Di una bellezza destinata a non sfiorire nel tempo, ma anzi capace di mantenere ancora oggi le sue seducenti promesse sono le arie d’opera composte da Bellini, Verdi e tanti altri autori che spopolavano nell’Ottocento da una parte all’altra dell’Europa, come adesso fanno i cantanti pop.
Per rendere omaggio al repertorio operistico, orchestra e coro del Teatro Massimo Bellini sono andati in scena sabato scorso con il Gran Galà Lirico in un luogo adesso insolito, ma un tempo abituale per quel tipo di spettacolo: la Villa Bellini.
Spettatori entusiasti hanno riempito gran parte del piazzale delle Carrozze, raggiunto passando davanti al busto di Bellini scolpito da Tito Angelini. Stella della serata il baritono Leo Nucci, affiancato da valenti voci: il basso Dario Russo, il soprano Laura Giordano, il tenore Shalva Mukeria; con la partecipazione del mezzosoprano Maria Russo che, nel Quartetto del Rigoletto di Verdi, ha cantato la parte di Maddalena.
Gli spettacoli all’aperto in spazi non espressamente destinati all’ascolto della musica, come è il piazzale delle Carrozze, necessitano di una amplificazione del suono. Sta alla capacità dei fonici affrontare e superare le problematiche con differenti gradi di complessità organizzativa. Purtroppo così non è stato sabato sera. Qualche pecca nell’amplificazione ha disturbato l’esecuzione. Un vero peccato: si sentivano ronzii, stropiccii e fruscii derivati dal movimento dei rami degli alberi, per cui “fischia il vento, infuria la bufera” mentre cantavano gli interpreti.
Arie da “Norma”, “La Sonnambula”, “Il Pirata”, “I Puritani”, “I Capuleti e i Montecchi” hanno fatto gioire i melomani con le musiche di Bellini: e non poteva che essere così, per rendere omaggio al Cigno, nella sua città natale e nel giardino pubblico che da lui prende il nome.
I bis chiesti a gran voce hanno riportato più volte in scena il baritono Leo Nucci che con il verdiano “Cortigiani, vil razza dannata” ha lanciato il disperato grido contro gli adulatori di ogni tempo. In giacca bianca e portamento atletico anche lui è senza tempo. La scorsa settimana ha cantato all’Arena di Verona, nei prossimi giorni sarà alla Scala: prosegue la sua ultracinquantennale carriera, anche se qualche mese fa aveva dato platealmente addio alle scene.
Ma è difficile appendere le scarpette al chiodo, se si è ancora capaci di catturare con la propria voce le platee. Così il celebre baritono ha accettato di buon grado l’invito a raggiungere Catania, dove, a fine spettacolo, ha ricevuto il Premio alla Carriera. A consegnarlo l’assessore regionale Manlio Messina, sul palco con l’assessore comunale Barbara Mirabella, il direttore artistico Fabrizio Maria Carminati che ha anche diretto l’orchestra e il coro (il cui maestro è Luigi Petrozziello), il sovrintendete Giovanni Cultrera e il commissario Daniela Lo Cascio.
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