Pubblico elettrizzato e prolungati applausi al Teatro Antico di Taormina per i “Carmina Burana” di Carl Orff, eseguiti dal Coro ed Orchestra del Teatro Massimo Bellini. Direttore Dario Lucantoni.
Rilevante anche il cast dei solisti: il baritono Franco Vassallo, che ha ricevuto molti “Bravo, bravo!” (sullo stesso palco lo scorso 30 luglio, con la sua voce di non comune espressività e intonazione, contribuì alla fortuna di “La Traviata”, una tra le migliori recenti produzioni del TMB); il soprano Manuela Cucuccio, bella presenza scenica accresciuta dagli strati di tulle dell’abito verde acqua (potremo applaudirla di nuovo a Catania il 23 settembre, nella Messa di Requiem di Gaetano Donizetti) ed Enea Scala, tenore dalla voce sottile ma acuta, così come richiede la partitura evocativa dei cantori castrati (ha sostituito Shalva Mukeria che a Catania, il prossimo 29 agosto, canterà nel Gran galà con il celebre baritono Leo Nucci).
Luigi Petrozziello ha diretto il Coro, che è il vero protagonista dei “Carmina Burana”. In scena anche una ventina di angioletti, tutti in tunichetta bianca come la loro voce che, diretti da Daniela Giambra, hanno cantato la piccola parte loro assegnata dal tedesco Carl Orff, compositore conosciuto universalmente per i suoi “Carmina Burana”, eseguiti per la prima volta l’8 giugno 1937 nella Germania nazista (il 10 ottobre 1942 la prima alla Scala con il timore dei bombardamenti nemici).
Questa cantata scenica di fama planetaria (ma a lungo quasi sconosciuta nei Paesi del blocco comunista, per ragioni di ordine ideologico: Orff veniva accusato di filo-nazismo) viene eseguita ovunque continuamente con pienone di pubblico. A cosa è dovuta questa incredibile notorietà?
Certamente quella di Orff è musica orecchiabile, di immediato consumo, apparentemente semplice e popolare, nata in risposta alle dissonanze dodecafoniche di Schonberg, autore di musica compresa a fatica dalla gente comune e invece apprezzata da una certa élite.
Lo stile musicale di Carl Orff è neoclassico, genere iniziato con il “Pulcinella” di Stravinsky: ma quest’ultimo disprezzava i “Carmina Burana” che definì di stile neo-neanderthal.
Al di là delle polemiche tra compositori val la pena sottolineare la complessità delle radici poetiche storiche e filosofiche dell’opera di Orff. I “Carmina Burana” sono stati indagati e analizzati in ogni dettaglio per illustrare le modalità di composizione e le sue fonti, costituite fondamentalmente da una raccolta di testi poetici medievali, cioè risalenti al momento aurorale delle nazione/nazionalismo.
Le melodie e i temi medievali vennero rielaborati da Orff utilizzando soprattutto i colori dell’orchestra, dotata di molteplici e insoliti strumenti a percussione, che creano sonorità dense e ribollenti.
L’Orchestra del TMB, ben diretta da Dario Lucantoni, ha saputo sottolineare lo spirito ironico e vivace con cui Orff guarda al passato.
Anche gli artisti del Coro, marcando la voce sulle esse del testo latino, hanno contribuito a dare la giusta tinta tedesca al ritmo, che è quasi marziale, aggressivo, prepotente. Una pronuncia declamata, che nulla ha a che fare con il belcantismo italiano.
Fosse o meno simpatizzante del nazismo, certamente Carl Orff in questa sua composizione risente del clima totalitario dell’ideologia imperante.
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