politici in senso alto, sono stati anche quelli che hanno richiamato gran pubblico al concerto inaugurale: un pienone così lascia ben sperare sul futuro del massimo teatro cittadino. Per Catania questa è stata l’occasione per stringersi attorno al suo TMB. I catanesi, rinunciando alla vacua superficialità di impegni facili e banali, hanno risposto all’appello di frequentare con più assiduità il Massimo, facendo l’abbonamento o comprando l’ingresso del singolo spettacolo. Varcare la porta del teatro è stato come partecipare ad una appagante cerimonia corale. Alla prossima!
Foto di Giacomo Orlando
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