L’edizione 0 del “Bellini Renaissance” comincerà a Taormina la vigilia di Ferragosto e si concluderà a Catania il 3 novembre, giorno di nascita del compositore. La pandemia ha impedito agli organizzatori di realizzare ciò che essi avevano in mente, cioè dodici giorni di seguito fitti di musica e approfondimenti dedicati al Cigno catanese, con coinvolgimento dei conservatori e delle orchestre siciliane, degli imprenditori, dell’università e delle associazioni: ciò che in sintesi si fa in altre parti d’Italia per onorare i geni musicali – Rossini e Donizetti, Verdi e Puccini – e per fare di un compositore di fama mondiale un “brand” spendibile in termini di crescita spirituale e economica del territorio.
Siamo dunque, dicevo, all’edizione 0 del “Bellini Renassaince”, che comunque porterà in scena artisti di fama internazionale (soprattutto voci belcantistiche: un nome per tutti, il baritono Leo Nucci) e proporrà un repertorio per il 70% dedicato alle musiche belliniane, anche a quelle sinfoniche che raramente vengono eseguite. Il calendario è di sei date (sabato 14 e 29 agosto; mercoledì 15 e 23 settembre; venerdì 25 settembre; martedì 3 novembre) con otto appuntamenti e prezzi accessibili o ingresso gratuito.
La manifestazione è stata presentata alla stampa dalla squadra di entusiasti organizzatori capitanata dall’assessore regionale Manlio Messina (Turismo, Sport, Spettacolo): il sindaco f.f. Roberto Bonaccorsi, il dirigente generale del Dipartimento regionale Lucia Di Fatta, il commissario straordinario Daniela Lo Cascio, il sovrintendente Giovanni Cultrera, il direttore artistico Fabrizio Maria Carminati, il direttore amministrativo Luigi Albino Lucifora.
Tutti hanno voluto sottolineare il cambiamento impresso al futuro prossimo venturo del Teatro Massimo Bellini. Adesso le risorse ci sono, assicurate da fondi ministeriali, e per i prossimi tre anni si potrà navigare in acque tranquille; anche i precari e gli stagionali potranno tirare un sospiro di sollievo.
“C’era una volta”, cominciano così le favole. Ma l’attualità del Teatro Massimo Bellini può forse essere raccontata con “C’era una svolta”:
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