I sindaci siciliani in video conferenza si sono riuniti ieri pomeriggio in assemblea straordinaria per discutere come superare l’emergenza socio-economica e sanitaria. L’incontro è stato organizzato dal Consiglio regionale dall’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani). Il comunicato stampa consuntivo, a firma del sindaco di Palermo Leoluca Orlando presidente ANCI Sicilia, recita: “Chiediamo risorse certe, immediate e a fondo perduto insieme a regole chiare e dettagliate settore per settore, per permettere a tutte le attività produttive le necessarie valutazioni economiche finalizzate all’adeguamento dei propri esercizi commerciali”. In estrema sintesi, i sindaci siciliani chiedono al governo nazionale liquidità per i Comuni e per le aziende.
La richiesta di riempire di denaro le casse vuote non risolve però tutti i problemi. Conclusa la prima settimana della Fase 2, l’emergenza è anche sanitaria. Fronteggiare nuovi contagi da SARS-coV 2 deve essere interesse prioritario dei sindaci, che sono “sentinelle del territorio” e massime autorità sanitarie locali.
I sindaci adesso, oltre a prendere misure per il contenimento del virus – vigilando nei luoghi in cui la gente si infetta (all’aperto il contagio è improbabile), imponendo norme di comportamento (il distanziamento fisico), mantenendo l’igiene dei luoghi pubblici (sanificazione) – dovrebbero chiedere con più insistenza al governo centrale le tre T: cioè test, tracciamento e trattamento dei malati Covid19.
I test devono essere fatti soprattutto a chi lavora o vive nelle situazioni di maggiore rischio; ormai li conosciamo: ospedali, alloggi per anziani (di ieri è la notizia della quarantena in una casa di riposo di Trecastagni), rsa e condomini in cui vivono i positivi al coronavirus. Il tracciamento dei contatti con l’isolamento dei casi confermati o sospetti deve essere inserito in un piano sanitario serio che faccia leva anche sui medici di famiglia (sono loro che devono telefonare agli assistiti, non il contrario), per capire chi è malato, chi è guarito e chi è suscettibile di contagio. Tutti questi elementi devono essere conosciuti dai sindaci. Spetta a loro comunicare immediatamente ai concittadini l’esistenza di nuovi contagi, sin dalle prime avvisaglie, affinché chi vuole o chi può si metta in preventivo e spontaneo auto-isolamento: unico sistema per fronteggiare la malattia in assenza di terapie specifiche.
Tutti noi guardiamo con ansia ai prossimi bollettini della Protezione civile e alle conseguenze che possono verificarsi in estate con l’auspicabile arrivo in Sicilia dei turisti e degli emigranti che tornano per le vacanze. L’aumento della mobilità interregionale, con la cosiddetta mobilità di transito, può invertire la rotta del Covid19 in Sicilia, dove sinora il numero di infetti e dei decessi è stato percentualmente molto basso. Ma ci vuole poco a rovinare la festa. Persino il Molise, regione che si credeva indenne, in queste ultime ore ha avuto una impennata di casi a causa di un funerale trasformatosi in focolaio esplosivo.
Il virus dunque sta continuando a circolare sottotraccia e forse lo farà ancora sino a quando non arriveremo alla cosiddetta immunità di gregge attraverso un aumento “gestibile” dei contagi.
In questo contesto di grande indeterminatezza, l’ANCI e i sindaci devono prendere coscienza del loro ruolo fondamentale ed elaborare strategie di ampio respiro in ambito sanitario. Non basta sottolineare che la Sicilia rischia di morire di stenti più che di coronavirus.
La realtà è più complicata di quanto ci piaccia credere, ma una cosa è ormai certa: nella sua forma più grave una pandemia influenzale ha poco in comune con l’influenza stagionale. Hanno avuto torto i sindaci che hanno trattato la tigre come se fosse un gatto.
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