Al Sangiorgi il maestro Leonardo Catalanotto, noto per la sua ricca attività operistica, ha diretto la sezione archi del Teatro Massimo Bellini. Le musiche di Fuchs, Malher e Chaikovski si sono rivelate all’ascolto come un cammino attraverso sentieri conosciuti ma ugualmente appaganti per chi ama la musica del Romanticismo in tutte le sue fasi, dallo stile frizzante viennese alla Johann Strauss (Robert Fuchs 1847-1927) sino al pieno (Petr Ilic Chaikovsky 1840-1893) e al tardo Romanticismo (Gustav Mahler, 1860-1911).
Due dei brani proposti – cioè la Serenade n. 1, op. 9, di Fuchs; e l’Adagietto molto lento dalla Sinfonia n.5, di Malher – li avevamo già ascoltati qualche settimana fa, sempre al teatro Sangiorgi e con la medesima compagine artistica. Riascoltarli ha fatto emergere l’ottima intesa tra il direttore Catalanotto e gli orchestrali. Anzi, dirò di più: gli archi hanno suonato ancora meglio e con maggiore affiatamento. Il suono più maturo ha evidenziato la bellezza dei brani eseguiti e alcune sfumature sfuggite al primo ascolto.
Nonostante l’orchestra fosse composta soltanto da una ventina di elementi, la sonorità era piena come quella di una grande orchestra: non soltanto dal punto di vista del volume, ma anche per la ricchezza di sfumature, sia nei suoni acuti dei violini e dell’arpa, sia in quelli più che scuri di viole, violoncelli e contrabbassi. Un plauso al direttore Catalanotto che ha saputo entrare nello spirito delle partiture con una scelta interpretativa non casuale, ma pensata e convincente, per sottolineare da una parte l’eleganza e la flessibilità di Fuchs, mentre dall’altra la potenza e pienezza di suono espressivo richiesto invece da Mahler, che nelle sue sinfonie prediligeva grandi organici.
Ascoltare per la seconda volta i due brani non è stato dunque affatto noioso, perché – metaforicamente – anche una avventura su strade battute e in posti conosciuti può risultare gratificante tanto quanto il cammino in luoghi ignoti. Ma ancor più sublime è percorrere sconosciute strade di montagna per raggiungere una vetta e guardare il mondo dall’alto, con le sue varietà di paesaggi e mutevolezza di scorci. Proprio questa sensazione si ha con la Serenade op. 48 di Chaikovsky che, fin dalle sue prime note, si rivela un capolavoro assoluto per inventiva ed imprevedibile varietà, con continue sorprese sonore lungo il cammino spirituale dell’ascolto (…giusto ieri che in Italia si celebrava la Giornata Nazionale del Camminare). La padronanza tecnica necessaria agli orchestrali per eseguire, con suono espressivo e puro, questo fantasmagorico brano ha stupito il pubblico che ha richiesto due bis.
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