L’intervista al cantautore catanese: voglio stare in mezzo alla mia gente, più di ogni altra cosa!
L’estate giunge al suo epilogo, e l’amministrazione comunale di San Gregorio sceglie il finale in grande stile, offrendo alla cittadinanza un grande momento di spettacolo, musica e arte. Il concerto di Vincenzo Spampinato è la ciliegina sulla torta, del nutrito cartellone estivo, che ha portato in scena numerosi artisti.
Giusi Lo Bianco, assessore alla cultura del comune ai piedi dell’Etna, introduce brevemente lo spettacolo, fortemente voluto dall’amministrazione Corsaro:“Abbiamo avuto un obiettivo comune quello di far rinascere la nostra San Gregorio da quel torpore provocato dal Coronavirus. La nostra comunità, oltre ai servizi necessari, ha bisogno anche di curare lo spirito e l’entusiasmo verso la vita. Questo avviene solo attraverso l’arte in tutte le sue forme”. L’assessore allo spettacolo Giovanni Zappalà ha sottolineato invece l’importanza di fornire agli artisti l’opportunità di esprimesi e di lavorare, mettendo a disposizione della comunità i loro talenti e la loro arte.
La serata del penultimo sabato d’estate è fresca, il cielo minaccia maltempo, ma la voglia di lasciarsi travolgere dall’esuberanza mai scomposta del Maestro raccoglie centinaia di persone ai piedi del palco. E Vincenzo Spampinato ringrazia il proprio pubblico, è felice di poter tornare in mezzo alla sua gente, di poter condividere con i siciliani la sua musica.
“Giù la maschera” è una serata di spettacolo multimediale, in cui l’arte è protagonista: musica, danza, poesia si alternano in un mix che diverte e intrattiene.
La poetica delle canzoni di Spampinato è soffice, delicata, come un cuscino sul quale poggiare il capo, per dedicarsi completamente al sogno: il legame con la Sicilia è evidente in ogni nota, in ogni parola del cantautore catanese, che durante la performance intrattiene il pubblico con la consumata esperienza dell’uomo di spettacolo. La musica è quella che lo ha reso celebre, una miscela di sonorità dalla caratteristica inflessione folk. Vincenzo Spampinato è fiero della propria sicilianità, è l’ideale portabandiera contro quella parte residuale di opinione pubblica, che prova ancora a guardare alla Sicilia con sospetto e diffidenza, quasi a dover tollerare la presenza del parente povero alla riunione di famiglia.
Lo spettacolo è anche un omaggio alla nostra terra e ai suoi uomini illustri: cita Federico II e Cielo d’Alcamo, e tanto basta a sgombrare il campo dai dubbi sullo spessore e la levatura della cultura siciliana, se mai ce ne fossero stati.
La platea dimostra affetto, vicinanza, apprezza l’energica figura artistica che non esita a scendere in mezzo pubblico, ad annullare in sicurezza quelle distanze sociali imposte dall’emergenza sanitaria. Ride, canta, parla: per un attimo la musica lascia spazio alla teatralità tipica del popolo siciliano. Le parole in musica riempiono l’ambiente di un dolce ottimismo per il futuro che ci attende, e i pezzi sono quelli di sempre, così come gli amici musicisti, ai quali il Maestro tributa un meritato omaggio. Dalla, Morandi, Battisti, Battiato, sono idealmente sul palco, accanto all’artista catanese: Spampinato imbraccia la chitarra e sveste i panni dell’artista; diventa un po’ l’amico che, davanti al fuoco in spiaggia d’estate, tira fuori la chitarra dal cofano della macchina e un canzoniere, invitando i presenti a condividere le note. Perché in fondo la musica è condivisione di uno stato d’animo, di un pensiero, un’idea, un sentimento.
Sublime e concettuale è l’esibizione dei ballerini Martina Guglielmino e Sebastiano Sicilia, e sulle note di “A thousand years”, nella versione strumentale dei Piano Boys: la coppia di artisti è travolta dai tempi che corrono, fatti di mascherine, distanze, annullamento dei rapporti umani. La situazione e gli eventi creano turbamento, non possono rappresentare un paradigma di normalità al quale l’umanità deve adattarsi: molto toccante il finale, in cui i due protagonisti rimuovono le mascherine, e si avvolgono in un abbraccio senza fine, dimostrando che la voglia di vivere e di amare è più forte della paura instillata dal nemico invisibile. È la vittoria di Eros su Phobos, quel genere di trionfo che permetterà al genere umano di sopravvivere alla crisi. Quel che più colpisce è l’artista, l’uomo di spettacolo, un autentico leone da palcoscenico, che si diverte nell’esibirsi e nell’intrattenere il pubblico.
E quell’entusiasmo, protagonista indiscusso della serata, anima le risposte del Maestro Spampinato, entusiasta della nostra curiosità riguardo al suo pensiero: “È un momento strano, una serata con mascherine e distanze: il cuore di San Gregorio è arrivato, in fondo siamo stati stretti in un abbraccio virtuale. Cerco di fare uno spettacolo fuori dalle righe, voglio trasmettere un’emozione alla mia gente: voglio che, specialmente in questo momento, si possa continuare a sognare.”
Non vediamo l’ora di rivederlo sulle scene, e anche su questo dettaglio l’artista non si lascia intimidire dal virus:”Ho voglia di palcoscenico – ci dice – e riprenderò il progetto della mia tournée in Canada; ma più di ogni altra cosa, ho voglia di stare in mezzo alla mia gente, senza mascherine, distanze, paure. Sono certo che ci riusciremo, perché la musica è un linguaggio universale e persistente che unisce. E poi, non dimentichiamocelo: i sognatori ce la fanno sempre”.
(Foto di Marco Gianni)
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